Tauromaquias / Tauromachie. Sguardi contemporanei sul mito mediterraneo ancestrale.

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In origine la tauromachia era uno spettacolo diffuso nel mondo mediterraneo e consisteva nel combattimento tra animali o tra uomini contro bovini.
Nel II millennio a.C. si diffuse nella antica Grecia, in occasione dei festeggiamenti: gli animali impiegati erano soprattutto maschi adulti, i tori, ma non mancavano casi in cui si adoperavano vacche, vitelli o maschi castrati.

Nella civiltà minoica-micenea, il toro era una presenza significativa, come testimoniano alcuni affreschi del palazzo di Cnosso, nell’isola di Creta, con bassorilievi e sigilli che offrono rappresentazioni della cerimonia chiamata taurocatapsia (in greco ταυροκαθαψία, salto del toro).

In essa il sacerdote-acrobata si lanciava verso l’animale in corsa afferrandolo frontalmente per le corna, eseguendo una capriola sul suo dorso al momento del contraccolpo: probabilmente il rituale prevedeva nella fase finale il sacrificio dell’animale.

Questa tipologia di spettacolo era sostanzialmente identica all’attuale corrida de recortes, una forma incruenta di tauromachia spagnola, che divenne pian piano una tradizione popolare.

Il mondo dell’arte è sempre stato affascinato da questa disciplina, tanto da produrre una serie di opere dagli esiti sorprendenti.

Celebri sono ad esempio le incisioni della serie chiamata appunto Tauromachia, realizzata dal pittore Francisco Goya (1746-1828) tra il 1814 e il 1816 per illustrare, nell’eterna lotta fra tori e toreri, una sorta di allegoria della vicenda umana.

Fra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, l’artista Pablo Picasso (1881-1973) eseguì lavori, per la maggior parte in china su carta e cartone, raffiguranti tori, corride e minotauri.

L’iconografia mitologica del toro diventò preponderante nella sua rappresentazione del mondo, arrivando a identificarsi con il Minotauro che incarna la dualità dei rapporti fra uomo e donna, fra bestialità e innocenza.

L’animale è stato spesso protagonista di capolavori creati con pennini e pennelli in scene di lotta con toreri o di intimità con donne nude, ispirate alla cultura greca.

Questi lavori furono realizzati anche su tele e pezzi di ceramica come piatti, anfore o centrotavola, dove la figura del toro dominava l’opera attraverso una serie di contrasti di colori, molto spesso tra il bianco e nero: un cromatismo che riflette il dualismo della vita e della morte, come nella celebre Guernica.

Analogamente, anche l’artista Ralston Crawford (1906-1978) realizzò in chiave astratta, Toro and Horse, una tauromachia ispirata dal suo soggiorno in Spagna nel 1957.

Un approccio diverso rispetto all’ambito pittorico, in cui l’attenzione non è rivolta alla figura del toro, ma al pubblico partecipante o alla preparazione del torero prima della corrida, è quello proposto nella mostra fotografica allestita negli spazi della Galleria di FOQUS Fondazione Quartieri Spagnoli di Napoli e intitolata Tauromaquias / Tauromachie. Sguardi contemporanei su un mito mediterraneo ancestrale, a cura di Iris Martín-Peralta, organizzata dalla omonima Fondazione, dalla Ambasciata di Spagna in Italia e dalla Fondazione con il Sud, e in corso fino al 30 settembre 2022.

Tre artisti contemporanei, i fotografi Aitor Lara (1974) e Gianmaria De Luca (1988) e la regista Elettra Pierantoni (1987), ripercorrono e rivisitano la tauromachia spagnola, tradizione antica e millenaria del Mediterraneo.

Ad accogliere i visitatori sono le fotografie di Aitor Lara, insignito del Premio Fotografia Juana de Aizpuru nel 1999, con i suoi lavori ha partecipato alle fiere internazionali come Arco di Madrid e Paris Photo di Parigi.

