Franco Battiato. Di Musica, innovazione, arti visive e spiritualità

Franco Battiato - ph Luciano Viti

Articoli, foto, testimonianze e commenti a non finire su Franco Battiato (Ionia, 23 marzo 1945 – Milo, 18 maggio 2021), definito in mille modi, da “filosofo del Pop” a “ricercatore spirituale”, da “musicista del profondo” ad “animista”, da “genio” a “innovatore”, da  “un pazzo di Dio e un Genio” (Aldo Cazzullo) ad “anima delicata” (Marco Travaglio, che con lui ha anche cantato spesso), da “maestro della contaminazione” sino a “sciamano, un mistico amante della vita” (Pietrangelo Buttafuoco) e a “illuminato”; tacendo dello scivolone di Michela Murgia che ne bollò i testi, in modo approssimativo e volgare, come “minchiate” (aprile 2020:  in una videochat con la collega Chiara Valerio nella rubrica web di letteratura, musica e cultura Buon vicinato), con buona pace di chi spesso a quei testi collaborava -tra gli altri: Manlio Sgalambro, filosofo, stretto amico del musicista, e Fleur Jaeggy, scrittrice sua amica -; la specie di supponente vulgata, ma online, è tornata agli onori della cronaca alla morte di Battiato, il quale, schivo come era, avrebbe signorilmente ignorato.

Non stava bene da tempo, Franco Battiato, ritiratosi nella sua Sicilia a casa, accanto ai familiari e a pochissimi amici fidati; ci si aspettava  che sarebbe potuta giungere presto la sua dipartita, ma quando questo “presto” arriva si è sempre impreparati e, nel caso dei suoi estimatori, o di chi è un po’ cresciuto o maturato al suono delle sue canzoni, ci si sente in un modo o nell’altro parte di un piccolo lutto collettivo.

Soprattutto si sente colpito più intimamente chi ha avuto e ha familiarità con il suo pensiero, con l’indicazione etica di un percorso da seguire e con la sua musica e i suoi testi. Musica e testi che non erano e non sono roselline e fiorellini, seppure a questo talvolta facevano il verso, irridendo la creatività più commerciale.

Poiché Battiato, nei primi anni ’70 era in po’ indie, un cantautore sui generis, che ironizzava molto, incideva vinili elettronico-sperimentali, faceva strani video (Carlo Massarini ne farà passare alcuni strepitosi in televisione, nel suo Mr Fantasy, una trasmissione altrettanto innovativa), e metteva su concerti alquanto originali dove riceveva scroscianti applausi o fischi terribili.

Amico e in sinergia con tanti musicisti (Giorgio Gaber, lavorando anche alla direzione musicale dello spettacolo Polli di allevamento, portato in scena da Gaber nel 1978-1979; Alberto Radius, Eugenio Finardi, Pino Daniele, Tony Esposito etc.) e musiciste donne (più recentemente con Carmen Consoli) con alcune delle quali ha collaborato in modo più stretto e interessantissimo (Milva, Alice, Giuni Russo, la meno nota Sibilla, ovvero Sibyl Amarilli Mostert), è stato sempre attento alle  questioni  di genere prima di tanti (come dimenticare Valery, dedicata a una giovanissima transessuale, Valérie Taccarelli, composto nel 1979 a Alfredo Cohen in collaborazione di Battiato e Giusto Pio e cantato dallo stesso Cohen, poi rieditata come Alexander Platz: ne ho scritto qui); e fu anche pittore di figurazioni orientali, di un oriente poco stereotipato ma molto sentito, tra dervisci (alla Aldo Mondino) e paesaggi colorati. Cercava la bellezza, di quella che non può prescindere, diceva, dall’idea e dall’etica.

Fu sodale di artisti visivi, tra cui Renato Mambor, partecipando alla verifica sull’Evidenziatore, nel 1972, opera/operazione in forma di mano meccanica, di gancio concettualistico, che Mambor volle con la partecipazione del pubblico (il concetto di Opera Aperta di Umberto Eco era già condiviso da molti autori in quel decennio) e di cui resta un raro video (RAI 2) in bianco e nero, anche molto divertente in cui il siciliano racconta di zucchine e di quell’aggeggio che gli ha dato un “equilibrio eccezionale” prima di trovare il suo “centro di gravità permamente” del brano del 1981.

I due si frequentavano, erano insieme anche dall’8 al 14 ottobre 1972, in Pollution, a Bologna, in piazza Santo Stefano, una mostra di installazioni e azioni partita da Gianni Sassi e curata da Daniela Palazzoli e Luca Maria Venturi e con l’architetto Carlo Burkhart per “proporre idee e modalità per la gestione di una “natura mutante”, deformata dall’inquinamento e dalle azioni dell’uomo” in cui  Battiato era con il gruppo Solo and Ensemble in concerto assai avant-garde, contestato anche per questo parecchio. Il secondo album di Battiato aveva non a caso titolo proprio Pollution e in copertina l’immagine di una zolla di terra di quell’evento bolognese (piastrelle con la riproduzione fotografica di una zolla di terra e su cui sono ambientate le installazioni a tema) con un limone imbullonato.

Ci piace pensarli insieme, Renato e Francesco, in “luce ed energia” di cui parlavano tra loro… e chissà che non si unisca anche Sassi, l’amico eclettico, Art director, fotografo, discografico (fondatore dell’etichetta Cramps), collaboratore e consigliere di artisti italiani come lo stesso Battiato, il gruppo Area, Finardi, Alberto Camerini, gli Skiantos, tanto per citarne alcuni, nonché editore (di ED912 – editoria d’arte che pubblica la rivista d’arte, cultura underground e contestazione giovanile “Bit”) e sodale di Nanni Balestrini e Umberto Eco, contribuendo alla fondazione di “Alfabeta”... ma questo è un altro racconto. Ebbene, un anno prima di Pollution, Sassi aveva coinvolto proprio l’amico Battiato in una reclame di un divano: vi appare seduto, lunghi capelli ricci e basettoni, enormi occhiali e abiti dahippie psichedelico, pantaloni a stelle strisce e stivali da cowboy, e il volto dipinto alla Glam Rock; sopra, la scritta in forma di domanda: “Che c’è da guardare? Non avete mai visto un divano?”.

Battiato in più interviste dirà:

“Ho fatto una bella vita (…) ho navigato, so dove andare alla fine (…) e (..) tutto sommato, sono contento di aver fatto la mia conoscenza”.

Anche noi della sua.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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