Una risata ci salverà. Forse. Intervista Vladimir Olshansky

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“Una risata ci salverà”, recita un noto slogan parafrasato. Chi meglio di un clown può svelarci i segreti della clownerie e del ridere? È Vladimir Olshansky, attore, autore, regista, scrittore discendente della grande tradizione russa, già protagonista del Cirque du Soleil e direttore artistico e co-fondatore di Soccorso Clown, a farlo con Intorno al riso, in scena al Cielo sotto Milano giovedì 22 febbraio alle 20.30.

Oltre allo spettacolo, il 23 (dalle 18 alle 23), 24 e 25 febbraio (dalle 10.30 alle 18.30), un workshop rivolto a professionisti e non solo, adatto a chiunque desideri scoprire e liberare la propria creatività offrirà l’occasione per mettersi alla prova con un metodo originale e indagare i propri talenti oltre che per approfondire l’arte della risata e sviluppare i princìpi, i metodi e le tecniche dell’attore.

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Photo By Yuryo – Own work, CC BY-SA 4.0

Gli abbiamo chiesto di anticiparci qualcosa e di portarci nel mondo della pantomima e della fantasia “dal naso rosso”.

Chi è un clown?

Prima di tutto, un clown non è una maschera di carnevale che si indossa e diventa immediatamente un clown. È molto facile imitare un clown: ha un naso rosso e un costume dai colori vivaci, dà alla gente comune la possibilità di scherzare, di dimenticare i propri problemi, di diventare qualcun altro ma è solo un divertimento di carnevale.

Un vero clown è un individuo con il dono della recitazione e della comicità. Si può imparare se si ha il talento giusto.

Come e quando ha scoperto la “vocazione” di clown?

Credo che l’amore per i clown e per la clownerie sia iniziato quando ero bambino. Ho sempre voluto fare l’attore ma il destino mi ha portato in una scuola di circo. Per me il clown è una forma di poesia che in poche parole può dire molto, come nella poesia giapponese dove in quattro righe si può descrivere l’intera vita di una persona. Mi stupisce pensare quanto la vita possa essere talvolta imprevedibile tanto da farci addirittura pensare di essere in qualche modo ‘guidati’.

Come mai son diventato un clown io che ho sempre desiderato fare l’attore? Direi quasi contro la mia stessa volontà. Andò così: finiti gli studi secondari me ne partii alla volta di Mosca per tentare l’ammissione a una qualche scuola di teatro. Insieme a un gruppo di amici andai a presentarmi allo Studio del Teatro Vachtangov.

Entro per fare la mia audizione, avevo preparato alcune canzoni di Brecht. Il testo parla dei poveri, a un certo punto, mentre l’audizione procede fissando la mia scarpa destra mi accorgo, in preda al panico, che la suola si era staccata. Decido lì per lì di sfruttare davanti alla commissione quella mia povera scarpa sdrucita per enfatizzare la mia povertà.

Risultato: la commissione si torce dal ridere. Ho fatto flop? Uno dei membri mi si avvicina: “Lei è straordinariamente comico, ha del talento. Perché non va a farsi vedere alla Scuola del Circo?”, mi dice. Quella di dargli retta fu proprio una decisione azzeccata: mi presero subito. Così andò a finire che mi laureai alla Scuola del Circo e del Varietà di Mosca e divenni un clown.

A breve a Milano realizzerà un spettacolo e un laboratorio dal titolo “Intorno al riso” per scoprire i segreti della clownerie. Quali competenze si potranno apprendere? Clown si nasce o si diventa? 

Per scoprire se avete in voi il talento di un attore clown, ecco perché tengo queste masterclass. Una persona ha molte capacità nascoste di cui non si rende conto. Nel nostro corso creiamo un’atmosfera in cui ognuno può provare a scoprire le proprie potenzialità.

È tra i fondatori, oltre che direttore artistico, di Soccorso Clown, organizzazione no-profit che si occupa della formazione di professionisti dello spettacolo per lavorare in ospedale e  portare l’arte del circo e del teatro ai bambini e anziani in ospedale e nelle RSA. La risata come terapia? Quali sono le caratteristiche e gli strumenti del clown ospedaliero? Che tipo di formazione è necessaria per intraprendere questa attività? 

Soccorso Clown è l’organismo che ha portato in Italia dagli USA la nuova figura dello Spettacolo del Clown Ospedaliero, che riunisce e sintetizza le professionalità degli operatori del circo e del teatro. Primo servizio professionale di clown ospedalieri nato in Italia nel 1995 e pioniere di una nuova formazione, ha sviluppato il proprio metodo operando una sintesi tra le arti del circo e del teatro, passando attraverso due fasi di lavoro e di apprendimento: da clown attore a clown ospedaliero.

