Il Simposio e i suoi strumenti musicali, un esempio di ludica intelligenza

Fig. 3, Tomba del tuffatore, dettaglio

L’insegnante mediocre dice. / Il buon insegnante spiega. / L’insegnante superiore dimostra. / Il grande insegnante ispira. (William Arthur Ward)

In una società moderna, dove si è venuto a creare uno iato tra momenti ludici e i pochi dedicati all’esercizio del pensiero e dello spirito, il Simposio può essere visto come un meraviglioso punto di incontro tra queste due attitudini. Nel Simposio, per dirla in breve: si beveva, ci si divertiva al suono degli strumenti musicali (le lire e gli auloi), e si discuteva di filosofia.

Moltissime sono le raffigurazioni dei Simposi nell’arte antica, ma ciò che è più curioso, soprattutto se visto dall’angolazione del cattolicesimo, è che tali scenari vengano dipinti all’interno di tombe; si pensi al celebre caso della Tomba del Tuffatore di Paestum, unico esempio di pittura magnogreca sopravvissuta fino ai giorni nostri (fig. 1).

Sulle pareti interne di questa tomba, datata al 480-470 A.C., viene illustrata la tipica raffigurazione di un Simposio: uomini intenti a bere vino, a suonare e ascoltare musica, o a giocare al Kottabos: gioco diffuso che prevedeva il lancio delle ultime gocce di vino rimaste sul fondo della Kylix (l’antenata del calice) per colpire un oggetto ed ottenere così altre pietanze o favori dalla persona desiderata, pronunciando il suo nome ad alta voce (fig. 2).

Tra le scene in sequenza, come fotogrammi di una pellicola, si scorgono infatti due uomini che stanno per baciarsi (fig. 3).

Il tema del tuffatore, visto come un salto da una dimensione ad un’altra, lo ritroviamo anche in una celebre tomba etrusca, la Tomba della Caccia e della Pesca (520-530 sec. A.C.), segno evidente che certi simboli fossero una sorta di archetipo diffuso in determinati momenti storici, e che fossero comuni anche a culture diverse (fig. 4).

Si pensi anche alla Tomba dei Leopardi (una “tomba a camera” etrusca) in cui si vedono partecipare anche delle donne, cosa piuttosto insolita nella cultura greco/romana, dove le uniche donne ammesse erano le etère, musiciste e cortigiane di elevata cultura. Esse erano figure molto importanti e spesso capaci anche di influenzare il pensiero dei loro amanti, ma mai raffigurate sui Klinai (i letti) alla pari degli uomini, che possono partecipare e godere del simposio, come invece avviene nella meravigliosa raffigurazione pittorica di Tarquinia, in cui le donne (più bianche di carnagione e con il busto coperto), sono coprotagoniste assieme ai loro mariti di questa scena gioviale e morale (fig. 5).

Nella società occidentale odierna risulterebbe poco usuale ritrarre all’interno di una bara un momento ludico come una cena o un aperitivo, semplicemente perché questi momenti sono stati epurati dal loro carattere sacrale, edificante e catartico, nel senso più spirituale del termine.

È molto raro che durante una bevuta tra amici si discuta di ciò che sia giusto per lo spirito, o di filosofia. È come se certi argomenti fossero entrati nel crisma del dovere libresco e della seriosità, e quindi confinati a momenti accademici o scolastici.

Forse è proprio questa separazione a far sì che ciò che è ludico sia oggi necessariamente sinonimo di leggerezza. Ricordare invece in che modo gli antichi trascorressero il loro tempo libero potrebbe aiutare giovani e meno giovani a non avere timore di iniziare a condire questo tempo anche con spaccati di intelligenza.

L’importanza che si dava a questi momenti era talmente alta da far sì che i defunti iniziassero la loro nuova vita con quelle immagini imperiture negli occhi, una sorta di eterno memoriale che avrebbe dovuto accompagnarli nel loro nuovo cammino, assieme agli oggetti del corredo funerario.

Gli strumenti musicali del simposio: lyre ed auloi, l’unità tra apollineo e dionisiaco

Il concetto di musica per le antiche culture doveva essere molto diverso rispetto a ciò che essa ad assume nella cultura occidentale a partire dal Medioevo. Più che di musica vera e propria contava molto il timbro degli strumenti, l’onda sonora e le sensazioni fisiche e sensoriali che determinate sonorità potevano attivare in chi le ascoltava.

