Pietro Ruffo: Tutti. Umanità in cammino – alla Biblioteca Apostolica Vaticana

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È stato un doppio evento quello avvenuto nelle sale della Biblioteca Apostolica Vaticana: con la visita di Papa Francesco, sono stati, infatti, contemporaneamente inaugurati il nuovo spazio espositivo permanente, realizzato col sostegno degli eredi dell’imprenditore Kirk Kerkorian, ricavato all’interno della biblioteca, nonché la sorprendente mostra TUTTI. Umanità in cammino di Pietro Ruffo.

Appositamente allestita per l’occasione, quella di Pietro Ruffo (Roma, 1977) è una straordinaria esposizione non solo per i singolari lavori, molti realizzati specificatamente per questa mostra, ma anche per il meraviglioso confronto che l’artista ha impostato con gli ambienti della biblioteca e con quanto la biblioteca conserva, ovvero la millenaria produzione bibliografica e cartografica del Vaticano, costantemente arricchita anche, e soprattutto, da attente e sapienti acquisizioni, alcune delle quali esposte in questa circostanza.

Un’esposizione in cui si sono, invero, fatti abilmente congiungere molteplici speciali aspetti. L’Enciclica Fratelli Tutti del Papa è il punto di partenza e, altresì, lo spunto per la mostra che accoglie anche lo stretto rimando con la Galleria delle Mappe Geografiche, il cui lungo corridoio all’interno dei Musei Vaticani non è molto distante dal cortile cui si affaccia la Biblioteca.

Quindi, come tutti ben sanno, quella delle mappe geografiche è una tradizione lunga e consolidata nel patrimonio dello stesso Vaticano. All’invito del Papa di professare e applicare la “cultura dell’incontro”, si è quindi data una lettura ampia e generale, caricando l’avverbio del più esteso significato: incontro della cultura Vaticana con la contemporaneità; incontro dei libri con i lettori; incontro dei visitatori con quanto la biblioteca conserva; incontro della storia col presente, e così via, e da qui l’apertura, da parte del Cardinale Bibliotecario José Tolentino de Mendonça, della biblioteca all’arte contemporanea, con la curatela di Don Giacomo Cardinali, Simona De Crescenzo e Delio Proverbio.

Preziosa e significativa sfida che mirava, infine, oltre a porre l’attenzione su alcune particolari acquisizioni, anche a mettere in evidenza i tesori della Biblioteca stessa, attraverso uno sguardo esterno, quello di un artista.

Una comparazione, quella che si è creata nella mostra, dalla quale entrambi le parti ne sono usciti vincenti e convincenti. Tanto che Monsignor Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, ha prontamente colto l’opportunità di riscoprire volumi che si conoscevano solo in modo parziale e non approfondito.

Quindi, per l’artista e i bibliotecari, è stato un viaggio, un cammino, quel cammino dell’umanità attraverso i secoli, sottolineando quanto sia fragile il rapporto dell’uomo con l’ecosistema, essendone, ahinoi, il principale sabotatore. Ed è lo stesso cammino cui è invitato a compiere il visitatore, muovendosi, alternativamente, tra mappe storiche e quelle realizzate da Pietro Ruffo.

Oltre alla meraviglia di poter entrare in un luogo solitamente aperto solo agli studiosi e di poter ammirare i nuovi lavori di Pietro Ruffo, si prova quella di vedere da vicino antichi manoscritti e carte, ma, soprattutto, quella di verificare come, nel corso di secoli, il concetto di “mappa” abbia assunto particolari declinazioni.

È, infatti, sorprendente leggere alcune carte che, solo ad uno sguardo approfondito, appaiono per quello che sono, non geografiche -com’è l’immediata associazione- ma come mappe dei sentimenti, o dei vizi, o degli ideali, o delle convinzioni, o la carte d’étude datata 1787, di un anonimo francese, un luogo inventato come esercitazione finale degli studi di ingegneria, quindi delle carte allegoriche, teologiche, satiriche e sentimentali.

