Nuvola Ravera. Soap Opera. Sapone per un site specific alla Fondazione Made in Closter di Napoli

immagine per Nuvola Ravera
Nuvola Ravera ©Danilo Donzelli Photography

Nel chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello, a Napoli, la Fondazione Made in Closter ha in corso una mostra personale su Nuvola Ravera, intitolata Soap Opera, curata da Chiara Pirozzi. Se il titolo dell’exhibit potrebbe indurre il pubblico, in maniera subdola, ad associare l’opera dell’artista genovese al serial televisivo, anche l’interpretazione del termine saponaro, (in napoletano sapunaro), antico mestiere presente a Napoli fino alla prima metà del XX secolo, potrebbe incorrere in facili fraintendimenti.

Infatti, i saponari erano coloro che passavano di casa in casa raccogliendo oggetti vecchi di cui la gente voleva disfarsi, anche se in cattive condizioni. In cambio, essi non rendevano denaro, ma pezzi di sapone, da cui deriva il nome.

Per l’installazione site specific nello spazio Lab. Oratorio che la Fondazione dedica alla ricerca, alla sperimentazione e all’esposizione della giovane scena artistica contemporanea, la Ravera si avvale delle maestranze napoletane specializzate nella saponificazione artigianale.

E’ un’opera multisensoriale, in cui emerge la componente olfattiva, visiva e tattile. Sono fragranze che legano l’antica lavorazione del sapone partenopeo a quello marsigliese, in un rapporto costante tra due città molto simili dal punto di vista morfologico, urbanistico e atmosferico.

E’ uno spazio espositivo come luogo di ritrovamenti archeologici, le singole tessere geometriche di sapone collocate a terra rimandano agli antichi mosaici e, al contempo, ad un pavimento domestico di recente costruzione. Non a caso, l’artista non copre tutta la superficie, ma lascia emergere dal fondo una stratificazione “archeologica” caratterizzata da una pavimentazione preesistente, in parte affiorante e in parte perduta.

E’ un approccio concettuale che intreccia il deterioramento del rivestimento in sapone alle condizioni della struttura architettonica. Si focalizza l’attenzione sull’idea di bene comune e monumentale e sulla necessità di tutela e conservazione del patrimonio a favore di una fruibilità pubblica.

Entrando nella sala, i visitatori sono obbligati a seguire un percorso prestabilito, osservando sui rispettivi lati, alcuni frammenti di pavimento in sapone, ognuno con disegni geometrici diversi l’uno dall’altro. E’ una narrazione longitudinale caratterizzata da un itinerario frastagliato e interrotto che attraversa luoghi fisici e della memoria.

Il fruitore è al centro di questo microcosmo metafisico e si ritrova in uno stato di sospensione temporale fra antico e moderno, fra déjà vu visivi ed emotivi. Tra una mattonella e l’altra, alcuni spazi sono volontariamente lasciati vuoti: da una parte, sono il segno di una lenta disgregazione fisica e psichica dell’ambiente; dall’altro, sono tasselli mancanti della costruzione e della riqualificazione del bene culturale.

Una diversa chiave di lettura dell’impianto compositivo potrebbe associare quest’opera alla Optical Art. Osservandola dall’alto e non in trasversale, emerge una composizione essenzialmente grafica, basata su una rigorosa definizione del metodo operativo.

Le linee collocate in griglie modulari e strutturali diverse, generano uno stato di instabilità percettiva. In tal modo, l’artista stimola il coinvolgimento dell’osservatore. Una creatività che ricerca quella concretezza dando risalto ai puri valori visivi.

Un altro elemento di integrazione tra antico e moderno è la scelta della Ravera, di lasciare intatta, volontariamente, la parete di fondo, creando un continuum visivo che si sviluppa in senso orizzontale e verticale.

Per realizzare Soap Opera, nel processo di costruzione pratica e teorica del suo lavoro, fonde e confonde i ruoli dell’artista, dell’archeologo, dell’operaio, dell’artigiano, dello storico e dell’architetto, in una narrazione caratterizzata dai processi chimici e dall’alterazione delle forme.

Saponificazione, solubilità, azione e reazione, spazio e tempo, sono gli elementi di sottrazione e addizione della realtà in grado di restituire una nuova scoperta e una nuova visione del contesto urbano.

Nuvola Ravera è nata a Genova nel 1984. Ha studiato al dipartimento di Pittura presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti – Genova, frequentato un master di fotografia contemporanea alla Cfp Bauer- Milano, Cinema e video all’Accademia di Belle Arti di Brera e all’Hochschule für Grafik und Buchkunst- Lipsia. Ha affiancato svariati artisti nella produzione di selezionati progetti tra cui Armin Linke a Berlino, Bouchra Khalili a Genova e Giorgio Andreotta Calò. Vive e lavora a Venezia dove nel 2016/17 ha partecipato al programma di residenza di Bevilacqua La Masa e attualmente sta concludendo l’università IUAV presso il dipartimento di Arti visive. Ha esposto e collaborato con diverse istituzioni tra cui: Museo di Arte Contemporanea Villa Croce, Genova; Castel Sant’Elmo, Napoli; Fondazione Bevilacqua La Masa; Museo di Aveiro; Atelierhaus Salzamt, Linz; Fabbrica del Vapore, Milano; Fondazione Pistoletto, Biella; Biennale di Venezia. É apparsa nelle pubblicazioni: Lady Dior, as seen by a new generation of italian artists, Mousse Publishing; Genova Ventimiglia Genova, Humboldt Books. È stata nominata dal magazine Artribune come migliore giovane artista italiana per il 2017.

Info mostra

  • Soap opera | Nuvola Ravera
  • A cura di Chiara Pirozzi
  •  fino al 30 marzo 2019
  • LAB.Oratorio
  • Fondazione Made in Cloister
  • chiostro di Santa Caterina a Formiello
  • Piazza Enrico de Nicola, 48, 80139 Napoli
  • orari: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 19.00 – dom / lun – chiuso (possono variare, verificare sempre via telefono)
  • La mostra è stata realizzata grazie al sostegno del MiBAC e di SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”
  • La mostra gode del supporto di SuperOtium per la residenza dell’artista.
  • info@madeincloister.it
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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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