Tintoretto, il genio e l’ambizione in mostra a Parigi

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Tintoretto, Il peccato originale 1551-1552 ca. olio su tela 150 x 220 cm Venezia, Gallerie dell’Accademia © Archivio fotografico Gallerie dell’Accademia, su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia, Venezia

In occasione del 500° anniversario della nascita di Jacopo Robusti (Venezia 1519 – Venezia 1594), meglio conosciuto come Tintoretto, il Musée du Luxembourg di Parigi gli dedica un’esposizione che, come evoca il titolo stesso Tintoretto, nascita di un genio, focalizza la sua attenzione su un periodo giovanile di soli 15 anni in cui il pittore veneziano passò rapidamente dall’anonimato alla gloria. La mostra, organizzata da la Réunion des musées nationaux – Grand Palais e il Wallraf-Richartz-Museum & Fondation Corboud, ospita ben 57 opere provenienti da istituzioni e musei tra i più prestigiosi al mondo.

Tintoretto, giovane ambizioso

Figlio d’un umile artigiano tintore, da cui deriva il soprannome Tintoretto, Jacopo Robusti si interessa fin da giovanissimo ad ogni tipo di attività artistica, in particolare alla musica. Ma è nella pittura che il suo talento dona i frutti migliori. Giorgio Vasari infatti lo descrive come «il cervello più terribile» che la pittura abbia mai conosciuto. «Un essere stravagante, capriccioso, pronto e risoluto». Un uomo ambizioso che lavorerà duro per trovare la propria identità artistica al fine di elevarsi dalla condizione di popolano e trovare il suo posto nei salotti buoni d’una Venezia in cui dominava Tiziano.

Le citazioni e le innovazioni

Formatosi probabilmente presso la scuola di Bonifacio de’ Pitati, ben presto Tintoretto, all’età di soli 20 anni, apre il proprio atelier come maestro indipendente. Opere come l’Adorazione dei magi o La conversione di San Paolo— spiega il curatore della mostra Roland Krischel — mostrano sicuramente l’influenza di Tiziano ma anche un’apertura a nuove forme, a nuove sperimentazioni artistiche e la volontà di misurarsi con i grandi maestri del suo tempo come Raffaello e Michelangelo. Sono opere dotate di una forte tridimensionalità che sottolineano una particolare attenzione all’architettura. In particolare osserviamo Gesù tra i dottori (o la Disputa), che cita apertamente la Scuola di Atene di Raffaello e le strutture architettoniche di Jacopo Sansovino, ma in cui troviamo anche degli elementi innovativi come la musicalità. Siamo immersi in un dialogo di cui riusciamo a catturarne le voci.

Il mercato e i ritratti

L’entrata nel mercato dell’arte si presenta difficoltosa per il giovane Tintoretto. Sebbene inizialmente la sua attività sia prevalentemente incentrata sulla produzione di piccole tele di decorazione, con soggetti ripresi dalla mitologia greca o dall’antico testamento, egli aspira a commesse più prestigiose. Consacrerà gran parte del suo tempo a crearsi delle relazioni sociali che lo portino a lavorare nelle dimore patrizie. Per guadagnare visibilità Tintoretto non esiterà ad abbattere i prezzi o ad accettare di finire lavori iniziati da altri, come nel caso del Ritratto di Niccolò Doria. Un rarissimo dipinto a figura intera di cui si avevano sì notizie dell’esistenza, ma risultava introvabile. Rinvenuto nel 2016 in una collezione privata, è stato voluto fortemente in mostra da Roland Krischel. Il commissario dell’esposizione ci svela che, molto probabilmente, il dipinto fu cominciato da Tiziano e poi ceduto in subappalto a Tintoretto.

Tintoretto o Galizzi?

Nel 1995 l’americano Robert Echols pubblica uno studio che sconvolge il mondo dell’arte. Esclude dalla produzione di Tintoretto numerose opere attribuendole allo sconosciuto Giovanni Galizzi. In effetti alcune opere di questo pittore si avvicinano molto allo stile di Tintoretto.

L’esposizione ospita delle opere di media dimensione, tra cui Cristo e l’adultera, che cercano di rispondere visualmente a questo mistero. Un’ipotesi plausibile è che i due pittori abbiano condiviso per un certo periodo lo stesso atelier e che Tintoretto, all’epoca sempre alla ricerca di commesse più grandi (sia per dimensioni che per importanza), lasciasse terminare i suoi lavori proprio a Galizzi.

L’architettura e la scultura

Oltre alla straordinaria ricerca architettonica espressa nelle sue tele, l’esposizione offre un’ottica particolare sullo studio della scultura da parte di Tintoretto. Dipinti come La principessa, San Giorgio e San Luigi non nascondono citazioni e riferimenti colti all’antica scultura greca o alle recenti pose plastiche di Michelangelo.

L’approdo al nudo femminile e la gloria

All’inizio del 1550 le commesse diventano sempre più numerose tanto che Tintoretto ha bisogno di nuovi assistenti. Molti di loro probabilmente sono fiamminghi, dal momento che tutta la nuova produzione risente del contatto con questa cultura. Il pittore veneziano in questo periodo comincia una serie di pitture sul tema della Genesi in cui il nudo femminile occupa una parte centrale.

La mostra termina con Il peccato originale, un dipinto facente parte di questa serie. Tintoretto è a un passo da quella gloria che lo annovererà tra i maggiori protagonisti del Rinascimento veneziano.

Info mostra

  • Tintoretto, nascita di un genio
  • fino al 1° luglio 2018
  • Musée du Luxembourg
  • 19 rue Vaugirard, 75006 Parigi
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Massimo Rosa è curatore d’arte ed ha diretto alcune gallerie italiane. Ama l’arte contemporanea e la filosofia. Attualmente vive a Parigi.

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