Eva (Irma Ciaramella) è una giovane donna che fa l’attrice e recitando trova la sua dimensione ma una volta spenti i riflettori ha un vuoto dentro con cui deve fare i conti: l’abbandono, quando aveva solo sei anni, da parte di sua madre che ha scelto di consacrarsi alla “fede” nazista e di entrare a far parte delle SS.
Il disvelamento ha le fattezze di una vecchia bambola, quella che prima di lasciarla la madre aveva regalato alla bambina e che ha un tragico legame con le azioni criminali della donna che il pubblico, come la protagonista, scoprirà solo alla fine.
Quella madre, rappresentata – con un’interpretazione magistrale di Alessandra Ferro che dà spessore e corpo ad un personaggio tutt’altro che semplice – con tratti caricaturali che sembrano stonare con il racconto degli orribili misfatti ma allo stesso tempo quasi paradossalmente coerenti con l’incomprensibilità degli stessi, disvela gradualmente gli effetti di quel processo di disumanizzazione a cui l’ha sottoposta, con il suo consenso, il regime.
Come una bambina capricciosa vinta dalla noia e dalla solitudine, interrotta solo dalla presenza degli angoscianti fantasmi del passato, la madre tenta di imporre il suo volere impartendo ordini – ora delle orchidee bianche, ora di essere accompagnata dal parrucchiere e ora che la figlia resti a vivere con lei – fino a quello più insopportabile per la giovane figlia: esser chiamata e riconosciuta come “mamma”, appellativo con cui esige un affetto che non ha mai dato né meritato.
Una pièce che porta in scena una tragedia dell’umanità puntando su un punto di vista insolito e sicuramente non banale. Una sfida che il pubblico premia, oltre che con gli applausi a fine spettacolo, facendo registrare il sold out già prima della prima, tanto da costringere il teatro e la compagnia ad aggiungere una ulteriore replica per fare fronte al grande numero di richieste.
Classe 1987. Romana di nascita, siciliana d’origine e napoletana d’adozione. Giornalista professionista, comunicatrice e redattrice freelance. Da sempre appassionata di (inter)culture, musica, web, lingue, linguaggi e parole. Dopo gli studi classici si laurea in Lingue e comunicazione internazionale e in seguito, presso l’università “La Sapienza” di Roma, si specializza in giornalismo laureandosi con una tesi d’inchiesta sul giornalismo in terra di camorra. Ha poi conseguito un master in Giornalismo (biennio 2017 – 2019) presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista per caso e per passione, ufficio stampa e social media manager per festival, eventi ed associazioni in particolare in ambito culturale e teatrale oltre che per Europride 2011, Trame – Festival dei libri sulle mafie e per Save the Children Italia (2022). Collabora con diverse testate occupandosi in particolare di tematiche sociali, culturali e politiche (dalle tematiche di genere all’antimafia sociale passando per l’immigrazione, il mondo Lgbtqia+ e quello dei diritti civili). Vincitrice della borsa di studio del premio “Giancarlo Siani” per l’anno 2019.
Fotografa, spesso e (molto) volentieri.
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