Caravaggeschi e altri pittori della Fondazione Roberto Longhi e della Fondazione Sicilia

immagine per I Caravaggeschi
Mattia Preti Susanna e i vecchioni 1656-1659 circa

Da Ribera a Luca Giordano – Caravaggeschi e altri pittori della Fondazione Roberto Longhi e della Fondazione Sicilia è la mostra a cura di Maria Cristina Bandera – direttrice scientifica della Fondazione Longhi – in corso fino al 10 giugno 2018 a Palazzo Zito a Palermo.

Oltre trenta capolavori per raccontare la lezione di Caravaggio. “Un metodo dove il lume, non più asservito, finalmente, alla definizione plastica dei corpi su cui incide, è anzi arbitro coll’ombra seguace della loro esistenza stessa”, scriveva Roberto Longhi nei Quesiti caravaggeschi del 1929.

Della portata dirompente del realismo rivoluzionario del Merisi rimane testimonianza nell’opera di quei pittori italiani e stranieri che, già nel secondo decennio del Seicento (a pochi anni, quindi, dalla sua morte), hanno lavorato nell’Italia centromeridionale. Valentin de Boulogne, Jusepe de Ribera, Andrea Vaccaro, Mattia Preti, Giovan Battista Recco sono alcuni dei caravaggeschi a cui è dedicata la grande esposizione che raccoglie dipinti della Fondazione Longhi di Firenze a cui se ne aggiungono altri quattro della collezione della Fondazione Sicilia.

Ad aprire il percorso espositivo è la Negazione di Pietro di Valentin de Boulogne, monumentale tela già esposta al Metropolitan di New York e al Louvre di Parigi. Qui il noto episodio evangelico caro a tutti i caravaggeschi è rappresentato quasi come una “scena di taverna”, animata da sette figure raccolte attorno ad un sarcofago-tavolo da gioco. Se l’ambientazione nella penombra rimanda alla famosa Vocazione di San Matteo di Caravaggio, nella chiesa di San Luigi dei Francesi, la raffigurazione di un rilievo antico, posto in primo piano, allude al tema al tempo tanto dibattuto se l’arte debba ispirarsi ai modelli classici, oppure al naturale come invece insegnava il Merisi.

Accanto al capolavoro del di Valentin, la mostra presenta altre opere di estrema rilevanza, seguendo gli studi di Longhi, pioniere della ricerca sul pittore considerato fino al primo decennio del novecento tra i “meno conosciuti dell’arte italiana”. Proprio a Longhi si deve la moderna fortuna di artisti come Giovan Battista Caracciolo. Del napoletano, noto con il soprannome diBattistello, è in mostra il Cristo morto trasportato al sepolcro. Questa presenta una forte aderenza alla lezione del Caravaggio – sia nel tono drammatico della scena e sia nel crudo naturalismo dei dettagli – temperato, tuttavia, dalla notevole eleganza del disegno.

Dagli eredi diretti della scuola napoletana, Battistello e Ribera, all’olandese Matthias Stom, artista che rappresenta la perfetta sintesi tra il caravaggismo nordico e lo stile italiano, il percorso si conclude idealmente tra le opere di Mattina Preti, il “terzo fra i geni pittorici del Seicento italiano” secondo Roberto Longhi, e di Luca Giordano, il pittore che traghetta l’arte napoletana dal naturalismo di Ribera verso la pittura più chiara e leggera del Settecento.

La mostra rappresenta anche un omaggio alla figura di Roberto Longhi (Alba, 28 dicembre 1890 – Firenze, 3 giugno 1970) di cui si trova un significativo disegno a carboncino del Ragazzo morso da un ramarro del Merisi. Un d’après a grandezza quasi naturale che, dimostrando la sua abilità di disegnatore, svela un lato della personalità del grande storico dell’arte ancora poco nota al pubblico.

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Avvocato, palermitana di nascita ma romana d'adozione, nella sua attività si occupa prevalentemente di diritto d'autore,dei beni culturali e legislazione dello spettacolo. Scrive di arte contemporanea e fotografia, ma anche di lifestyle, cultura e viaggi.

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