Quindi, un cammino organizzato in quattro sezioni, la prima delle quali è posta proprio in cima alla scalinata di accesso alla Biblioteca, dove sono esposte le prime quattro opere.

I due Migration Globes, nell’apparente rappresentazione della Terra, indicano i movimenti migratori dei popoli nonché degli uccelli, a sottolineare come il concetto di confine sia di per sé fallimentare, perché non in grado di fermare le migrazioni degli uccelli che sottostanno solo alle loro regole della natura, soprattutto di coloro che cercano una vita migliore o fuggono da violenza e guerra.

Mentre sulla Nuova et esatta tavola del mondo di Michel-Antoine Baudrand del 1680, Pietro Ruffo costruisce le sue due Constellations: nella loro rappresentazione zoo e antropomorfica, le Costellazioni Celesti affermano la loro totale libertà di movimento, completamente estranee a qualsivoglia ordine terrestre.

Quindi, è particolarmente interessante vedere come Pietro Ruffo si sia naturalmente inserito in simili contesti, senza alcuna forzatura, tanto da poter addirittura trarre in inganno, facendo credere che siano suoi alcuni lavori del passato e viceversa.

Si vedano, ad esempio, i cinque astrolabi cartacei esposti stampati a Berlino nel 1575, da Leonhard Thurneisser zum Thurn per la seconda edizione dei suoi Archidoxa, usciti nel 1569, utilizzati per prevedere l’influenza dei pianeti sul destino degli uomini che, per foggia e colori sembrano realizzati nei nostri giorni, se non addirittura dallo stesso Pietro Ruffo.

Oppure la seicentesca Mappa del Nilo di Evliya Çelebi, opera unica di cartografia di viaggio, lunga circa sei metri, per una larghezza massima di 90cm, con la presenza di 475 didascalie relative a toponimi e località. In realtà è una sorta di personale taccuino di viaggio dove Çelebi appuntava, nella propria lingua, osservazioni, indicazioni, precisazioni.

Nella facciata opposta, c’è la reinterpretazione della stessa, da parte di Pietro Ruffo, attraverso l’inserimento di circa ottanta figure realizzate a penna blu, dei diversi personaggi, popoli (con i rispettivi abiti delle diverse epoche) che hanno attraversato o stanziato in quegli stessi luoghi.

Un po’ per le dimensioni, un po’ per la stupefazione di vedere qualcosa di unico nel suo genere, un po’, infine, per il perfetto equilibrio instaurato fra passato e presente, fra un manufatto antico e il lavoro contemporaneo di Pietro Ruffo, a fare la parte del leone, è la Sala Barberini. Solitamente chiusa e abitualmente utilizzata per conferenze, incontri, la Sala conserva al suo interno la libreria lignea del XVII secolo appartenuta, appunto, alla famiglia Barberini.

È nelle sue scansie, che Pietro Ruffo costruisce quel mondo in cui, spesso, gli stessi archivisti si sentono di procedere: una fitta e folta foresta tropicale cui, con un lento e costante incedere, può portare a improvvisi svelamenti o fortuiti nuovi percorsi.

Utilizzando la forma a lui più congeniale, vale a dire il cilindro, costruita con la carta millimetrata (ma intelata come se fosse a tutti gli effetti un quadro), riesce a dare l’illusione di centinaia e centinaia di libri, incastonati nei vari ripiani, il cui dorso è però ricoperto da singole porzioni di elementi vegetali che, nel loro insieme, come singole note, costruiscono la sinfonia della ricerca, della curiosità, del sapere.

Pietro Ruffo | TUTTI. Umanità in cammino

  • Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano
  • dal 5 novembre 2021 fino al 25 febbraio 2022
  • Ingresso da Porta Sant’Anna – via di Porta Angelica 26
  • Ogni martedì e mercoledì dalle ore 16.00 alle ore 18.00 SOLO con prenotazione sul sito della Biblioteca (https://www.vaticanlibrary.va), con Green Pass e verifica della temperatura corporea, sanificazione delle mani e uso della mascherina
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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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