I vincitori dei Nastri d’argento documentari 2016.

veduta della Sala

Fuocoammare di Gianfranco Rosi vince l’Orso d’oro a Berlino.
Cinema del reale:  Louisiana, the other side  di Roberto Minervini
Cinema, Spettacoli, Cultura:  Alfredo Bini ospite inatteso  di Simone Isola
Docufilm:  Bella e perduta  di Pietro Marcello

Siamo ormai così presi da una prima visione cinematografica per lo più americana, che rasenta le tre ore di effetti speciali o da filmini pieni di attori inflazionati dalle serie Tv, da dimenticare una nostra più modesta ma non meno interessante, vivace, intelligente, sensibile e ben curata produzione di film, docufilm, documentari o cinema del reale, che riusciamo a sfornare ogni anno, pur con i nostri limitati (ed anche personali) mezzi finanziari. Merito ancora dell’intraprendenza, delle idee, della creatività, della libertà di nuovi autori e dell’immenso bagaglio che ci hanno lasciato tanti grandi e piccoli facitori di cinema del nostro grande passato cinematografico.

I Nastri d’Argento per i documentari 2016 sono stati scelti tra tutti i film usciti nell’anno 2015 divisi in due diverse categorie: produzioni dedicate ai temi del reale e documentari dedicati al cinema ai quali si sono aggiunti i titoli dedicati alla cultura, alla musica, al teatro, agli spettacoli in genere.

Nastro d’Argento speciale 2016 a Fuocoammare di Gianfranco Rosi su Lampedusa,  con la motivazione: Grande Cinema, con un effetto di denuncia potente che richiama i Governi del mondo a responsabilità colpevoli ed ormai indilazionabili. E la vittoria dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino ha significato finalmente riconoscere al cinema italiano quel valore intrinseco di realismo poetico, sensibilità umana e coscienza civile che lo hanno sempre connotato.

L’altro Nastro speciale 2016 a Ridendo e scherzando. Ritratto di un regista all’italiana di Paola e Silvia Scola. Una pellicola nella quale Ettore Scola e Pif ripercorrono la carriera cinematografica dello stesso regista ricordando alcuni dei suoi successi e l’evoluzione della società italiana. Il film documentario – intervista percorso da una sottile ironia (il regista ha ricordato gli anni di disegnatore satirico al “Marc’Aurelio”) è uscito in anticipo nelle sale per essere un omaggio nonché un estremo saluto al regista scomparso.

I premi dei 70 anni del sindacato  dei giornalisti cinematografici (SNGCI) sono andati ad Antonietta De Lillo e Gianfranco Pannone alla carriera, per il loro impegno nel cinema del reale. Due riconoscimenti anche per Il segreto di Otello di Francesco Ranieri Martinotti. Otello è un’antica trattoria vicino piazza di Spagna, dove dall’immediato dopoguerra in poi si ritrovava un gruppo di giovani registi e sceneggiatori quali, Ettore Scola, Mario Monicelli, Federico Fellini, Pierpaolo Pasolini, Gillo Pontecorvo, Age e Scarpelli, Benvenuti e De Bernardi, Citto Maselli, ecc.. Il ristorante di Otello e Nora (ospitali e mecenati di tanti artisti), sarebbe diventato il loro punto d’incontro e sui suoi tavoli sarebbero state scritte molte commedie all’italiana. Nel documentario sono raccontate molte storie avvenute nel ristorante da Robert De Niro, Ugo Gregoretti, Elsa Martinelli, Giuliano Montaldo.

Altro riconoscimento per Filmstudio Mon Amour di Toni D’Angelo. Il Filmstudio era il cineclub in Trastevere, vicino a Regina Coeli, dove si andava a vedere film della storia del cinema in edizione originale o film underground (Nanni Moretti, Werner Herzog, Wim Wenders, Jonas Mekas, Alberto Grifi). Attraverso materiali d’epoca (archivio Filmstudio) e rievocando censure, dibattiti, chiusure e successi che infiammarono generazioni Toni d’Angelo con la testimonianza di Armando Leone ha fatto una operazione culturale, riannodando e dando continuità a quella importante ed irripetibile operazione nata per il cinema di qualità.

