Nel paesaggio atopico di Buch der freunde di Domenico Mennillo

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Domenico Mennillo rientra in quella categoria di artisti di cui è difficile sagomare precisamente l’identità. Performer? Scrittore? Filosofo? Quel che colpisce in lui è proprio il suo sottrarsi a ogni tentativo di definizione unitaria.

Una personalità un po’ controcorrente, che ha fatto della pluridisciplinarità la sua wichtigste Merkmal, già confluita nel precedente volume, Alcune Architetture di Napoli. Il teatro di lunGrabbe nelle architetture napoletane 2003-2013 (2014), e che, in maniera speculare, ora ritroviamo a sostegno del suo ultimo e recente progetto editoriale, Buch der freunde, per le Edizioni Morra/E-M Arts.

Un libro d’artista. Edificato da Mennillo secondo una pluralità magnetica che, rimodellando il concetto di locus amoenus (il suo spazio-visione già di per sé fortemente caratterizzato), combina insieme, e davvero magistralmente, alcuni episodi di un discorso critico-interpretativo fatto di piccole reti e variazioni sul tema.

immagine per Domenico Mennillo durante il poema-concerto Opus Infectum, Lanificio, Napoli 2010
Domenico Mennillo durante il poema-concerto Opus Infectum, Lanificio, Napoli 2010

Il risultato è simile a una cartografia raccolta in 16 fascicoli sciolti, intervallata da alcuni camei creativi, racchiusi in un elegante cofanetto di cartone grezzo e impresso a caldo con caratteri mobili, presso le Officine d’Arti Grafiche di Carmine Cervone a Napoli.

Nel suo interno, inoltre, figurano in particolare un rilevante apparato di note rivolte alla genesi di ogni testo; un’appendice, dove trovano spazio le partiture inedite di tre performances, POEMA VISIVO 1976, Due Distici (nati a Parigi in collaborazione di di jean-Francois Bory) Hypno-Mnemata; e un’acquaforte dell’autore autografata, stampata su torchi a stella da Il Laboratorio di Vittorio Avella a Nola, riservata solo in alcune copie.

“Esistono libri che servono a disvelare altri libri”, ha scritto Valerio Magrelli, e quest’opera, a ben vedere, avanza proprio su un doppio asse: quello della ricognizione e quello del riconoscimento.

Da una parte, l’artista ritraccia analiticamente alcune tappe delle sue azioni politiche sul paesaggio;  dall’altra, entra in campo caratterizzando gli interventi performativi con preziose testimonianze critiche che incastona, via via, lungo il percorso; mi spiega infatti Domenico Mennillo:

“Buch der freunde,  su un arco temporale di circa 20’anni, dal 2001 al 2020, contiene i contributi realizzati da tanti e illustri amici che mi hanno accompagnato in questo ventennio.

Si tratta di scritti realizzati parallelamente a eventi legati alla ricerca di lunGrabbe (esperimento multidisciplinare fra teatro sperimentale, architettura, parola poetica e arte ambientale,  fondato da me e da Rosaria Castiglione).  

La specificità di questi tributi è che nella maggior parte dei casi non sono stati mai pubblicati e quindi questo lavoro è anche un omaggio a coloro che mi hanno sostenuto intellettualmente”.

Sono scritture riconquistate e intense, ritmate da quell’ars combinatoria che, memore di una tradizione tutta occidentale (da Giordano Bruno a Leibniz a Warburg), vuole l’arte, assieme con l’intelletto, in duratura creazione; precisa ancora:

Mi piace pensare all’arte come uno spazio fisico in cui  immagini, suoni e architetture riescano a suscitare,  per chi lo attraversa, un personale processo inedito e destabilizzante di vivificazione emozionale”.

Un processo dove è possibile percepire un sottofondo straniante ma elegiaco che trasforma le cose della vita in simboli “consapevolmente allusivi e intenzionalmente nomadici, come ha suggerito Raffaella Morra.

immagine per Domenico Mennillo durante la performance LudiMagisterin occasione di Speculum Celestiale, Vigna San Martino, Napoli 2007
Domenico Mennillo durante la performance LudiMagisterin occasione di Speculum Celestiale, Vigna San Martino, Napoli 2007

Con incedere poietico, Buch der freunde riconquista ed onora i principali points de repère (sapientemente precisati e mai muti) dell’artista – il suo scavo mai pago, le sue ampie risonanze concettuali, la sua ricerca caparbia, l’eterotopia dei suoi spazi vissuti –  suscitando nel lettore che l’esplora e l’abita una serena libertà di navigazione verso l’orizzonte, essenza stessa di una lontananza destinata a farsi presenza;  fondamento archetipo da cui Domenico Mennillo trae l’emblema inquieto e proteiforme della sua poetica.

