Anna Raimondo. 76 52 22 90. Le forme dei sogni tornano a mare

Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, Adlen, 2021, scultura + suono, 20x20x4, pan di zenzero, corda di juta

Nell’immaginario collettivo la parola sogno innesca interessanti spunti di riflessione. E’ un termine ricorrente e si presta ad una diversa interpretazione in base al contesto: dalla psicologia alla filosofia, dalla neuroscienza all’arte divinatoria, è stato analizzato attraverso un approccio razionale e irrazionale, scientifico e spirituale.
Per la neuroscienza è un fenomeno legato al sonno, in particolare alla fase REM, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali. A dare un notevole contributo all’interpretazione dei sogni fu Sigmund Freud (1856-1939) che descrisse i processi onirici e suddivise il funzionamento dell’apparato psichico in due forme: processo primario e processo secondario. Secondo questa teoria psicoanalitica classica, il sogno sarebbe la forma allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inappagato nella vita diurna. Sarebbe una “realizzazione velata di desideri inibiti“, cioè una manifestazione di un qualcosa che la coscienza disapprova e che non vuole rivelare. Quest’ultima esercita una censura psichica impedendo ai contenuti di emergere.
All’onirologia, ramo della psicologia che interpreta i sogni, si oppone l’oniromanzia, l’arte divinatoria che ha lo stesso scopo: una pratica che non è obbligatoriamente legata ad un culto religioso, ma si presta ai concetti di energie e di percezioni. Nella forma più semplice il consultante si rivolge ad una sensitiva, ad una persona che utilizza la percezione extrasensoriale per identificare informazioni nascoste. Analizza il contenuto simbolico del sogno e ne svela il messaggio sulla base delle proprie conoscenze ed esperienze, che generalmente sono rivelazioni sovrannaturali.
Un approccio interessante, ibrido, in cui l’arte dialoga con la psicologia, le percezioni extrasensoriali e la numerologia è quello proposto dall’artista sonora Anna Raimondo (1981), con la mostra personale dal titolo 76 52 22 90. Le forme dei sogni tornano a mare, allestita nelle sale della Shazar Gallery a Napoli, curata da Andrea Anastasio e in corso fino al 4 giugno 2022.

La serie numerica nel titolo dell’esposizione è l’esito della consultazione con la sensitiva Gina Piscitelli, esperta della numerologia tradizionale napoletana della Smorfia: durante l’opening ha interpretato i sogni legati al mare del pubblico. Queste cifre non hanno soltanto un valore cabalistico. Emerge da esse un contenuto filosofico e restituiscono una percezione e una valenza molto più concettuale del mondo onirico.

Anna Raimondo, è nata in Italia nel 1981, e vive a Bruxelles, in Belgio. Ha conseguito il Master in Sound Arts alla London College of Communication (UAL, London) e il dottorato tra la scuola di belle Arti di Bruxelles (ARBA) e l’Università ULB. La sua ricerca artistica verte sulla interazione tra gli individui attraverso l’incontro e lo scambio per mezzo di dispositivi: crea possibili aree di interazioni.

Utilizza la voce e l’ascolto come piattaforme di incontro e di collaborazione. L’esito di questa contaminazione genera performance, installazioni sonore e video. Questa esposizione è stata presentata in anteprima all’Hangar Bicocca di Milano il 25 e il 26 novembre 2021, nell’ambito dell’evento Fluo, un articolato progetto immersivo e crossdisciplinare (vincitore dell’Italian Council, 9. Edizione 2020), di Alessandro Sciarroni, curato da Davide Quadrio, con la direzione artistica di Andrea Anastasio.

Dopo aver raccolto diversi sogni legati al mare, tratti da racconti di persone con orizzonti culturali e geografici molto diversi, di Adlen, Amina, Mariana Carvalho, Moa Magnone, Domiziana Marinelli e James Webb, la Raimondo ha chiesto di interpretare i possibili e molteplici significati allo psicologo Emanuele Ferrigno e alla sensitiva Gina Piscitelli.

L’esito di queste narrazioni trova una corrispondenza concreta nelle sei sculture collocate su dei supporti circolari luminosi che rimandano agli antichi oracoli, visibili in mostra. Avvicinandosi alle opere si ascoltano in sottofondo le voci registrate in tempi e luoghi diversi, una alternanza di narrazioni in cui si intrecciano il mondo onirico, il simbolismo del mare e le diverse sensibilità.

La prima opera è un biscotto ed è tratta dal sogno di Adlen, un ragazzo di 17 anni che descrive il suo viaggio da Tunisi a Lampedusa, caratterizzato dal buio della notte e il cielo blu del giorno, perso nell’immensità del mare: cerca una serenità che non trova, pensando di essere ancora sull’isola.

Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, Adlen, 2021, scultura + suono, 20x20x4, pan di zenzero, corda di juta

Nel racconto, lo psicologo Ferrigno ne evince una depersonalizzazione, dove l’acqua che entra in eccesso nella barca rischia di farlo affondare, a tal punto da far diventare il soggetto un’unica cosa con il mare.

Un elemento vitale sembrano essere i biscotti, che sono la speranza, che mangia per sopravvivere, tutto il resto è immobile. Adlen è angosciato nel vedere Lampedusa, ed è un paradosso per chi fa un viaggio della salvezza proprio per raggiungere la meta.

Ha paura di perdere la sua storia, la sua lingua e la sua identità. La vera traversata sarà quella di costruire un ponte fra la sua cultura di origine e quella italiana.

La sensitiva Piscitelli, invece, lo interpreta come viaggio della disperazione, dell’incognita: se, dove, come e quando arriverà a destinazione. Formula diversi numeri: 71, l’uomo; 22 la follia degli individui che rendono schiavi i migranti; e 90 la paura. Adlen deve associare la sua vita al blu e all’azzurro per avere serenità.

Il secondo racconto è di Domiziana, che si traduce materialmente con due mani di marmo bianco che si intrecciano. Sogna uno tsunami che si avvicina alla costa, è il sintomo di una angoscia.

Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, Domiziana, 2021, scultura + suono, 7x25x5, marmo bianco assoluto

Il mare diventa un luogo di allarme, come se i segnali venissero dalla Natura più che dagli umani. Lei da adulta, la parte sana, prende per mano l’altra sé stessa, quella in pericolo, rischiando di farsi travolgere da questa onda anomala, identificata con l’ex, con la fine della storia d’amore, una paura che non deriva tanto da lui, ma da cosa accadrà dopo averlo lasciato.

Un sogno che sottolinea un passaggio epocale, una fuga terrorizzata. Domiziana entra in un labirinto della paura e si rifugia sul monte Fuji, dove il mare non può arrivare. Dall’alto guarda tutto in maniera razionale, il Fuji, che per assonanza in italiano e romano rimanda a “fuggire”. E’ una condizione esistenziale che la spinge a porsi una serie di domande: Ho fatto bene? E adesso cosa faccio? Ritiene di aver fatto la cosa giusta, anche se il mondo sta per crollare. Dalle macerie si ricostruisce.

Prima che il mondo crolli, porta via ciò che è valido. Questa interpretazione dello psicologo presenta una serie di analogie con quella elaborata dalla sensitiva, che definisce il suo sogno un vero e proprio incubo, ma dall’esito positivo. Per la Piscitelli, lasciando il suo ex, provoca un terremoto che ha sradicato tutto, mentre lo tsunami ha eliminato ciò che non è buono. Inoltre, elabora una serie di numeri legati alla visione onirica: 66, la sua doppia immagine, adulta e bambina; 71, la presenza del suo ex; e l’80, il terremoto, dalla quale è ripartita per iniziare a volersi bene.

Il sogno di James, invece, è profondo come il mare che attraversa, ed è apparentemente di stasi, reso evidente da una barchetta in mostra che ricorda quelle realizzate con i fogli di carta.

Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, James, scultura + suono, 7x25x7, granito blu brasiliano

È su una piccola imbarcazione, small, che caratterizza la sua identità. Il mare non è pericoloso, egli è in preda ad un senso di profonda solitudine e una ricerca di significato al tempo stesso. Questa condizione psicologica si trasferisce in un ristorante dove James non canta una canzone propria, ma una imitazione, un karaoke, nessuno si accorge di lui, nessuno lo sente, in una quiete quasi apatica.

Canta un pezzo di David Bowie (1947-2016), il cui significato è la solitudine, l’attesa, lo stare in casa, del blu elettrico, vivo, a differenza del blu oscuro, angosciante del mare. Forse questi suoni e queste visioni arrivano come una nuova ispirazione per fare in modo che questa barca non sia più così piccola, tanto da portarlo lontano dai ristoranti, lontano dalla banalità, di fronte alla quale continua a cantare un qualcosa che non gli appartiene.

Si trova fra le acque di questo mare come se aspettasse qualcuno che gli indichi la via. Nasconde un grande potenziale con le immagini, con i suoni e le visioni. Non è più l’ora di attendere. Anche la sensitiva ne scorge un totale isolamento e formula tre numeri: 1, la solitudine; 71, l’uomo; e 19, la ricerca della felicità. Esce da un periodo critico che riguarda la sua sfera sentimentale o di vita. L’auspicio è che possa di nuovo innamorarsi.

È un cuore, la scultura del sogno di Mariana, dove un’onda che arriva, crea un cambiamento brusco e radicale. Un organo che viene fuori dal corpo e mette a nudo i sentimenti, qualcuno che lo porta via.

Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, Mariana, 2021 scultura + suono, 9x25x25, marmo bianco di Carrara

Salta fuori nel tentativo di metterlo in una busta, dopodiché l’attenzione non è rivolta alla capacità di battere, quanto alla possibilità di percepire di nuovo delle emozioni. Il cuore esiste e va protetto. Mariana non lo vuole mangiare o ingoiare, non lo mette nello stomaco, ma va al posto di quest’ultimo, alterando la disposizione degli organi vitali. Rischia di diventare fegato, digerito, provoca rabbia.

È visibile uno tsunami nel sogno, ma lo scompiglio in realtà è dentro un autobus. E’ come se le onde, il mare, fossero fatti di esseri umani, che non la ascoltano e non la vedono. I flutti sono costituiti da individui indaffarati, insensibili, la madre di Mariana le dice nel sogno di abituarsi perché gli uomini sono tutti così, ma lei non è d’accordo.

È un “sogno di sintesi”, rappresenta un passaggio ad un’altra fase della vita, dove con l’emotività si diventa grandi. C’è un tentativo di rassicurare la protagonista, la madre asserisce che non è morta e continua a vivere. Ed è lì che esce fuori un sacco nero. Visto che il cuore non possiamo metterlo da parte, possiamo scegliere solo dove depositarlo, nel sacco bianco o nel sacco nero.

La protagonista non ha deciso, anche se in realtà ci sono delle indicazioni chiare su quali siano le sue preoccupazioni, un tentativo di leggere ciò che accade, una confusione che in genere hanno i bambini, fra il bene e il male, fra la madre buona e quella cattiva, la luce e il buio, tra cuore dentro o fuori. All’atto della narrazione del sogno, la Piscitelli formula subito dei numeri: 3, il mare di notte, arriva un’onda che porta via tutto il male e dopo ci sarà una rinascita; 4, lei insegue il suo cuore e lo porta in un sacchetto, per curarsi ha bisogno dei dottori; il 72, l’ospedale che cerca di raggiungere; il sacco bianco e quello nero rappresentano il bene e il male, 69, il Tao. Ultimo numero è il 18, il sangue. Mariana si deve fidare dell’istinto, ma non deve pensare solo con il cuore, ma anche con la mente.

Il sogno di Moa che si traduce nell’esposizione in pezzi di ghiaccio, si svolge in tre luoghi diversi: uno è il campeggio, contesto poco chiaro dove si ritrova con il padre e la madre, l’altro è la piscina con un perimetro ben chiaro, sicuro. Il terzo è il mare, incontrollabile, aperto, che non sembra angosciare la protagonista, anzi, spiega ad una amica che si può vivere un’altra vita.

Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, Moa, 2021, scultura + suono, 20x20x5, vetro di Murano

È un pensiero che rievoca alcuni sogni raccontati dai bambini relativi alla vita intrauterina dove si respira sott’acqua e tutto quello che succede nella “piscina” sicura del grembo materno. Si ha il passaggio dal campeggio o dalla piscina al mare aperto che è il mondo, l’esistenza. Moa passa alla vita sociale, non a caso la migliore amica viene coinvolta nel sogno. E’ molto matura, capace, ed è estremamente intelligente nell’osservare la società.

Cerca di identificarsi quasi con un genitore, si mette in una posizione asimmetrica, dove spiega agli altri il mistero delle origini della vita e non solo, come non preoccuparsi, come vivere un’altra esistenza. Il ricordo di aver imparato a respirare in quella “piscina” la aiuta a respirare anche nell’altro mare, nel mondo, dove non ci saranno i genitori, non si oppone alla trasformazione e soprattutto mette insieme l’esperienza fatta con la famiglia.

Per Gina Piscitelli, invece, la vita precedente di Moa nel grembo materno, dove ha trattenuto il respiro per nove mesi, dimostra di essere stata una sirena. Quando è nata, è diventata una signorina. Elabora la sequenza numerica: 2, la bambina, 23, la felicità e 19 la risata, con l’auspico che trovi una serenità ed il sorriso. 

Parallelamente la Raimondo, una volta giocati al Lotto i numeri evocati dalla Piscitelli, usa le schedine ed interviene sulle stesse. Attraverso questo gesto lo spazio onirico e quello pubblico confluiscono nel contesto espositivo, dove l’osservatore può interpretare liberamente a sua volta le sculture presenti.

Info

  • 76 52 22 90. Le forme dei sogni tornano a mare | Anna Raimondo
  • A cura di Andrea Anastasio
  • fino al 4 giugno 2022.
  • Shazar Gallery via Pasquale Scura 8, Napoli
  • info@shazargallery.com

 

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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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