Un Nastro speciale è dedicato ad Alessandro Gassman, a Barbara Cupisti e Costanza Quatriglio che hanno sottolineato con forza il rapporto tra cinema, giornalismo e attualità più drammatica. Alessandro Gassman, ambasciatore dell’Alto Commissariato per i rifugiati (UNHCR) ha prodotto e diretto un film (Torn Strappati) sugli artisti siriani (scrittori, musicisti, attori, registi, pittori ecc..) che vivono nei campi profughi di Zaatari in Giordania e Beirut in Libano, che tengono in vita la loro cultura  e le loro tradizioni sperando di ritornare a casa.

Le cinquine del cinema del reale:

I Bambini sanno di Walter Veltroni. 38 bambini intervistati tra 13 ed 8 anni. Figli di immigrati, figli di benestanti, genitori disoccupati, chi ha conosciuto l’ospedale e la malattia, chi ha la sindrome di down. Parlano di amore, dolore, crisi, sogni. E tutti dicono che i grandi non ci sono, non capiscono quanto è difficile vivere a 10 anni per un bambino.

I sogni del lago salato di Andrea Segre. IL Kazakistan oggi vive l’euforia dello sviluppo simile a quello che l’Italia ha avuto negli anni ’60. Le immagini delle grandi steppe euroasiatiche e dei suoi abitanti si intrecciano nel film con le immagini dell’Italia agricola, del paesaggio, del boom economico. Ed i sogni dei vecchi contadini e pastori italiani di allora sono i sogni dei kazaki di oggi che subiscono l’impatto delle multinazionali del petrolio sulla loro economia con le conseguenze  sulle loro speranze nel futuro. Di che stiamo parlando?

Louisiana, the other side di Roberto Minervini. Questo italiano, che vive in Texas con una moglie filippino-americana, si è dedicato alla scoperta dell’altra faccia dell’America, quella ai margini della società, ai confini tra l’illegalità e l’anarchia.       In questo caso è penetrato nelle foreste paludose della Louisiana a cercare immagini autentiche, intime, poetiche ed anche violente di comunità, di gruppi nascosti di drogati, di veterani paramilitari, di spogliarelliste e ballerine, di donne e uomini solitari nudi esistenzialmente, in generale dropouts  giovani e vecchi a stelle e strisce che hanno scelto una vita marginale lontano dalla speranza della grande illusione americana.

Napolislam di Ernesto Pagano.

Registro di Classe di Gianni Amelio e Cecilia Pagliarini. 1900 -1960. Documentario di montaggio che ripercorre il passato dell’istituzione scolastica italiana attingendo agli archivi dell’Istituto Luce – Cinecittà e delle Teche Rai ma anche di altri archivi storici. Un film di montaggio tra servizi giornalistici, cinegiornali, fotografie, sussidiari e sillabari, insegnanti e genitori e bambini, tanti bambini. Dialetti e scuola dell’obbligo, ragazzi normali e posti sbagliati..

Le cinquine di Cinema, Spettacoli, Cultura.

