Ucraina e Patrimonio artistico museale, la popolazione e la sua storia ancora in pericolo.

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Piattaforme social e mobilitazione

La volontà dell’Ucraina di difendersi si sta materialmente nutrendo, ora dopo ora, di una spinta collettiva viscerale, che non preclude potenzialmente a nessuno la possibilità di dare una risposta, di farsi presente rispetto all’inequivocabilità di un dramma. Molta della mobilitazione infatti si sta esprimendo attraverso la rete, e la comunicazione virtuale, ormai, anticipa anche l’ufficialità delle istituzioni.

E quella che a tutti gli effetti è la Resistenza ucraina, riesce ad avere un impatto significativo proprio attraverso i social, permettendo un’emissione costante del suo messaggio. Questa orizzontalità ha permesso una partecipazione letteralmente soggettiva e immediata a un evento di queste proporzioni, mai vista con questa intensità in nessuna fase della storia recente.

Un’urgenza per gli ucraini in questo momento sembra quella di non essere dimenticati, di non restare senza voce, quasi paradossale nella nostra epoca di iperconnessione. Ma è in tal senso che vanno interpretate la creazione della piattaforma #mywar; oppure, ancor più drammatica, quella di warcrimes.

Un hub, anche questo di base governativa, dove si invita chiunque sia testimone di un crimine e di un’azione disumana contro i civili, o contro il patrimonio, a documentarla. Documentare, quindi, come fatto prioritario, come forma di monito e di difesa contro l’aggressore, per riaccogliere un archivio il più possibile esteso delle colpe e della violenza di cui dovrà rispondere, in un ipotetico processo, di fronte a un tribunale penale internazionale, la Russia.

Ma è questa partecipazione diretta delle istituzioni e dei suoi rappresentanti in rete, a dettare una sorta di “metodo nuovo”, in un processo di disintermediazione senza precedenti, nel quale attori, dotati di un’autorevolezza indiscussa, abbattono tutte le distanze per comunicare e rivolgersi direttamente ai propri interlocutori.

Questo è quanto avviene anche nel mondo della cultura. Già durante le primissime sconvolgenti notizie dei bombardamenti, l’Italia aveva lanciato una campagna di solidarietà via social, con la diffusione delle opere del patrimonio culturale italiano, per ricordare il dolore della guerra e il valore della pace, a cui avevano aderito un lunghissimo elenco di istituzioni con l’hashtag #museumsagainstwar.

Il decreto Franceschini

Ma, il 18 marzo 2022, è direttamente con un tweet, a sua volta ripreso e rilanciato dal Presidente ucraino Zelensky, che il Ministro della Cultura italiano ha assunto l’impegno della ricostruzione del Teatro di Mariupol appena bombardato. E, solo successivamente, in un colloquio in videoconferenza, con il corrispettivo ucraino Oleksandr Tkachenko, ha formalmente assunto l’onere, non solo di fornire i mezzi per la ricostruzione del teatro appena sarà possibile, ma anche quello di un progetto complessivo in favore dell’Ucraina.

Con un decreto apposito, approvato in CdM in questi giorni, viene infatti stanziato un consistente fondo che coinvolge i principali istituti di cultura italiani, destinato agli artisti, ai professionisti  del settore museale del paese, sottoposto all’aggressione militare russa.

E, cosa altrettanto ragguardevole – in materia di contrasto a fenomeni di traffico illecito di beni artistici in caso di crisi -, il nostro Ministero collaborerà insieme a quello ucraino alla creazione di una banca-dati comune, volta al controllo e alla protezione del patrimonio nazionale, mobile e immobile, dell’Ucraina. Ma che, soprattutto, permetterà di rintracciare, attraverso un’operazione di polizia internazionale, opere indebitamente sottratte durante la guerra, anche a distanza di anni.

Tutto nell’ambito dell’iniziativa Unite4Heritage voluta dall’allora Direttore Generale dell’UNESCO, Irina Bokova, che vide la nascita dei Caschi blu della cultura. Aspetto cui idealmente si è appellato nelle stesse ore il direttore del Museo della memoria nazionale di Varsavia, con il ripristino dei Monuments Men in Polonia, un team internazionale di centinaia di esperti e intellettuali, che durante il secondo conflitto mondiale si adoperò per salvare il patrimonio dalla furia nazista.

Ancor più significativo a conclusione del colloquio bilaterale con l’Italia, è stato il valore dell’invito fatto al ministro della cultura Oleksandr Tkachenko, per la prossima riunione Ministeriale della Cultura del Consiglio d’Europa il 1 aprile 2020, evento presieduto dall’Italia. Non solo come auspicio di una ritrovata normalità, non solo per parlare della salvaguardia dell’eredità storica del paese, ma per dire che l’Ucraina è in Europa, e che l’Europa la sostiene pubblicamente, perché è parte di un processo di valori comuni. Alla riunione, il ministro Tkachenko ha promesso di presenziare.

