Damiano Azzizia a Casa Vuota con Polvere

immagine per Damiano Azzizia

I piccoli angoli pittorici di Damiano Azzizia  (1993 Martina Franca – TA) sono fatti di rarefatti silenzi, di sguardi impossibili e di narrazioni cinematografiche. L’artista pugliese fissa il proprio immaginario visivo sul cartone, materiale che rielabora e mette a nuovo per poi applicarvi stesure di colore e linee minimali.

La poesia ha inizio proprio da quei tagli che definiscono lo spazio del supporto, contorni sfrangiati che lasciano intravedere la stratificazione fisica, maschere di cui l’umano si veste e che tende a sorreggere e a nascondere pensieri e vissuto. Le composizioni silenti e gli angoli vuoti raccontano del tempo attraverso il cambiamento o meglio attraverso l’osservazione dell’effetto sullo spazio.

Così diventa perfetta la cornice di Casa vuota a Roma per la prima personale di Damiano Azzizia, Polvere, a cura di Francesco Paolo del Re e Sabino Nichilo in uno spazio privo di identificazione legata agli oggetti ma denso di ricordi le cui tracce rimangono sulle pareti e proprio con i segni della polvere.

In mostra un excursus della ricerca pittorica del giovane artista che si è evoluta nel corso degli anni e delle esperienze e ancora aperta ad evoluzioni stilistiche. Appartengono a qualche anno fa i colori plumbei che si posano sui vecchi mobili che occupano lo sguardo privo di libertà mentre il soggetto sembra muoversi seguendo l’idea dell’inquadratura multipla. Prende vita, nelle opere temporalmente successive, il vuoto, e il colore diventa tenue, si mette in pausa nell’attesa che qualcosa accada, qui l’occhio è artificiale, si alza all’inverosimile, si piega e si allontana per una resa parziale.

I lavori più recenti di Damiano Azzizia tendono ad integrare rappresentazione e narrazione, i quadri diventano sequenze dall’evocativo senso illustrativo che tuttavia abbandona pian piano l’oggetto per l’astrazione.

L’artista identifica alcuni elementi simbolici da cui parte per esplorare e riordinare il proprio linguaggio, la sedia, ad esempio, oggetto di cui mostra solo lo schienale, e la cui vista parziale lascia allo spettatore la libertà di colmare attraverso un immaginario collettivo, diventa la silhouette emblematica dello spazio interno le cui differenti posizioni, rese in successione, rappresentano un perfetto storyboard. Simbolico anche il piccolo cartone dipinto di nero affiancato da un altro che mostra un interruttore, il fermo immagine racconta il buio attraverso il tempo con la visione del momento che precede l’oscurità e con l’oggetto che ne è causa.

Casa vuota ha inoltre offerto la possibilità all’artista di giocare con le forme, di interpretare lo spazio espositivo che è entrato nelle sue composizioni, riprendendo le porte, i battiscopa o la linea del vecchio parato, continuazione, questa, di un processo di sintesi dell’attuale produzione. L’estraniazione della forma originale, la sua sintesi in forme assolute accompagna l’osservatore ad entrare mentalmente nello spazio ascoltando il suono del silenzio.

Info mostra

  • Damiano Azzizia | Polvere
  • a cura di Francesco Paolo del Re e Sabino Nichilo
  • Casa Vuota, via Maia 12, Roma
  • Fino al 13 ottobre 2019
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