Il suono di determinati strumenti nel simposio ricopriva un ruolo fondamentale, in particolare le frequenze dionisiache delle vibrazioni degli strumenti a fiato (auloi, strumenti ad ancia) e quelle apollinee delle corde di budello delle lyre, basti notare la copiosa quantità di questi due strumenti musicali presenti nelle raffigurazioni greco/romane. Anche la scelta e il loro abbinamento non è affatto casuale: la lira era lo strumento sacro ad Apollo per eccellenza (fig. 6), essa venne infatti scambiata dal suo creatore (Admeto) con Apollo, in cambio di una mandria di vacche che Admeto aveva rubato.

Fu proprio con le budella e con le corna di queste ultime che Admeto, dopo essere scappato all’interno di una caverna ed aver trovato un carapace di Tartaruga che utilizzò come cassa di risonanza, costruì la Lyra e la barattò con Apollo, il quale venne illuminato da quel suono delicato. A differenza degli strumenti a fiato, la Lyra (successivamente sostituita dalla cetra, interamente in legno) permetteva inoltre al suo esecutore di declamare versi, o di cantare.

Tra gli oggetti del corredo della suddetta Tomba del Tuffatore vi è proprio un carapace di tartaruga (fig. 7), il defunto è pertanto accompagnato anche nella nuova dimensione post mortem dallo strumento che, verosimilmente, utilizzava durante i simposi, pertanto non sarebbe azzardato affermare che lo strumento doveva avere una rilevanza notevole in quanto presente sia nelle raffigurazioni pittoriche che fisicamente nel corredo funerario della tomba.

L’aulos (strumento a fiato, ad ancia) rappresenta invece il suono della catarsi per eccellenza, sacro a Dioniso, e spesso adoperato nelle danze e nei baccanalia (fig. 8). L’inferiorità spirituale degli strumenti a fiato viene sancita dalle muse nella gara musicale tra Apollo e Marsia. Apollo con la sua lira riusciva a suonare e cantare contemporaneamente, mentre Marsia, un satiro, ovvero un ibrido tra un uomo e un animale, deformava le sue guance suonando uno strumento a fiato, che non gli consentiva di cantare, avendo la bocca impegnata nell’insufflazione.

In un’altra versione, Igino, nelle sue fabulae parla di questa contrapposizione e ci dà una singolare versione di questa leggenda: Minerva, dicono, fu la prima a costruire un aulos con gli ossi di un cervo, per ricreare il suono del lamento delle gorgoni, e si presentò suonandolo al banchetto degli dei. Giunone e Venere si misero a prenderla in giro perché aveva gli occhi cerulei e le gote gonfie. La dea giunse a una fonte, si vide riflessa nell’acqua mentre suonava e capì che avevano avuto ragione a schernirla, per cui gettò via l’aulos e giurò che chiunque l’avesse raccolto avrebbe subìto un castigo terribile.

Un satiro, il pastore Marsia, lo trovò e prese ad esercitarsi assiduamente con lo strumento, traendo suoni sempre più dolci, al punto che sfidò Apollo a gareggiare con lui suonando la Cithara. Marsia stava vincendo, ma Apollo capovolse la Cithara e suonò la stessa musica, cosa che Marsia, con l’aulos, non riuscì a fare. E così Apollo legò il vinto Marsia a un albero e lo consegnò a uno scita che lo scorticò (fig. 9).

Nelle raffigurazioni tombali dei simposi questi due strumenti, simbolo di stati spirituali quasi opposti, quello dionisiaco e quello apollineo, vengono spesso raffigurati insieme. Quasi a voler significare che durante il simposio, momento in cui i convitati erano in uno stato di catarsi, in quanto ebri del vino di Bacco, ma al contempo illuminati da spirito apollineo, riuscivano a coniugare questi due sentori e a trovare un bilancio perfetto tra due assetti spirituali.

Musica e Scuola: rapporto zoppo, una grave assenza

La totale assenza di educazione all’ascolto della musica e delle vibrazioni prodotte da strumenti acustici è un altro aspetto fondamentale su cui meditare.

