Jimmy Robert. Frammenti

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©Jimmy Robert. Courtesy the artist and Thomas Dane Gallery. Photo: Roberto Salomone

In filologia, il frammento è una frase o porzione di testo largamente corrotto o lacunoso sulla quale si cerca di ricostruire l’opera originaria, oppure il pensiero dell’autore. Il frammento, insieme al testo eventualmente pervenuto completo è una fonte primaria. Anche in archeologia, il reperto non è solo qualcosa di ritrovato: è un oggetto che si inserisce in un percorso di ricostruzione razionale di un popolo, delle sue caratteristiche economiche, politiche, sociali e culturali. Partendo da queste considerazioni, una ulteriore riflessione sulla ricerca del passato è fornita dallo studioso Philippe Jockey (1962), che nel suo libro Le Mythe de la Grèce Blanche, afferma che l’estetica dell’imperialismo bianco deriva dalla convinzione che le antiche sculture di marmo greche non avessero colore. Oggi, grazie alla tecnologia è stata constatata la presenza di una policromia in tutta l’architettura e l’arte classica.
In questo contesto si inserisce la creatività dell’artista Jimmy Robert (Guadalupe, 1975), che ha sviluppato un corpus di opere in cui mescola collage, fotografia e scultura, visibili nella mostra personale allestita nelle sale della Thomas Dane Gallery di Napoli fino al 5 agosto 2022.

Dopo essersi diplomato al Goldsmith’s College di Londra nel 1999, le sue performance e le sue installazioni hanno ottenuto un crescente riconoscimento in tutta Europa. I suoi film, le fotografie e le sue pubblicazioni gravitano attorno a una sensibilità comune basata sullo scorrere del tempo: è una ricerca artistica che si concentra sulla relazione immagine-oggetto.

Attraverso queste “composizioni”, Jimmy Robert getta luce su come una scultura, e per estensione la storia, possano essere accuratamente costruite, soffermandosi in modo particolare sulla percezione dell’osservatore.

Nello spazio della galleria, concepito appositamente come un “tempio classico”, l’artista ha allestito una inedita riflessione sul black body. Robert presenta otto frammenti, ognuno dei quali è il risultato di un collage e di una ridefinizione di immagini di sculture classiche a Napoli e dintorni. Incorniciate in diveri modi, spesso non in maniera ortodossa, ci restituiscono una esplorazione delle potenzialità della carta come mezzo fotografico, ma anche scultoreo.

Ad accogliere i visitatori è una fotografia ibrida caratterizzata dal volto dell’artista, la cui metà è l’immagine di una statua classica: ne emerge un continuum temporale in cui ogni elemento intrecciato è dipendente dal successivo. Egli genera una narrazione che sovverte l’accettazione della storia antica a favore di una sua rielaborazione.

Della stessa caratura è il collage che ha come protagonista una scultura greca caratterizzata da braccia contemporanee: se da una parte l’immagine rimanda all’icona pop della Venere di Milo, dall’altro, l’uomo “indossa” la cultura antica, riportando in “superficie” la conoscenza di una civiltà che ha scritto una delle più importanti pagine della storia.

Come notiamo, le due dimensioni dialoganti all’interno del percorso espositivo sono la carta fotografica e il corpo.

Il supporto cartaceo in alcune opere si flette, riflette e reagisce. All’interno di una cornice collocata sul pavimento, simile ad una botola, una figura umana sembra privarsi del “velo” che lo avvolge, il gesto di estensione del braccio genera una piega della quale si percepisce il movimento.

Egli crea lunghe strisce di carta come se fossero pareti per separare le opere d’arte, ma anche per stamparvi direttamente. E’ un modo per coreografare la mostra e catturare lo sguardo dell’osservatore. L’utilizzo della pagina bianca ha un obiettivo ben preciso, in generale rappresenta un potenziale per tante cose che possono accadere, ma è anche un vuoto che cerca una risposta.

Creando forma attraverso il gesto, trae ispirazione da artisti come Yvonne Rainer (1934) e Yoko Ono (1933). La sua esplorazione dei corpi in movimento e dei gesti ripetitivi, in cui è visibile l’elemento tangibile, lo hanno definito un artista del tatto.

Info mostra

  • Jimmy Robert
  • fino al 5 agosto 2022
  • Thomas Dane Gallery
  • via F. Crispi 69, Napoli
  • contatti: +39 081 1892 0545 – naples@thomasdanegallery.com
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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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