Collection Bachelot straordinaria. 150 scatti a Villa Medici per un inno alla fotografia.

immagine per Collection Bachelot straordinaria. 150 scatti a Villa Medici per un inno alla fotografia.

La mostra Collection Bachelot all’Accademia di Francia a Villa Medici di Roma, presenta un’accurata selezione di circa 150 preziose stampe fotografiche dalla raccolta dei coniugi Florence e Damien Bachelot.

Il progetto espositivo si articola attraverso le foto di circa 50 autori, in un arco temporale che coprendo un intero secolo giunge fino ai nostri giorni, attraversando uno spazio geografico che abbraccia Europa e Stati Uniti, e che, in alcuni scatti, si amplia ulteriormente: verso l’estremo oriente, toccando città cubane, raggiungendo le isole Comore.

Senza apriorismi di nessun tipo e fidandosi delle loro guide (il direttore dell’Accademia di Francia a Villa Medici, Sam Stourdzé, lo storico della fotografia Michel Poivert e diversi galleristi), i coniugi Bachelot, contemperando la razionalità di Damien con la spinta emotiva di Florence, hanno acquisito in una ventina d’anni circa un migliaio di stampe di grandi nomi della fotografia e al contempo hanno offerto spazio nella collezione anche ad opere di giovani emergenti.

Il percorso comincia con i grandi autori della fotografia umanista francese, come Henri Cartier-Bresson, del quale si segnalano, tra le altre, alcune opere realizzate in estremo oriente, poi Robert Doisneau e Brassaï, con i loro notturni parigini, avvolti dalla neve o immersi nella nebbia, Édouard Boubat, le formidabili Janine Niépce e Sabine Weiss, e poi Willy Ronis, che, insieme agli altri, riuscì a tracciare una netta distanza da quel mero passatempo della società borghese qual era la fotografia prima dell’arrivo del gruppo umanista; al riguardo, Ronis chiarì il suo pensiero con la frase:

“Quando esco con la mia macchina fotografica non vado alla ricerca del Graal”.

Questa attenzione per il microcosmo urbano, che vedeva al centro l’essere umano, sebbene non possa ancora definirsi fotografia sociale, può tuttavia essere accostata per svariati aspetti alla Street Photography statunitense, nei confronti della quale i Bachelot iniziarono ad appassionarsi a partire dal 2006.

Fu il gallerista newyorkese Howard Greenberg ad introdurli al lavoro di Saul Leiter, ed essi ne divennero appassionati collezionisti attraverso l’acquisizione di svariate foto a colori della sua produzione privata risalente agli anni ’40-‘50.

Ma in mostra ci sono anche Gilles Caron e gli inizi del reportage moderno;  Diane Arbus, Vivian Maier, Dave Heath, Dorothea Lange, Joel Meyerowitz, Helen Levitt, Robert Frank; i ritratti documentari dei fotografi contemporanei come Luc Delahaye, Mohamed Bourouissa, Véronique Ellena Laura Henno; Nan Goldin e altri ancora, in un allestimento che rispecchia la molteplicità degli sguardi emozionati e attenti dei Bachelot, i quali, superati i confini francesi, hanno voluto proseguire il loro percorso nel resto d’Europa, dilatando ulteriormente l’orizzonte geografico della propria collezione.

Si va quindi dall’Inghilterra operaia anni ‘80 di Chris Killip, al bianco e nero dell’ex-Cecoslovacchia di Josef Koudelka con i suoi gitani e alle incursioni nella fotografia italiana di Mario Giacomelli e Luigi Ghirri, due veri maestri.

Le scelte dei Bachelot sono dettate, come loro stessi affermano, da un’autentica ossessione per la qualità di stampa: si direbbe che il lavoro dello stampatore rivesta un ruolo decisivo per l’acquisizione di una nuova opera.

La risolutezza nell’adottare questo parametro supera ogni proposito o intenzionalità di chi fotografa: l’argomento, il tema o il soggetto dello scatto non sono determinant.