I contributi “degli illustri amici” presenti nel libro sono quelli di: Pierandrea Amato; Tommaso Ariemma; Jean-Francois Bory; Andrea Cardillo, Maria Rosaria Castiglione; Iain Chambers; Alessandra Cianelli; com.plot S.Y.S. tem; Giovanni Conforti; Maria D’Ambrosio; Stefano De Stefano; Beatrice Ferrara; Mauro Giancaspro; Mimmo Grasso; Stelio Maria Martini; Raffaella Morra; Tommaso Ottonieri; Stamaria Portanova; Davide Racca; Emanuele Rodo; Delio Salottolo; Stefano Taccone; Tiziana Terranova; Ferdinando Tricarico; Loredana Troise; Maurizio Zanardi. 

Domenico Mennillo (Napoli 1974) si laurea in Estetica presso l’Università Federico II di Napoli con una tesi sul rapporto fra Antonin Artaud e Gilles Deleuze, con un capitolo dedicato alle neoavanguardie artistiche napoletane del secondo novecento.Fonda con Rosaria Castiglione,  nel 1999,  lunGrabbe (www.lungrabbe.it);  i suoi lavori sono ospitati in festival e rassegne come La Biennale di Venezia X. Mostra Internazionale di Architettura, Fresco Bosco (a cura  di Achille Bonito Oliva), La Triennale di Milano, XI. Napoli Teatro Festival Italia (diretto da Ruggero Cappuccio), XXV. Benevento Città Spettacolo, IX.Primavera dei Teatri, IV. Quartieri di Vita, Progetto XXI/Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee.

Da gennaio 2011 a marzo 2020 realizza a Napoli il progetto pluriennale  Abrégé d’Histoire Figurative, creando installazioni, expo e performance site specific, diviso in tre sezioni: Pierrot ou d’Automate Spirituel, Museo Nitsch 2011-2013 e Museo MADRE 2011 e 2012; Atlante della Fertilità, Palazzo Bagnara-Fondazione Morra, 2011-2012 e Villa Pignatelli-Casa della Fotografia, 2014; WLK Wunder_Litterature_Kammer, biblioteca del Museo Nitsch, 2015-2016 e Villa Pignatelli, 2016 e 2017.

Nel 2018 realizza l’intero Abrégé d’Hisoire Figurative a Palazzo Fondi di Napoli. Per il teatro e le arti performative escono diversi volumi (spesso targati Edizioni Morra) fra cui Partiture Visive. Teatro d’Architettura (2004); Alcune Architetture di Caivano 2002-2006. Il teatro di lunGrabbe nelle architetture caivanesi (2006); Andromaca. Opera neoplatonica in IV stanze ricreative (2007); Alcune Architetture di Napoli 2003-2013. Il teatro di lunGrabbe nelle architetture napoletane (2014).

Per la poesia pubblica: LA#MONT(E)YOUNG Composizione 3 (2001), il poema in prosa Foglio di Giostre e Film nella città (2007); OPUS INFECTUM poemi 1999-2008 (2010); CITYSCAPE (2012). In Francia nel 2015 collabora con la rivista Celebrity Cafè; Con Jean-Francois Bory a Parigi dal 2017 dirige per la Posillipo&Seine Edition, la collana festina lente con cui pubblica, assieme a Stelio Maria Martini, il volume DE AMICITIA.

Come curatore si ricordano: Alcune Architettura di Caivano, progetto quinquennale (2002-2006) di teatro e architettura realizzato per le architetture della città di Caivano; Speculum Celestiale, Vigna San Martino di Napoli, sostenuto dalla Fondazione Morra e dalla E-M arts; La Parola Totale/La Scrittura Visuale (sezione bibliografica), progetto retto dal Museo MADRE/Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee. Nell’ambito del suo progetto di filosofia e arti performative Naturate Rivolte#2 , presenta a Napoliil film di Jean-Marie Straub O Somma Luce dall’ultimo Canto del Paradiso de La Divina Commedia di Dante.

Da settembre 2018 è direttore scientifico presso Casa Morra Archivio di Arte Contemporanea/sezione archivi (Fondo Arrigo Lora Totino e del Fondo Living Theatre, quest’ultimo nell’ambito del progetto ARCCA per conto della Scabec/Regione Campania).

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Storica e critica d’arte, curatrice, giornalista pubblicista, Loredana Troise è laureata  con lode in Lettere Moderne, in Scienze dell’Educazione e in Conservazione dei Beni Culturali. Ha collaborato con Istituzioni quali la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio di Napoli; l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. A lei è riferito il Dipartimento Arti Visive e la sezione didattica della Fondazione Morra di Napoli (Museo Nitsch/Casa Morra/Associazione Shimamoto) della quale è membro del Consiglio direttivo. Docente di italiano e latino, conduce lab-workshop di scrittura creativa e digital storytelling; è docente di Linguaggi dell'Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e figura nel Dipartimento di Ricerca del Museo MADRE. È autrice di cataloghi e numerosi contributi pubblicati su riviste e libri per case editrici come Skira, Electa, Motta, Edizioni Morra, arte’m, Silvana ed.

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