Ha ricevuto premi e borse di studio, realizzando campagne di sensibilizzazione per diversi enti e reportage per vari magazine. Egli affronta temi legati all’identità, suggerendo modi per interpretare le realtà contemporanee. Ha lavorato in molti paesi portando alla luce le dimensioni critiche delle minoranze sociali e delle società segrete.

Negli scatti in mostra, Maestranza, ha reinterpretato attraverso le immagini in bianco e nero, i volti e le movenze del popolo protagonista delle tauromachie nel cuore della Spagna.

Ciò che emerge è una arena piena di voci, gesti e riferimenti che appartengono ad una nazione profonda, la cui cultura va ricercata nel passato. Si instaura un rapporto diretto fra gli spettatori e la morte, un dialogo incessante e contraddittorio tra natura e tradizione.

L’arrivo del torero nella Plaza innesca reazioni di giubilo, diventa l’eroe popolare che tutti i partecipanti ammirano perchè sfida l’animale e inganna la morte con il suo coraggio e la sua arte.

Negli scatti di Lara, la corrida continua ad esprimere la voce di una società piena di contrasti: da un lato genera cultura, dall’altro, pone interrogativi sul massacro a cui sono sottoposti i tori.

Le istantanee in bianco e nero di Lara dialogano con i lavori di Gianmaria De Luca, artista che, attraverso lo studio delle diverse tecniche di stampa, parte dalle influenze della tradizione italiana per rileggere in chiave personale l’ancestrale lotta tra il toro e l’essere umano, ispirandosi alle tecniche figurative del pittore Diego Velàzquez (1599-1660).

I suoi lavori spaziano dal fotogiornalismo alle foto d’arte, dalle installazioni alle collaborazioni con artisti famosi. Tra i suoi lavori recenti vi sono: Metropoliz, realizzato presso il MAAM- Museo dell’Altro e dell’Altrove di Roma e Les silences del ombres per La Monnaie di Bruxelles, in Belgio.

Nelle foto in mostra, Eva Florentia, De Luca rappresenta l’immaginazione e i sogni delle persone.

Protagonista degli scatti è Eva, una donna che fin da bambina sognava di diventare matador nonostante non fosse del luogo, l’Andalusia, e non fosse un uomo.

Partita da Firenze e trasferitasi a Siviglia, sfidando la tradizione, ha dovuto affrontare una serie di barriere e pregiudizi per perseguire il suo sogno.

Le istantanee che la immortalano nell’atto della preparazione alla corrida sono state realizzate con la tecnica del light-painting, e restituiscono una resa “pittorica” che rimandano ai dipinti barocchi dell’artista andaluso Diego Velàzquez e le descrizioni letterarie di Ernest Hemingway (1899-1961).

A chiusura del percorso espositivo è visibile il film della regista Elettra Pierantoni, diplomata in Sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dopo aver frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia.

Uno dei suoi cortometraggi dal titolo, Semiliberi, è stato selezionato a numerosi festival, il Toronto Film Festival, il Festival di Clermont-Ferrand, il Festival di Dresda, ed ha ricevuto il Primo Premio del Cinema Italiano di Madrid, oltre ad aver collaborato alla scrittura di numerosi cortometraggi e documentari.

Ed è sempre Eva la protagonista, dove la regista romana, oltre a raccontare la sua storia, gli ostacoli e i pregiudizi del mondo maschile nei suoi confronti, ne elogia l’impegno e la perseveranza nel raggiungere il suo obiettivo, quello di diventare una torera.

Questa pellicola è un viaggio in uno spazio che richiede una partecipazione corporea, è la ricerca del significato di umanità all’interno del conflitto uomo-animale.

L’esperienza di Eva nel mondo della tauromachia è l’occasione per entrare in un contenitore pieno di simboli.

I tre atti del racconto corrispondono alle tre fasi della corrida e ai tre momenti della sua vita: la fuga, il sogno e la nuova sfida.

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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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