Nasce così una nuova forma dello spettacolo adatta ad affrontare e trasformare la realtà ospedaliera. Lo scopo è quello di agevolare le terapie, rendendole più efficaci mediante l’intervento mirato di professionisti dello spettacolo appositamente selezionati e formati a ridurre lo stress da paura e da sofferenza, a circoscrivere il dolore e a limitare il fabbisogno di farmaci, affiancandosi con metodologie sperimentate allo staff medico, rendendo la degenza ospedaliera più sopportabile e a misura di bambino, coinvolgendo sempre le famiglie e contribuendo significativamente al traguardo della guarigione.

È questa la forza di Soccorso Clown e rappresenta la differenza con ogni altro servizio di questo genere in Italia. Negli anni, abbiamo continuato la formazione in altri campi per lavorare con anziani, formazione con ragazzi disabili e minori non accompagnati immigrati. Abbiamo introdotto la Clownterapia di Soccorso Clown e la nuova professione di Healthcare Clown anche all’estero, in Ucraina (Kyiv and Dnipro, Carpazi) e condotto la formazione in Spagna e in Lettonia. Nel “Manuale di Clown Terapia” descrivo dettagliatamente i percorsi formativi per diventare Healthcare Clown.

Far ridere è un’arte. Quanto è importante e difficile ridere e saper far ridere? Cosa significa essere clown oggi? 

Un filosofo ha detto che ciò che distingue l’uomo dagli animali è la capacità di ridere. La risata è una componente necessaria della nostra vita. Ci aiuta a superare lo stress, la depressione e la paura in qualsiasi forma.

Rafforza il sistema immunitario, aiuta a combattere le malattie. Si stima che un bambino rida circa 200 volte al giorno, un adulto, nel migliore dei casi, 20-30.

Oggi esiste persino uno “yoga della risata” e centinaia di persone in tutto il mondo lo praticano.

Tra i suoi maestri oltre a Max Linder, Buster Keaton e i registi russi Mejerchol’d e Vachtangov c’è Charlie Chaplin. Proprio Chaplin ne “Il grande dittatore” dà una prova di come la satira e la comicità possano rappresentare una spina nel fianco per i regimi. Quanto fa paura al potere la risata e chi è in grado di far ridere?

 In effetti, la parodia e la risata sono un potente strumento di influenza su ogni tipo di “dittatore”. Non per niente Charlie Chaplin fu dichiarato nemico personale di Hitler. Nell’ex URSS si veniva imprigionati per aneddoti che prendevano in giro i leader o il sistema politico. Le persone che soffrono di manie di grandezza sono molto sensibili al ridicolo. Pertanto, la risata è un’arma cinica contro qualsiasi tipo di dittatura. Non fa paura se si può ridere.

Lei ha origini russe ma ha da tempo preso le distanze non dal suo Paese ma dal regime prendendo anche il passaporto americano. In questi due anni di conflitto tra Russa e Ucraina, l’offensiva oltre che militare è stata anche culturale con il tentativo di cancellazione e boicottaggio di opere letterarie, teatrali e artistiche in genere. La risata può diventare uno strumento per abbattere le barriere e un antidoto alla violenza e uno strumento di pace?

La situazione derivante dall’aggressione della Russia all’Ucraina ha danneggiato irreparabilmente le relazioni tra le due nazioni.

Ho molti amici clown da entrambi i lati del confine, in Russia e in Ucraina. Tutti noi continuiamo il nostro lavoro rimanendo fedeli alla nostra vocazione, quella di creare risate. In effetti, la risata non conosce confini ma non so se possa contribuire alla pace in qualche modo.

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Classe 1987. Romana di nascita, siciliana d’origine e napoletana d’adozione. Giornalista professionista, comunicatrice e redattrice freelance. Da sempre appassionata di (inter)culture, musica, web, lingue, linguaggi e parole. Dopo gli studi classici si laurea in Lingue e comunicazione internazionale e in seguito, presso l’università “La Sapienza” di Roma, si specializza in giornalismo laureandosi con una tesi d’inchiesta sul giornalismo in terra di camorra. Ha poi conseguito un master in Giornalismo (biennio 2017 – 2019) presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista per caso e per passione, ufficio stampa e social media manager per festival, eventi ed associazioni in particolare in ambito culturale e teatrale oltre che per Europride 2011, Trame – Festival dei libri sulle mafie e per Save the Children Italia (2022). Collabora con diverse testate occupandosi in particolare di tematiche sociali, culturali e politiche (dalle tematiche di genere all’antimafia sociale passando per l’immigrazione, il mondo Lgbtqia+ e quello dei diritti civili). Vincitrice della borsa di studio del premio “Giancarlo Siani” per l’anno 2019.
Fotografa, spesso e (molto) volentieri.

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