Raccolta Fondi e il sostegno agli artisti in fuga dai teatri di crisi

Nel frattempo, alla necessità di documentare le atrocità di una violenza straziante, alla necessità di proteggere la memoria del proprio patrimonio, si aggiunge lo sforzo di recuperare fondi da stanziare.

In favore delle persone attualmente in esilio, o in pericolo nel loro paese, i nostri omologhi francesi hanno organizzato un piano di accoglienza e sostegno agli operatori del settore culturale, non solo ucraini ma anche i dissidenti del governo Putin, chiamato PAUSE, acronimo che sta per: Programma nazionale per l’aiuto urgente e per l’accoglienza degli scienziati in esilio, consultabile su Campus France. Vale la pena notificare anche l’iniziativa L’Ateliers des artistes en, un progetto nato a Parigi dove vengono forniti servizi di diverso tipo per artisti costretti ad abbandonare il loro paese per questioni di discriminazione razziale, politica o in fuga da situazioni di conflitto.

Operative fra le principali agenzie internazionali, sempre a difesa dei beni storico artistici, si segnala l’operazione congiunta di Europa Nostra e Global Heritage Fund, per una raccolta di finanziamenti e donazioni straordinaria.

Intanto L’UNESCO ha rafforzato i protocolli in applicazione alle situazioni di guerra, con l’attivazione dello Scudo Blu, e con un’attenzione specifica su Odessa, Kiev e Leopoli. Quest’ultima al confine est del Paese, è un sito che richiede una particolare trattazione.

L’intero centro storico, infatti, di epoca trado-medievale, con insediamenti risalenti anche al V secolo, insieme a tutto il complesso dei beni architettonici e artistici, riflette una sintesi delle tradizioni dell’Europa orientale, influenzate da quelle italiane e tedesche. Questo è stato dichiarato, nella sua totalità, patrimonio mondiale dell’Umanità. Alcuni giorni fa l’aeroporto è stato bombardato.

Leopoli e l’artista JR

Concludiamo, infine, sempre restando a Leopoli, di fronte al teatro dell’Opera, nella sua piazza. E’ di giorni fa un evento che meriterebbe una specifica recensione, visto il valore gestuale dell’impresa e dell’artista, cui ha fatto seguito una copertina del “Time”.

Stiamo parlando dello Street artist JR, forse uno dei più famosi e importanti artisti sulla scena urbana attuale (ne scrivemmo qui e anche qui);  con una cifra poetico umanistica che, con la sua tecnica del collage fotografico, si prefisse, agli esordi della sua carriera, di “cambiare il mondo” attraverso le persone comuni.  Nel 2013 è stato insignito del premio UNESCO dell’Ordine degli architetti per essere un “rivelatore di umanità”; mentre, il suo progetto partecipato, Inside-Out – The People’s art Project, ha ormai raggiunto 138 paesi nel mondo, coinvolgendo quasi oltre 440.000 persone, per 2329 azioni.

Famoso in Italia per i suoi recenti interventi su Palazzo Strozzi a Firenze e sulla facciata di Palazzo Farnese a Roma, JR ha raggiunto la città ucraina di Leopoli il 14 marzo 2020, in piena guerra, per dar vita a un’azione corale. Ha srotolato una fotografia di 45 metri di lunghezza su tutta la piazza, sostenuta come un enorme telo dalle braccia di centinaia di cittadini ucraini insieme con lui.

La performance è stata ripresa da un drone, e raffigura una bambina di 5 anni di nome Valeriia mentre scappa insieme a sua madre dal proprio paese.

Valeriia sorride ed è viva, in salvo, come dovrebbe essere per tutti i bambini della sua età ovunque sulla terra. Un essere umano, ogni sinolo essere umano, non è mai un fatto banale. La performance, così partecipata, e in virtù di questa sua specifica modalità, vuole rappresentare la resilienza della popolazione ucraina di fronte alla brutalità dell’invasione russa. Il video è visibile in rete qui. La pubblicazione è in edicola dal 28 marzo 2022.

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Vive a Roma, specialista in Storia e Arte Contemporanea presso la Sapienza di Roma, ha conseguito un master e attualmente si occupa di progettazione europea nell’ambito del sottoprogramma cultura, con specifiche competenze nel programma “Creative Europe”. Ha collaborato ad alcune riviste culturali, scritto saltuariamente di politica per alcune testate on line.

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