Bene. Vita di Carmelo, la macchina attoriale. Esclusiva. Su Sky Arte

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Ci sono cretini che hanno visto la Madonna. E ci sono cretini che non l’hanno vista la Madonna. Io sono un cretino che non l’ha vista mai”.
Con queste parole, recitate da Filippo Timi, prende avvio il docufilm Bene! Vita di Carmelo, la macchina attoriale, prodotto da Echivisivi e Minerva Pictures, per la regia di Samuele Rossi, in onda in esclusiva su Sky Arte sabato 16 marzo alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand, prodotto con il Patrocinio dell’Archivio Carmelo Bene, in collaborazione con Fondazione Teatro Toscano – Centro studi La Pergola Firenze.

immagine per Filippo Timi in scena
Filippo Timi in scena

Un inizio che equivale a una sineddoche non tanto (e non solo) del teatro di Carmelo Bene, quanto (e soprattutto) dell’attore-uomo Carmelo Bene perché “io continuo a vivere ora per ora”. Perché è questo il punto nodale e fondamentale da tenere sempre presente quando si ha a che fare con Carmelo Bene: lui costantemente e ininterrottamente faceva teatro, non c’era distinzione tra lo stare sul palcoscenico e stare nella vita reale di tutti i giorni, compiendo quell’aspirazione di molti artisti di far perfettamente aderire la propria arte alla propria vita e viceversa.

In terra di Otranto nel primo dì di un settembre io fui nato” (nell’anno del 1937), per l’esattezza a Campi Salentina, prosegue la parabola di Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene. Un percorso, quello del docufilm, che segue da vicino quanto da lui stesso scritto nella sua poderosa autobiografia “Sono apparso alla madonna”, pubblicata nel 1983. E, da qui. parte la storia del grande attore, regista, drammaturgo, filosofo, scrittore e poeta italiano, protagonista della “neoavanguardia” teatrale italiana e tra i fondatori del “nuovo teatro italiano”.

Una narrazione fissata per grandi tappe e date, un docufilm rigidamente cronologico che, dopo gli anni trascorsi nell’Istituto Calasanzio, lo vede, nel 1953, appena sedicenne, trasferirsi a Roma, dove inizia a frequentare la scuola di arte drammatica Silvio d’Amico. Appena dieci anni dopo, nel 1963, c’è il suo debutto nelle “cantine romane”, frequentate da personaggi come Alberto Arbasino, Ennio Flaiano, Pier Paolo Pasolini, con pièce teatrali divenute storiche, quasi mitiche, come Edoardo II, Cristo ’63 e, nel 1964, Salomé.

A proposito di Cristo ’63, fu annunciato da una locandina dipinta a mano che recitava: Teatro Laboratorio – via Roma Libera 23 / per pochi giorni / da venerdì 4 gennaio ore 21.30 / Carmelo Bene-Cristo – Giuseppe Lenti-Giuda – Alberto Greco-Giovanni Apostolo / presentano / in uno spettacolo Arte Vivo / Cristo ‘63 / omaggio a James Joyce / riduzioni I.N.R.I. – foto di scena di Claudio Abate, che, contrariamente da quanto programmato, andò in scena un’unica volta; uno spettacolo senza copione e improvvisato, che rappresentava gli ultimi momenti di vita di Gesù; una rappresentazione che, oltre alla sua definitiva consacrazione, segna non solamente la chiusura del Teatro Laboratorio, da lui fondato soltanto l’anno prima, ma anche l’inizio dei suoi problemi con la legge, perché accusato di atti osceni e di blasfemia: tutto si risolse in un niente di fatto, ma gli costò mesi di vita errante e di travestimenti.