La Collezione Bachelot non è un archivio, ma una raccolta che rispecchia la sensibilità dei collezionisti, che, con la loro determinazione nel dare priorità alla qualità esecutiva della stampa (con una spiccata predilezione per quella ai sali d’argento) svelano l’incondizionato amore per ogni opera acquisita, unito, con buona probabilità, al desiderio di salvaguardare ogni singolo pezzo della loro collezione per tutelarla integralmente il più a lungo possibile.

Collection Bachelot è un progetto espositivo dove si respira anche la vivace atmosfera dei Rencontres d’Arles (dei quali Stourdzé è stato direttore dal 2014 al 2020): un focus all’interno della mostra è dedicato al lavoro della fotografa contemporanea Laura Henno, che i coniugi Bachelot hanno incontrato nel 2019, proprio in occasione di quel rinomato Festival della Fotografia.

La sua ricerca sui giovani abitanti delle isole Comoro, instradati al mestiere di trafficanti di esseri umani per consentire agli scafisti adulti di potersi sottrarre alle condanne, è un viaggio fatto di ritratti nitidi, essenziali, privi di pietismo.

In mostra c’è anche un’ex borsista dell’Accademia di Francia, Véronique Ellena, con il suo ciclista (Sans Titre, série Ceux qui ont la foi) dignitoso e assorto nonostante la caduta, collocato, grazie a un’interessante idea d’allestimento, in una nicchia che conferisce all’immagine una sorta di sacralità sommessa.

In conclusione, Collection Bachelot è una mostra che racconta fluentemente la nascita e la costruzione di una raccolta da parte dei suoi collezionisti, è un inno alla fotografia, a quel suo misto di fascino ed empatia che ha determinato e continua a determinare le loro scelte, il cui frutto è un’antologia raffinata di documentazione storica e semplicità umana nella quale tentare di riconoscere un po’ di quelle verità presenti o immutabili attorno a noi.

Info mostra Collection | 150 fotografie della collezione Bachelot

  • Artiste e artisti presenti nella mostra: Diane Arbus, Édouard Boubat, Mohamed Bourouissa, Marcel Bovis, Brassaï, Gilles Caron, Henri Cartier-Bresson, Philippe Chancel, Stéphane Couturier, Bruce Davidson, Luc Delahaye, Robert Doisneau, Gilles Ehrmann, Véronique Ellena, Mitch Epstein, Louis Faurer, Andreas Feiniger, Robert Frank, Paul Fusco, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Nan Goldin, Paul Graham, Harry Gruyaert, Dave Heath, Laura Henno, René Jacques, Ray K. Metzker, Nadav Kander, Chris Killip, François Kollar, Josef Koudelka, Dorothea Lange, Saul Leiter, Christian Lemaire, Leon Levinstein, Helen Levitt, Vivian Maier, Susan Meiselas, Joel Meyerowitz, Janine Niepce, Willy Ronis, Joy Judith Ross, Arthur S. Siegel, Eugene Smith, Mike Smith, Paul Strand, Sabine Weiss.

  • A cura di Sam Stourdzé
  • Dal 7 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023
  • Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
    Viale della Trinità dei Monti, 1 – Roma
  • Orari: dal lunedì alla domenica: 10.30 – 19.00 (ultima entrata 18.30); venerdì e sabato: 10.30 – 20.00 (ultima entrata 19.30); chiusura martedì
  • Ingresso senza visita guidata tariffe: €10 (intero) – €8 (ridotto)
  • Ufficio stampa per l’Italia Elisabetta Castiglioni: info@elisabettacastiglioni.it
  • La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Maison CF (edizioni Clémentine de la Féronnière), che comprende testi inediti dello storico della fotografia Michel Poivert nonché un’intervista-dialogo tra Florence e Damien Bachelot con Sam Stourdzé, realizzata dallo stesso Michel Poivert per la mostra di Villa Medici.
+ ARTICOLI

Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.