Ricordando Mariangela, nel segno del teatro e del cinema

immagine per Mariangela Melato

immagine per Mariangela MelatoDi lei tutti ricordano la voce, graffiante e carnale. Inconfondibile. Quella voce che si portava dentro «i navigli e la nebbia di Milano» di quell’attrice fuori dagli schemi e sempre orgogliosa delle sue radici meneghine. Semplicemente Mariangela, Mariangela Melato.

A lei, a cinque anni dalla scomparsa, il teatro Argentina di Roma lo scorso 8 aprile ha dedicato una serata speciale.

Tanti, in platea, i volti del teatro e dello spettacolo italiano. Colleghi, amici e addetti ai lavori ma anche semplici estimatori che hanno potuto assistere alla proiezione di “MARIANGELA!“, tributo di 110 minuti per la regia di Fabrizio Corallo, fortemente voluto da Renzo Arbore e da Anna Melato, realizzato da Rai Cultura e 3D Produzioni.

Un racconto per immagini, una lunga cavalcata nella carriera dell’artista milanese dall’infanzia segnata da una profonda timidezza che sfiderà e vincerà con la recitazione fino ai successi teatrali e cinematografici. Filmati tratti da film, spettacoli teatrali e fiction tv, ricordi, aneddoti, curiosità e intervallati da interviste inedite a compagni di lavoro e amici dell’attrice – da Giancarlo Giannini a Lina Wertmuller passando per Gigi Proietti, Toni Servillo, Pupi Avati e Pippo Baudo sollecitati da Lella Costa. L’omaggio, diviso in tre puntate, andrà in onda su Rai Storia nel mese di aprile.

Gli onori di casa spettano ad un emozionato Antonio Calbi, direttore del Teatro di Roma, che ricorda il suo ‘incontro’ con l’arte della Melato:  «Mi sono innamorato del teatro dopo averla vista recitare nell’Orlando Furioso di Luca Ronconi. I destrieri che attraversavano le rotaie del palazzo Farnese di Caprarola. Mariangela vestiva i panni di Olimpia. Indimenticabile. Quando ero a Milano nel mio ufficio avevo i ritratti di Pina Bausch, di Valentina Cortese, la locandina dello spettacolo El nost Milan dove recitava una giovanissima Mariangela diretta da Giorgio Strelher», manifesto che esibisce orgoglioso dal palco. Il ricordo commosso di Renzo Abore, che fatica a trattenere la commozione e l’emozione raccontando della donna cui è stato legato sentimentalmente e spiritualmente per tutta la vita, apre scenari più privati supportati da esclusivi filmati casalinghi e dalle parole della sorella, Anna Melato.

Quella donna così longilinea e dai lineamenti irregolari, così fuori dai canoni estetici mediatici che imponevano un modello di femminilità ben diversa, irrompe sulla scena sul finire degli anni sessanta  dimostrando di avere la forza di un talento e di una professionalità fuori dal comune.

«Aveva un talento multiforme», racconta Arbore. «Ha fatto tanto cinema e teatro, ha anche ballato e cantato. Ci sono tante brave attrici – continua – ma in rarissimi casi riescono a fare cinema e teatro contemporaneamente».

Un talento che coltiva sin da giovanissima, anche quando comincia a lavorare alla Rinascente come vetrinista per pagarsi gli studi di recitazione , e che negli anni settanta arriva alla consacrazione definitiva.

Sono gli anni del cinema, quelli che la portano sul grande schermo diretta da Lina Wertmuller accanto a Giancarlo Giannini in Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e di anarchia e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. E poi ancora cinema – con Petri, Monicelli, Comencini, Brusati e Giuseppe Bertolucci – e teatro, anche quando era già malata «fino all’ultimo, è stata in scena. Era al teatro Valle e quel lavoro, da solo, le farebbe meritare l’intitolazione del teatro».

In nessun altro luogo come il teatro, luogo di anime e di fantasmi, il bisogno della memoria si fa concreto. E diventa concretezza nelle risate e nella commozione e nel lungo applauso che l’intero teatro tributa a Mariangela Melato al termine della serata mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda e la voce inconfondibile di un’artista libera, eccentrica ed eclettica interpreta, con l’autoironia e l’intelligenza che l’ha sempre contraddistinta, Sola me ne vo per la città...

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Classe 1987. Romana di nascita, siciliana d’origine e napoletana d’adozione. Giornalista professionista, comunicatrice e redattrice freelance. Da sempre appassionata di (inter)culture, musica, web, lingue, linguaggi e parole. Dopo gli studi classici si laurea in Lingue e comunicazione internazionale e in seguito, presso l’università “La Sapienza” di Roma, si specializza in giornalismo laureandosi con una tesi d’inchiesta sul giornalismo in terra di camorra. Ha poi conseguito un master in Giornalismo (biennio 2017 – 2019) presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista per caso e per passione, ufficio stampa e social media manager per festival, eventi ed associazioni in particolare in ambito culturale e teatrale oltre che per Europride 2011, Trame – Festival dei libri sulle mafie e per Save the Children Italia (2022). Collabora con diverse testate occupandosi in particolare di tematiche sociali, culturali e politiche (dalle tematiche di genere all’antimafia sociale passando per l’immigrazione, il mondo Lgbtqia+ e quello dei diritti civili). Vincitrice della borsa di studio del premio “Giancarlo Siani” per l’anno 2019.
Fotografa, spesso e (molto) volentieri.

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