Alfredo Bini ospite inatteso di Simone Isola. Nel 2001 un signore anziano senza fissa dimora giungeva all’Hotel Magic di Montalto di Castro e chiedeva ospitalità per due o tre giorni. Giuseppe Simonelli il giovane proprietario senza conoscerlo, gli dava fiducia. La permanenza dell’ex produttore Alfredo Bini (tutti i film di Pasolini da Accattone ad Edipo Re passando per Mamma Roma e Uccellacci uccellini, Il bell’Antonio, Bora Bora) durava poi 10 anni. Produttore coraggioso ed intraprendente, sempre controcorrente, con capacità di riconoscere il genio e grandi capacità organizzative. Volle sul set perfino il più grande genio cinematografico quale Orson Welles ne La ricotta un episodio di Ro.go.pa.g.. Amava il cinema d’autore e di qualità (Bresson, Chabrol) e combatteva contro ogni tipo di censura. Simone Isola ha fatto parlare Giuseppe Simonelli che gli è stato molto vicino ed anche collaboratori ed amici fedeli come Bernardo Bertolucci, Claudia Cardinale, Ugo Gregoretti, Piero Tosi, Giuliano Montaldo. Sposato con Rosanna Schiaffino.

A proposito di Franco di Gaetano di Lorenzo. Una storia non conosciuta quella del regista e fine sceneggiatore Franco Indovina, ma molto importante. Lo ricordano così gli intervistati, Francesco Rosi del quale Franco fu aiuto regista in Salvatore Giuliano, l’attrice Lorenza Indovina (la figlia), Ennio Morricone (autore delle colonne sonore dei suoi film Ménage all’italiana e Giochi particolari), il costumista Piero Tosi (collaboratore per I tre volti), il regista Roberto Andò (suo nipote), i critici cinematografici Emiliano Morreale e Marco Giusti, il montatore Roberto Perpignani (collaboratore in Giochi particolari e Storie dell’anno Mille) il fotografo paparazzo Renato Barillari. Le interviste sono intervallate da materiali d’epoca e segmenti di fiction. Ricostruita anche la corsa in Aeroporto per prendere il volo Alitalia per Palermo che si schiantò a punta Raisi nel 1972 in cui  Indovina perse la vita. Nel 1964 si era legato sentimentalmente alla ex imperatrice Soraya dopo averla diretta nell’episodio del film ad episodi I tre volti.

Dietro gli occhiali bianchi di Valerio Ruiz. Un docufilm in cui la regista ripercorre la sua carriera professionale con autoironia cogliendo con spirito i suoi successi. Poi ci sono i suoi protagonisti preferiti come Giancarlo Giannini, i colleghi come Martin Scorsese, od i grandi come Harvey Keitel e Sofia Loren. E le case, a Piazza del popolo od in campagna ed i bellissimi panorami dove ha girato i suoi film più importanti. Infine tanti inediti, comprese le sue canzoni. Tutto con il suo stile anticonformista, anarchico, travolgente, creativo, girato da uno che la conosce bene, perché è un suo allievo ed assistente.

La passione e l’utopia di Mario Canale.

S is for Stanley di Alex Infascelli. L’autista italiano di Stanley Kubrik, Emilio d’Alessandro, si è confidato con il regista figlio del noto produttore Roberto Infascelli, raccontandogli la sua vita al servizio del più grande regista cinematografico del XX secolo.

Le cinquine dei docufilm.

Bella e perduta di Pietro Marcello. E’ una bella favola che intreccia i problemi di oggi (camorra, speculazione edilizia e difesa del patrimonio storico) con i miti perduti delle maschere italiane (vedi Pulcinella). E’ infatti la storia di Tommaso Cestrone (che interpreta se stesso) il volontario che ha accudito la reggia borbonica di Carditello (bella e perduta) finché non è stata acquistata dal Ministero della Cultura sottraendola alla criminalità. Ma è anche la storia di un bufalotto di nome Sarchiapone che Cestrone ha mantenuto nella reggia ed alla sua morte nel 2013 ha affidato ad un Pulcinella che lo ha portato nella Tuscia per consegnarlo al pastore Gesuino che recita sempre le poesie di D’Annunzio. Film poetico, ecologico, onirico, surrealista e pieno di pregevoli rimandi letterari reali e mitologici.

Italian Gangsters di Renato De Maria.
La nostra quarantena di Peter Marcias.
Mia madre fa l’attrice di Mario Balsamo.
Sexxx di Davide Ferrario

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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