Come grani di un rosario, si snodano le varie date che segnano le diverse tappe biografiche di Carmelo Bene, costruito perlopiù con immagini fotografiche, brevissimi video, e il racconto di Raffaella Baracchi, della figlia Solomè Bene, del giornalista Pietrangelo Buttafuoco, della voce di Maurizio Costanzo, del sociologo Stefano Cristante, del direttore d’orchestra Marcello Panni, di Simone Giorgino (ricercatore di Letteratura Italiana Contemporanea, Università del Salento), del direttore dell’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce Franco Ungaro e di Lydia Mancinelli.

1965, la perdita del figlio Alessandro che lo ha segnato profondamente (seppure non sia mai stato presente perché “non ero ancora in grado del lusso della paternità”) annunciata da un telegramma inviato dalla prima moglie, Giuliana Rossi, e letto da colei che è stata la sua compagna per tutta la vita, Lydia Mancinelli. 1966, la messa in scena di Pinocchio (o meglio, di uno dei suoi Pinocchio perché, come ben si sa, non esisteva un’unica versione ma tante versioni del personaggio collodiano).

1968, allorquando inizia l’esperienza cinematografica, che ha lasciato profonde tracce nella vita di Carmelo Bene, compiendola attraverso cinque indimenticabili titoli: Nostra Signora dei Turchi (1968 – pellicola sequestrata a Venezia), Capricci (1969), Don Giovanni (1970), Salomè (1972), Un Amleto di meno (1973), poi definitivamente abbandonato “perché il cinema ha sempre equivocato”.

1974, quando inizia a rifare alcuni dei suoi storici spettacoli.

1981, dopo l’attentato della stazione di Bologna, la città si apre a diverse iniziative, pensate non come lutto, ma come rinascita, così viene organizzata la lectura Dantis – canto XXVI INFERNO dalla Torre degli Asinelli, perché “ha vinto la poesia”, durante la quale non recita ma dice Dante.

1990, l’inizio della sua apparizione in televisione: memorabili le sue partecipazioni al programma “Il Processo del lunedì” di Aldo Biscardi, come, altrettanto memorabili, le presenze al Maurizio Costanzo ShowUno contro tutti, durante le quali il pubblico in sala, poteva sottoporre all’attore qualsiasi tipo di domanda.

16 marzo 2002: la morte.

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Carmelo Bene, Otello

Un docufilm che, attraverso i racconti di chi lo ha conosciuto, permette di intuire la grandezza e l’eccentricità di un personaggio che ha segnato la storia del teatro, con il suo modo di interpretare liberamente i testi, attraverso quello che è uno dei suoi maggiori lasciti: la voce, perché con essa poteva fare qualsiasi cosa, cantare, avere toni bassi o raggiungere vette altissime, modulandola come uno strumento, col suo pianissimo urlato e il suo fortissimo sottovoce.

Una vita segnata da eccessi, stravaganze, eccentricità (come quando si presenta in commissariato e dice: “arrestatemi. Arrestatemi prima che io lo uccida. Voglio uccidere il ministro del turismo e dello spettacolo perché non mi hanno dato il premio che mi sarebbe spettato dopo aver vinto il Festival di Venezia”).

Ma che non ha mai voluto stupire per provocazione, ma sempre contraddistinto da un grande rigore per il lavoro, con una implacabile forma di perfezionismo. Che ha sempre lottato con i critici che “non capiscono quello che io invece continuo a vivere ora per ora” che “hanno delle opinioni. Siamo in piazza? Al mercato? Il testo è spazzatura. Nella scrittura di scena, non faccio informazione, faccio cultura. Ho dato la vita al teatro”.

Addio a tutti.
Addio all’identità.
Addio per sempre.
Tutto il mio teatro comincia da un addio
Senza l’addio non si dà cominciamento

Info Bene. Vita di Carmelo, la macchina attoriale

  • di Samuele Rossi
  • prodotto da Echivisivi e Minerva Pictures
  • con il Patrocinio dell’Archivio Carmelo Bene, in collaborazione con Fondazione Teatro Toscano – Centro studi La Pergola Firenze.
  • in onda in esclusiva su Sky Arte sabato 16 marzo alle 21.15
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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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