London 2020. Sarà anche Brexit, ma per gli italiani e il mondo è Gran Tour

2023 V&A East project Here East Research Centre rendering

La Gran Bretagna, per i viaggiatori  del Gran Tour dei secoli  XX-XXI  è un luogo elettivo, un topos del viaggio di formazione.  E Londra – insieme a New York e Parigi – ne è una tappa fondamentale. Gli Italiani, da molto prima dei voli Low Cost, vanno in pellegrinaggio a Londra con sempre rinnovato entusiasmo. Non è ancora noto se saranno (ri)posizionate barriere (leggi, i visti turistici) ma certo era un conforto per tanti sapere di poter  scappare nel paese del Common Sense, sentendolo così accogliente e fratello (soprattutto per i tanti studenti e lavoratori italiani meritevoli, assorbiti dal mercato del lavoro britannico), ma anche per i suoi Musei free entrance, continuamente aggiornati. I quali – pur integrando le ultime tendenze culturali – sono ancora più universali.

Sia il British Museum che il Victoria and Albert – quest’ultimo da sempre attrezzato alla rotazione delle sue collezioni – ma anche la Tate, nelle due sedi Britain e Modern, si presentano nel 2020 con vari esempi di ridistribuzione del lay-out  interno.

Esempi? Al V & A, alla centralità  di Chinese, Indian, Islamic (completamente riallestite nel 2018), Japanese Art Collections – che peraltro non oscurano il peso dell’arte  europea  o di quella britannica – si è aggiunta dal 2010 , al terzo piano, l’impressionante sequenza di Ceramics di (quasi) tutto il mondo (https://www.vam.ac.uk/articles/history-of-the-ceramics-galleries-and-ceramic-staircase) e  Furnitures (https://www.vam.ac.uk/collections/furniture), distribuite in Sale di Studio bene attrezzate per la divulgazione culturale,  senza minimamente trascurare scientificità dell’approccio e indagine specialistica. Con campionature da toccare (senza le quali siamo tutti un po’ ciechi)  e brevi documentari su materiali e tecniche.  E’ come fare un viaggio attraverso mondi e millenni.

Come se non bastasse si prepara ad aprire una nuova importante sede con centro di ricerca nel Queen Elisabeth Olympic Park   (https://www.vam.ac.uk/info/va-east-project).  Al British Museum ha riscosso interesse la presenza di molte opere provenienti dall’ Islamic Arts Museum of Malaysia  per la mostra  Inspired by the East: how the Islamic world influenced Western art  sull’influsso dell’arte islamica dal XVI secolo fino all arte contemporanea.  (https://www.britishmuseum.org/exhibitions/inspired-east-how-islamic-world-influenced-western-art) parallelamente alla grande mostra Troy: Mith and Reality, su cui torneremo.

Alla National Gallery ultime giornate per la bellissima mostra Gauguin Portraits e anche per Leonardo Experience.

La mostra di Gauguin, fin dalla prima sala, trasuda passione: per il colore, per quel sintetismo in cui la spessa linea di contorno è barra e timone verso l’esplorazione di nuovi mondi, lontani dalla sofisticazione di Parigi. Come in Bretagna, dove l’artista andò perché costava poco, mentre la moglie tornò in Danimarca, coi 5 figli. Fin dalla metà degli anni Ottanta abbandonava così una parte di sé per costruire la sua identità nuova di pittore d’avanguardia ( regalando molti autoritratti a conoscenti ed amici). Del 1888 è la tragica/mitica convivenza ad Arles con Vincent van Gogh, che morirà nel 1890. La mostra sottolinea il tardo riaffiorare di quell’esperienza nel lavoro maturo (dal 1898). Il rientro da Tahiti nel 1893 non portò all’ ambiziosa riuscita del suo progetto di sincretismo franco-polinesiano, e nel 1895 Gauguin ripartì per i mari del Sud impoverito e malato, per non tornare mai più a Parigi e in Europa.

La sala delle Nature Morte, lette come enigmatici surrogati o simbolici ritratti (di sostituzione) di coloro che aveva lasciato indietro (Vincent e Meijer de Haan, rispettivamente  da 10 e 6 anni, la figlia morta suicida), è un capolavoro. Che stigmatizza la doppia natura dell’artista, l’una selvaggia e l’altra di borghese gentiluomo, fino a che vecchi e nuovi rancori lo minano e consumano, insieme alla sifilide.

La sua vicenda biografica si conclude a 54 anni, nel 1903, nelle Isole Marchesi, dove – inorridito dall’ appiattimento della cultura locale – aveva creato la casa del piacere/ Maison de Jouir (di prostituzione)  in difesa della cultura locale e in contrasto con l’amministrazione coloniale.