Nella quasi totalità delle scuole italiane elementari e superiori la materia “Musica” è inesistente. La cosiddetta “Educazione musicale” compare di sfuggita nelle scuole secondarie di primo grado, dove per lo più si insegnano ai ragazzi alcuni rudimenti del solfeggio.

La questione più importante, tuttavia, non sarebbe quella di insegnare ai ragazzi gli aspetti tecnici basilari (e semmai a strimpellare melodie comuni su un flauto), bensì fargli incontrare, conoscere e familiarizzare tramite una guida all’ascolto, le vibrazioni autentiche degli strumenti, ma soprattutto i grandi temi di Chopin, di Schubert e dei grandi compositori del passato. Tutto ciò avviene purtroppo solo nelle scuole specialistiche: conservatori e licei musicali, o scuole medie ad indirizzo musicale, ma non su larga scala; come se fosse legittimo far incontrare i classici della musica solo ed esclusivamente ai futuri specialisti.

Se agli studenti vengono sottoposte, a volte anche in maniera reiterata, le opere supreme della letteratura, della filosofia, della storia dell’arte occidentale, un mancato incontro, invece, con le grandi pagine di Mozart, Beethoven e Vivaldi è una delle gravi carenze della scuola, troppo impegnata a coniare nuove sigle e nuovi acronimi da far memorizzare ai futuri insegnanti e a potenziare la sua impeccabile burocrazia, senza curarsi di puntare soprattutto sull’empatia di chi insegna.

I ragazzi vengono abbandonati a ciò che è la musica generazionale del momento, o – nella migliore delle situazioni – sono protagonisti di benevoli scontri con genitori che rivendicano la superiorità della musica della loro gioventù, esattamente come faranno essi stessi un domani con i loro figli.

Ascoltare e riascoltare la complessità e il buon gusto di un tema musicale di Chopin, una melodia che trascende dall’aspetto della moda del momento, e rientra – come Leonardo o Raffaello – in altezze, eleganze e buon gusto da vero e proprio classico inteso nel senso più alto del termine, non sarebbe meno importante rispetto alla terza o quarta rilettura dei Promessi Sposi, spesso ridotto a un succinto riassunto da bignami.

Un tema di Schubert è una teoria di eleganza, esattamente come lo è una terzina di endecasillabi danteschi a rima incatenata, o il modo di disporre i personaggi nella pittura di Leonardo, in cui i loro gesti, i loro panneggi, se ben osservati, sono delle vere e proprie utopie visive.

Per tornare agli antichi simposi: lo stile della Tomba del Tuffatore è uno stile semplice ed essenziale. La pittura nelle tombe antiche ha un linguaggio che mi ha sempre fatto pensare ai cartoni animati: deve essere semplice, anche più elementare del vero, quasi parodiandolo, perché deve parlare a un defunto, la cui condizione è sospesa tra l’essere e il non essere, un essere dalle sinapsi deteriorate. Questo tipo di pittura, come afferma Giulio Carlo Argan, «deve parlare forte, come si parla ai sordi».

L’autore ringrazia:
Walter Maioli per la vicinanza e sintonia di sempre
Loredana Ianora per la revisione del testo
Roberto Mellini che, con i suoi scritti, mi aiuta ancora, da una dimensione diversa.”

+ ARTICOLI

Riccardo Prencipe, laureato con Ferdinando Bologna all’Università degli Studi di Napoli, ha poi conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Insegna Storia dell'arte presso le scuole superiori. Ha all’attivo diversi saggi e articoli di storia dell’arte, oltre ad una nutrita produzione discografica. Ha già svolto numerose conferenze sui rapporti tra arte e musica all’Università degli Studi di Firenze, all’auditorium di Capodimonte, al teatro Tempio di Modena, alla Biblioteca di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano. E' anche compositore e chitarrista, si è diplomato in chitarra presso il conservatorio di Napoli San Pietro a Majella ed ha poi proseguito lo studio dello strumento con il maestro Aniello Desiderio. Dal 2005 fonda e dirige l’ensemble Corde Oblique, la cui musica trae ispirazione del patrimonio storico artistico del sottobosco dell’Italia Meridionale. Ha licenziato otto album ed ha all’attivo decine di concerti in Italia, Europa, Albania ed Cina, oltre a collaborazioni con artisti del calibro di Milo Manara e Franco Fontana.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.