Mostre contemporanee in luoghi dell’Antico. Sergio Sarra e Tenerani Spina.

È da un po’ che si assiste al proliferare di progetti espositivi che mettono al centro il rapporto tra antico e contemporaneo. Il più delle volte si tratta di collezioni museali o siti archeologici che ospitano opere di artisti del nostro tempo, con risultati, duole ammetterlo, non sempre riuscitissimi. In alcune circostanze, viceversa, queste operazioni, evitando banalità e facili ammiccamenti, sembrano funzionare, se non altro come impulso alla riflessione e alla conoscenza di artisti del passato e del presente.

È il caso, ad esempio, di due mostre in corso a Roma, città nella quale questa tendenza pare diffondersi e consolidarsi più che altrove: la prima, a Palazzo Braschi, dal titolo Vis-à-vis. Tenerani Spina. Dialogo in immagini, a cura di Fabio Benedettucci, è focalizzata sulla ritrattistica contemporanea e ottocentesca.

Propone un dialogo tra venticinque busti in gesso di Pietro Tenerani, scelti tra le oltre cinquecento opere provenienti dalla galleria dell’artista in via Nazionale (pervenute nel lontano 1940 all’allora Governatorato di Roma), e le foto in bianco e nero eseguite dal fotografo Luigi Spina.

A ogni opera in gesso corrisponde un dittico che ha per soggetto la scultura stessa: scatti eseguiti in bianco e nero, su pellicola, che esaltano la qualità tecnico-esecutiva dei ritratti, grazie a una sapiente modulazione della luce.

L’altra mostra, nature, di Sergio Sarra, a cura di Lorenzo Bruni Ludovico Pratesi, è a pochi metri di distanza, a Palazzo Altemps, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano.

Qui l’artista, assieme ai curatori e al direttore Stéphane Verger, ha svolto un’operazione diversa: ha collocato nelle grandi sale del museo opere già realizzate in anni recenti, confrontandosi di volta in volta con importanti sculture, quali l’Afrodite accovacciata o il celebre trono Ludovisi, misurandosi senza soggezione con ineguagliabili capolavori, spesso affidando a supporti e dispositivi il compito di introdurre la propria poetica nel contesto di una delle più belle collezioni di antichità dell’Urbe.

Che dire di queste due mostre diversissime (gestite peraltro da enti anch’essi diversi)? In quella di Palazzo Braschi il rapporto tra foto e sculture sembra più serrato e complice.

Un duplice riconoscimento reciproco in un allestimento che costringe lo sguardo a un continuo andirivieni tra la scultura e il suo doppio ritratto in bianco e nero; il palazzo accoglie, quasi scompare, lasciando spazio al ritorno immaginifico di una società aristocratica e intellettuale che animava i salotti del tempo.

Una sorta di scenografia del XIX secolo, dalla quale uomini di mondo e donne raffinate, spesso dedite alle arti, ci osservano, permettendoci di scoprire somiglianze e affinità con il nostro tempo, con volti che lasciano trasparire fierezza e vanità.

Luigi Spina ha saputo attivare in noi un movimento circolare attorno ai ritratti, alla ricerca di un piccolo dettaglio, un’increspatura che riuscisse a far avvertire una nuova vitalità dei protagonisti.

Così abbiamo cercato di conoscerli, di scoprire le loro vite leggendone le biografie (attraverso pannelli illustrativi e didattici finalmente degni di questo nome) restituendo anche allo scultore Tenerani il ruolo di primo piano che ebbe in quel segmento di tempo.

Per la mostra Nature è stata fatta un’operazione differente: pur nel rigore dell’allestimento, è stato assecondato il desiderio dell’artista di impossessarsi delle sale, talvolta in sordina, con opere di piccole dimensioni disposte accanto a quelle della collezione, con criteri squisitamente individuali di preferenza o di assonanza.

Sarra ha costruito dei supporti in legno che sembrano sintetizzare geometricamente le sontuose mostre marmoree dei camini originali, ha utilizzato grandi tavoli-vetrina dal perimetro irregolare per i suoi lavori grafici, ha poggiato i suoi quadri su sostegni a sezione triangolare.

Le sue pitture sembrano posizionate lì da molto tempo, ma in una modalità provvisoria, talvolta prendendosi lo spazio di un’intera parete, come nel caso di una ventina circa di lavori su cartoncino, realizzati durante il lockdown, che, nonostante le singole dimensioni ridotte, grazie a un allestimento contenuto ed equilibratissimo, non solo vengono percepiti -correttamente- come un’opera unica, ma riescono a integrarsi perfettamente senza disturbare (e senza sparire) con il gruppo scultoreo di Oreste ed Elettra.

Con le sue morbide tonalità, ricche di velature e di passaggi sapienti, Sarra esalta simultaneamente la collezione e il prezioso arredo che la custodisce, mediando tra passato e presente, riconoscendo l’estrema modernità di alcune opere antichissime, come la statua egizia del faraone in diorite (ci ha detto che è la sua preferita) e rendendo altresì un rispettoso omaggio a un grande artista del Novecento, Giorgio De Chirico, le cui opere sono spesso cariche di riferimenti al mito e all’archeologia.

Sarra e Spina si sono dovuti immergere nel passato: forse hanno immaginato l’avvicendarsi di aristocratici e cardinali che a grandi passi hanno attraversato quelle sale, tra gli accaniti collezionisti e i generosi committenti che hanno decorato e arricchito queste due dimore straordinarie.

Magnifiche sedi museali, le cui sale, talvolta deserte, stridono un po’ se confrontate con l’affollatissimo Colosseo o l’impraticabile Fontana di Trevi.

L’invito, allora, è quello a percorrere anche noi quei corridoi, facendo risuonare i nostri passi, interrogandoci senza giudizi aprioristici sul livello di qualità di queste operazioni: meritano apprezzamento o le troviamo respingenti?

Comunque la si pensi, la distanza dai luoghi del turismo di massa non mancherà di apparire siderale e forse a prevalere sarà una sensazione di sollievo per la quiete e la bellezza ritrovate.

Info mostre

Vis-à-vis. Tenerani Spina. Dialogo in immagini

  • a cura di Fabio Benedettucci
  • Museo di Roma – Palazzo Braschi
    Piazza Navona, 2 e Piazza S. Pantaleo, 10
  • Dal martedì alla domenica ore 10.00-19.00
  • Fino al 12 novembre 2023

Nature. Sergio Sarra

  • a cura di Lorenzo Bruni e Ludovico Pratesi
  • Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps
    Piazza di S. Apollinare 46
  • Dal martedì alla domenica in orario 9.30-19
  • Fino al 12 novembre 2023 
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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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