Sempre invase dagli italiani le sale della collezione permanente della National Gallery, le cui didascalie sono da decenni una deliziosa sintesi di quello che conta di più comunicare al pubblico per ogni singola opera. A partire dal 1833, l’intelligente politica britannica di acquisizioni ha portato alla formazione di un museo meraviglioso, che mattone su mattone, dopo quasi due secoli, rappresenta oramai al meglio gli artisti e  le scuole pittoriche del mondo occidentale (Fiandre, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Spagna, ecc.). 2300 dipinti, con almeno un’opera di ogni artista importante e una ricca e commovente selezione di minori.

E pensare che, agli inizi, nessuno poteva immaginare che potesse arrivare a collocarsi sullo stesso piano di Louvre, Prado, Musei Vaticani e Kunsthistorisches di Vienna, tutte istituzioni-eredi di collezioni principesche secolari (con manufatti che, non di rado, sono il risultato di una selezione storica e collezionistica  anche millenaria).

Leonardo Experience si propone di trasportare il pubblico al momento milanese della realizzazione della Vergine delle Rocce di Leonardo, trasferendo in mostra persino il Laboratorio interno responsabile delle indagini multispettrali sulla seconda versione (1491-1508). Documenta anche fotograficamente e musicalmente acque, rocce, suoni tipici della regione alpina lombarda.

Si sofferma sul valore delle ombre e infine contestualizza la grande tavola, dotata pochi anni fa di una splendida cornice coeva, inquadrandola in  una notevole ricostruzione virtuale completa della carpenteria scolpita dal Del Maino. Una breve esperienza multimediale da cui si esce arricchiti da un buon apprendimento, grazie all’accorto lavoro specialistico del team museale.

Altro luogo classico del viaggio di formazione (permanente) è la Tate Britain, dove è in corso William Blake. L’artista si conferma interessante nei ritratti (occhi spiritati e moglie disegnata come in un interno olandese del Seicento), poco nei disegni accademici iniziali, meglio nelle neoclassiche Storie di Giuseppe (1785).

Nella sua produzione storia, letteratura e Bibbia, forse per  il condizionamento indotto dall’impostazione accademica per le arti alte, pervengono ad uno straniante, inquieto ed enfatico spiritualismo neoclassico. Che però sembra spesso preludere sia ai Preraffaelliti che al Liberty.
Blake fu importante per l’arte dell’incisione e dell’illustrazione, che gli assicurò buona parte dei suoi redditi, e lo portò ad elaborare nuove tecniche (relief etching) come nel caso delle “Visioni delle figlie di Albione” (1795).

E’ evidente, alla fine del Settecento, l’alto valore aggiunto delle sue incisioni colorate e rifinite a mano (per le quali fu importante anche l’apporto della consorte Catherine), soprattutto la grande qualità di quelle tratte da Hogart. Raggiunse un suo stabile acme creativo tra fine del Sette e inizio Otto, nelle 12 grandi incisioni colorate Bibbia, Shakespeare e Milton (1795-1805 ca).

Fu largamente dipendente dal sostegno di familiari, amici e collezionisti compartecipi del suo spirito originale, non esente da conflittualità verso i suoi stessi estimatori, fino al parossismo satirico e poetico della sua incompresa mostra personale del 1809. Tra essi vanno principalmente ricordati Flaxman, Butta, Hayley, il reverendo Joseph Thomas. In questa vasta mostra sono documentati anche i suoi progetti (senza esito) per opere di grande formato.

Alla Queen’s Gallery di Buckingham Palace c’è George IV: Art & Spectacle , fino al 5 aprile 2020, di cui riparleremo in seguito.

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Laureata e specializzata in storia dell’arte all’Università “La Sapienza” di Roma, ha svolto, tra 1989 e 2010, attività di studio, ricerca e didattica universitaria, come borsista, ricercatore e docente con il sostegno o presso i seguenti istituti, enti di ricerca e università: Accademia di San Luca, Comunità Francese del Belgio, CNR, ENEA, MIUR-Ministero della Ricerca, E.U-Unione Europea, Università Libera di Bruxelles, Università di Napoli-S.O Benincasa, Università degli Studi di Chieti-Università Telematica Leonardo da Vinci. Dal 2010 è CTU-Consulente Tecnico ed Esperto del Tribunale Civile e Penale di Roma. È autrice di articoli divulgativi e/o di approfondimento per vari giornali/ rubriche di settore e docente della 24Ore Business School.

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