Stanislaw Lem e le superintelligenze

immagine per Stanislaw LemL’argomento di discussione su cui si erige l’edizione 2018 di Book Pride è Tutti i viventi: sarebbe a dire non solo l’uomo in quanto entità pensante, ma anche tutto ciò che lo circonda e che è provvisto di vita. Chi è stato e chi sarà, non ci sono limiti spaziotemporali in questa declinazione del tema, perciò, anche in seguito alle strabilianti notizie degli ultimi mesi sulle sempre più avanzate tecnologie in continua evoluzione, è stato doveroso dedicare un incontro al rapporto tra intelligenza umana ed intelligenza artificiale. Per farlo è stato chiamato in causa l’editore Il Sirente che nel novembre 2017 ha ripubblicato Golem XIV di Stanislaw Lem.

Considerata l’avventura intellettuale più originale dell’autore di Solaris, Golem XIV comprende due conferenze filosofiche di un ciclo più ampio, tenute dall’ultimo prototipo dell’elaboratore superintelligente Golem.

Nel 2027 Golem XIV smette di interessarsi alle azioni belliche, per le quali è stato progettato. Il Governo, non interessato allo smantellamento della macchina, decide di conservarlo presso il MIT. In quella sede, davanti ad uno stuolo di scienziati, si svolgono alcune conferenze, alcune delle quali hanno come tema il rapporto tra l’uomo e l’intelligenza artificiale e la limitatezza della comprensione umana.

I relatori: Corrado Melluso e Beppi Chiuppani, si soffermano su ciò che più interessava Lem negli anni Settanta, ovvero tutto ciò che riversa in questo libro e lascia cadere come domande aperte a cui dare risposte il più possibile ampie e variegate.

Nel mettere in scena l’ascesa delle intelligenze artificiali l’autore non è affatto interessato al soffermarsi su un primordiale e rudimentale rapporto di scontro tra uomini e macchine, ciò che lo stimola è l’idea di un rapporto radicato tra le specie, e non tra i singoli.

Macchine e umani imparano a convivere, l’uomo si sente infinitesimamente inferiore alle macchine, ma accetta la loro superiorità, e con essa il loro fondamentale apporto alla storia, non senza averne paura. Gli elaboratori, al contrario, non danno peso all’uomo, lo considerano una specie con cui è necessario convivere, ma da cui non si deve in alcun modo dipendere.

Gli umani sono, per le superintelligenze, esseri innocui. Il paragone più ficcante è quello tra gli uomini e gli insetti: l’uomo li tollera e non è interessato alla loro distruzione, mentre l’insetto sa di dover stare allerta e di dovere, in alcuni casi, temere l’uomo.

Gli elaboratori, precisano i relatori, progettano sin dalla loro “nascita” l’ascesa di un mondo da loro governato in cui l’uomo non può che avere un ruolo marginale. Chi ha creato le intelligenze artificiali è costretto, darwinianamente parlando, a soccombere nel processo di selezione naturale (selezione artificiale, in realtà) che lo porterà ad estinguersi.  I personaggi di Lem, alcuni di essi in particolare, sembrano preoccuparsi, ma resta un pensiero marginale sullo sfondo, uno di quelli che l’autore non vuole approfondire, perché molto più interessato a parlare di una nuova declinazione antropologica futurista.

Facendo un passo indietro è necessario soffermarsi sulle polemiche che gli scritti di Lem hanno sortito alla loro uscita a cavallo tra anni Settanta e Ottanta. I maggiori autori di fantascienza, tra i quali Philip Dick, hanno profondamente criticato la penna dell’autore polacco, troppo estrema e sregolata nella sua visione di futuri possibili.

Ad influire, inoltre, era l’epoca storica: in piena Guerra Fredda non era ammissibile alcun tipo di dialogo o contatto intellettuale, e anche la letteratura, in particolar modo quella fantascientifica, che forniva un prototipo di espansione metaforica e di supremazia intellettuale di una delle due fazione, in relazione a quelle che erano state le spedizioni nello spazio, veniva vista come una minaccia.

La discussione, in conclusione dell’incontro, anche grazie all’interessato e per nulla timido intervento del pubblico, si sposta sulla situazione contemporanea, sul ruolo che le intelligenze artificiali occupano nella nostra società.

Un esempio lampante è dato dalle macchine che sono in grado di eseguire alla perfezione, al pari di un umano, le sinfonie di Bach al pianoforte.

Il pubblico scettico e preoccupato, si è domandato quali frontiere verranno superate e quanto operazioni come queste possano, realmente, essere necessario per la società odierna. I relatori, riportando questo quesito in una dimensione analoga a quelle scritte da Lem, forse per sdrammatizzare, forse per dar voce ai loro sogni segreti, hanno ipotizzato un futuro prossimo in cui la musica classica tornerà in auge grazie alla diretta composizione  di sinfonie ad opera di intelligenze artificiali che rivoluzioneranno le regole e le dinamiche dell’entertainment

Supposizioni, utopie, o forse rivoluzioni più vicine di quanto si possa immaginare? La parentesi di Book Pride sulle superintelligenze rimane aperta, in attesa di una qualche strabiliante equazione che possa includere al suo interno una formula risolutiva parzialmente soddisfacente.

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Benedetta Pallavidino nasce ad Alessandria nel 1992. Nel 2014 consegue la laurea triennale in lettere moderne con tesi in Storia e critica del cinema, nel marzo 2017 quella magistrale con tesi in Critica cinematografica. Nel 2015 vince il premio Adelio Ferrero per giovani critici nella sezione recensioni. Nel 2017 vince il Premio Franco La Polla e viene selezionata tra i finalisti del Premio Marco Valerio. Scrive di cinema e si occupa dell'organizzazione di eventi culturali ad Alessandria, dove vive.

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