100 anni di musica ininterrotta

Sono state davvero diverse le occasioni, quest’anno, per dare merito all’Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli del suo centenario; già l’apertura della stagione 2018/2019, nel segno di Europa Galante diretta da Biondi per le Ouvertures per orchestra di Bach, aveva segnato un primo avvicinamento ad un lungo anno di iniziative, con un brindisi inaugurale che avrebbe presagito gli sforzi continuati verso la totalità del centenario.

immagine per associazione scarlatti

Mettere insieme tutti i concerti, tutte le attività, tutte le diverse rassegne, i diversi appuntamenti dedicati alla divulgazione della musica con le scuole, le proposte monografiche in tema di approfondimento bibliografico è operazione quanto mai complessa, dedicata semmai al vaglio del ricercatore impegnato, meno del pubblico di abbonati e occasionali.

Eppure la Scarlatti non è venuta meno all’impegno assunto col suo pubblico e, nell’onorare la memoria di 100 lunghi anni di attività musicale, la mostra presso villa Pignatelli ha davvero il merito di offrire un percorso nel tempo facendo tesoro della memoria attraverso diverse forme: programmi di sala, fotografie, interviste, cimeli e contenuti in grado di ravvivare quella villa Pignatelli che, nelle sue prove aperte al pubblico, aveva nella sua settimana di musica di insieme stretto il suo patto con la città di Napoli.

Proprio l’anno del centenario ha permesso la ripresa di questa iniziativa e la mostra dal titolo 100 anni di musica ininterrotta (https://www.100scarlatti.it/) è davvero una occasione importante per fare della musica non soltato qualcosa da ascoltare, ma soprattutto qualcosa da cui partire per saperne di più della società che la ascolta – sebbene, nel caso della Scarlatti, non mancano le prime assolute, giusto a ribadire come sia un contesto importante anche per saggiare del rapporto tra produzione e pubblico, nella prossimità del revival concertistico.

Inaugurato mercoledì 12 dicembre, il percorso espositivo a cura di Aldo Di Russo con le scenografie di Nicola Rubertelli è realizzato grazie alla collaborazione dell’Associazione che ha messo a disposizione il suo sterminato archivio, grazie al sostegno della Regione Campania a mezzo Scabec – Società Campana Beni Culturali – in collaborazione col Polo museale della Campania e il Museo Pignatelli. Tema già caro ai gender studies anche in odore di musicologia, è da ascrivere al sogno della prima donna in Italia a diplomarsi – a mezzo di deroga ministeriale -in composizione presso il conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, Emilia Gubitosi, la nascita di un coro che potesse confrontarsi e formarsi sull’esecuzione della musica antica, così da permetterne l’esposizione concertistica: in questo modo la musica avrebbe incontrato un pubblico più vasto che i salotti anticipando sensatamente quel processo che avrebbe portato la stessa musica antica a farsi semmai sottofondo, come può succedere nella messa in attesa dovuta alle segreterie telefoniche – una questione di diritti d’autore, altro tema caro alla musicologia.

L’Associazione Scarlatti nasce come strumento di socializzazione e aggregazione di una comunità intorno a valori e comportamenti che la rappresentano e in cui si identificano; è in questo modello che avviene anche il racconto della città, legata a doppio filo a quella sua espressione culturale; questa la mission che, nel caso specifico della mostra, attingendo dalla letteratura, dal cinema e dalla drammaturgia, prova a sintetizzare una ideale civiltà della conversazione che vede nella città di Napoli una adeguata interlocutrice, come ora si stenta forse a riconoscere.

Ebbene, il percorso è agile, diviso in due piani dalla forte accessibilità, con buono spazio dedicato ad una multimedialità consapevole (anche in funzione di un target over) dalla semplice interattività – appoggiare delle immagini su un leggio per ricavarne l’intervista – anche grazie alla collaborazione con il Museo Archeologico di Ercolano; meravigliose le immagini della mostra fotografica presso la veranda neoclassica, in grado di presentificare il passato delle settimane di musica di insieme, con una proposta che diventa più immersiva al piano inferiore, anche grazie ad una virtualità diffusa. E poi il contesto che ospita questa mostra è davvero affascinante, con Villa Pignatelli pronta a offrirsi per lasciare spazio all’immaginazione.

Musica ininterrotta, sul serio. Basta consultare il programma di questa intensa stagione concertistica il cui primo atto si è concluso con lo spettacolo di Nicola Piovani, La musica è pericolosa, lo scorso 19 dicembre. Il 2020 suona dunque la carica dei 101, per una associazione fatta di donne e uomini consapevolmente impegnati nell’ascoltare musica, insieme.

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Antonio Mastrogiacomo vive e lavora tra Napoli e Reggio Calabria. Ha insegnato materie di indirizzo storico musicologico presso il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento e del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ha pubblicato “Suonerie” (CD, 2017), “Glicine” (DVD, 2018) per Setola di Maiale. Giornalista pubblicista, dal 2017 è direttore della rivista scientifica (Area 11 - Anvur) «d.a.t. [divulgazioneaudiotestuale]»; ha curato Utopia dell’ascolto. Intorno alla musica di Walter Branchi (il Sileno, 2020), insieme a Daniela Tortora Componere Meridiano. A confronto con l'esperienza di Enrico Renna (il Sileno, 2023) ed è autore di Cantami o Curva (Armando Editore, 2021). È titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

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