La parola al Teatro #97. Le Volpi. Le piccole corruzioni che ci abitano

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Da bambini ci insegnano a seguire le regole a colorare dentro i bordi, da grandi però impariamo – nostro malgrado – che esistono i compromessi. Le Volpi, spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci (compagnia Capotrave) con protagonisti Antonella Attili, Giorgio Colangeli e Federica Ombrato, ha portato in scena – con una data unica a Roma, all’interno di una tournée in tutta Italia, allo Spazio Rossellini – proprio quei “compromessi”, non sempre legali, che fanno girare gli “ingranaggi” del nostro Paese.

immagine per Le Volpi, compagnia Capotrave

La scena si svolge interamente in un’assolata domenica di agosto all’ora del caffè all’interno di una sala da pranzo di una casa borghese di una mai citata – a sottolineare, insieme al non avere un nome dei tre personaggi, il carattere di universalità della tematica – cittadina di provincia declinata come microcosmo in cui osservare le dinamiche di potere.

Entriamo in punta di piedi nella quotidianità di due donne, madre (Antonella Attili) e figlia (Federica Ombrato), alle prese con gli ultimi preparativi prima di raggiungere nella casa al mare i rispettivi coniugi e i due nipotini.

C’è aria di vacanze, c’è voglia di chiudere le ultime incombenze lavorative e godersi le ferie. In programma per quel pomeriggio c’è un unico incontro quello con “lui” (Giorgio Colangeli), il sindaco del paese cui la madre, direttrice generale di una azienda sanitaria, è legata da una antica amicizia mentre la più giovane ha una aperta ostilità.

È davanti ad un caffè e un vassoio di biscotti vegani che, attraverso i loro dialoghi, i personaggi prendono sempre più spessore nelle varie sfaccettature dei loro caratteri e dei loro desideri.

Ciascuno di loro, infatti, ha bisogno dell’altro, o meglio di un favore dell’altro: se il sindaco ha bisogno che la dirigente sanitaria faccia una telefonata ai dirigenti regionali per salvare il presidio di maternità del piccolo comune a rischio di chiusura visto il basso numero di parti annuali e con esso la sua poltrona e la ditta di suo cognato, la giovane appena rientrata dal nord Europa vorrebbe veder riconosciuta la sua esperienza di esperta d’arte ed essere messa a capo del nascente museo del contemporaneo per poter restare in Italia con la propria famiglia.

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Al centro la madre che, pur avendo delle resistenze nello spendere la propria influenza e i propri contatti personali, capisce che quel compromesso potrebbe rappresentare una svolta per la carriera della propria figlia che da una parte, nel suo scontro iniziale con il primo cittadino propenso a far ricoprire quel posto ad un insegnante locale pronto a farlo gratuitamente, rivendica la necessità di un bando e si appella, anche in un’ottica generazionale, alla meritocrazia prima di capire che la strada più facile per raggiungere l’obiettivo è quella del compromesso e della raccomandazione.

Del resto, citando Leonardo Sciascia, i due registi ricordano che «i grandi guadagni fanno scomparire i grandi principi e i piccoli fanno scomparire i piccoli fanatismi».

Quello che Lucia Franchi e Luca Ricci propongono allo spettatore è «un racconto – si legge nelle note di regia – che morbidamente scivola dentro un meccanismo auto-assolutorio per cui è legittimo riservarsi qualche esiguo tornaconto personale, dopo essersi tanto impegnati nella gestione della cosa pubblica.

La corruzione è proprio questo concedere a se stessi lo spazio di una impercettibile eccezione». Piccoli aggiustamenti e concessioni in cambio di favori appaiono come piccolezze quasi innocue e senza conseguenze che attecchiscono quasi in penombra e troppo spesso finiscono sminuite a pura prassi.

Niente di così imperdonabile, insomma. Piccoli tasselli di un ben più diffuso malcostume che, di eccezione in eccezione e di favore in favore, si trasforma in una tollerata “normalità” silenziosa come il vento che muove la tenda sul fondo della scena e che travolge il Paese quasi come una valanga.

Un testo «attuale perché affronta il tema della corruzione in una provincia italiana. Potrebbe capitare che a qualche sindaco o politico locale venga il dubbio che si parli di lui.

È un testo che ci fa interrogare sulle piccole corruzioni quotidiane con le quali, ognuno di noi, potrebbe venire a contatto», come spiega Antonella Attili in una recente intervista ad FS NEWS.  È proprio il suo personaggio ad “uscire” più volte dalla scena per dei monologhi da cui emerge chiaramente il tema dell’invidia sociale e della normalità del compromesso.

Non ci sono colpevoli, non ci sono né buoni né cattivi in scena. Ciascuno dei personaggi viene presentato nella sua umanità, nel suo innocente bisogno di risolvere una propria necessità e un proprio problema, anche ricorrendo a piccole scorciatoie e deviazioni dal normale iter delle cose.

Ciascuno con la propria fame di raggiungere il proprio obiettivo, la stessa con cui consumano voracemente fino all’ultima briciola i biscotti nel vassoio. Nessuno viene condannato e nessuno viene assolto, nemmeno il pubblico che nella messa in scena può tranquillamente riconoscere occasioni ed avvenimenti della propria vita privata e professionale e interrogarsi sulle proprie condotte.

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Classe 1987. Romana di nascita, siciliana d’origine e napoletana d’adozione. Giornalista professionista, comunicatrice e redattrice freelance. Da sempre appassionata di (inter)culture, musica, web, lingue, linguaggi e parole. Dopo gli studi classici si laurea in Lingue e comunicazione internazionale e in seguito, presso l’università “La Sapienza” di Roma, si specializza in giornalismo laureandosi con una tesi d’inchiesta sul giornalismo in terra di camorra. Ha poi conseguito un master in Giornalismo (biennio 2017 – 2019) presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista per caso e per passione, ufficio stampa e social media manager per festival, eventi ed associazioni in particolare in ambito culturale e teatrale oltre che per Europride 2011, Trame – Festival dei libri sulle mafie e per Save the Children Italia (2022). Collabora con diverse testate occupandosi in particolare di tematiche sociali, culturali e politiche (dalle tematiche di genere all’antimafia sociale passando per l’immigrazione, il mondo Lgbtqia+ e quello dei diritti civili). Vincitrice della borsa di studio del premio “Giancarlo Siani” per l’anno 2019.
Fotografa, spesso e (molto) volentieri.

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