RI-CONTENERSI. Domenico Borrelli a Napoli

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02 Domenico Borrelli Autobroccante 22 e Frammenti installation view

Nel saggio Avere o Essere? del 1976, dello psicoanalista tedesco Erich Fromm (1900-1980), pubblicato per la prima volta in lingua inglese e tradotto in più di trenta lingue, egli analizza le categorie dell’Avere e dell’Essere, vedendo le due modalità fondamentali con cui si esplica l’esistenza di ogni essere umano. Per Fromm, la prima (Avere) coincide con la dimensione dello sfrenato consumismo e del gretto possesso, proprio della società opulenta e capitalistica; la seconda (Essere), invece, coincide con quella libera e globale realizzazione di sé stessi.
Oltre alla psicologia, sono diversi i campi in cui questo dualismo ha generato un dibattito e delle riflessioni, che vanno dalla filosofia alla religione, dalle scienze sociali all’arte. E dal mondo della creatività e della produzione artistica arrivano delle risposte concrete a tali teorie.
Un approccio molto suggestivo è quello proposto dall’artista torinese Domenico Borrelli (1968), docente di scultura all’Accademia di Belle Arti di Foggia, con una mostra personale dal titolo RI-CONTENERSI, allestita nelle sale della Shazar Gallery, a Napoli, in via P. Scura 7, fino al 19 novembre 2022.

In 30 anni di attività artistica ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero tra cui Nature and Metamohosis a Beijing e Shanghai, in Cina, e Levia gravia da Umberto Benappi Arte Contemporanea a Torino.

Alcune sue mostre personali sono state Branco 1998 dello Studio Arte Recalcati a Torino, No Entry 2006 dello Studio Vigato ad Alessandria, Memore 2017 della Zaion Gallery, a Biella. Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti del museo Hakone Open-Air Museum di Tokyo, in Giappone, il Museo di Milevsko, nella Repubblica Ceca, Igav Fondazione Garuzzo, a Saluzzo, in provincia di Cuneo, Loft Project ETAGI di San Pietroburgo, in Russia, e al Parco d’Arte Quarelli, a Roccaverano, in provincia di Asti.

Questa continua ricerca dell’Avere e dell’Essere, dell’individuo e dell’oggetto, trovano una corrispondenza visiva nelle tre sculture antropomorfe dalle dimensioni imponenti concepite da Borrelli, a cui sono affiancati alcuni elementi ibridi che parlano di storie e di identità.

Realizzate in resina pigmentata, Caraffante 22, Bottiglia 22 e Boccale 22, sono una rielaborazione di un progetto del 2004, in cui l’artista espleta la sua ricerca sulla relazione corpo/oggetto, dove i singoli recipienti caratterizzati da lunghe gambe maschili sono esseri portatori e contenitori di energia. Osservandoli attentamente, la parte superiore di una delle sculture rievoca l’antico vaso oinochoe greco, mentre un altro rimanda ad un tipo di hydriae, che veniva utilizzato nell’antichità per scopi diversi.

L’immagine ibrida che ne deriva dalla conoscenza dell’artista della archeologica classica e della anatomia umana pone un interrogativo sul suo significato simbolico, partendo sempre dalla dicotomia avere o essere: è l’uomo che si trasforma in vaso e quindi cede al consumismo e al materialismo, o è l’oggetto ceramico che perde la sua consistenza a favore della ricostituzione fisica e mentale dell’essere umano?

Solo in un singolo caso questa domanda trova una risposta abbastanza chiara. Ne è un esempio una mano che emerge dalla curvatura di un vaso e ne afferra il collo. Ciò a cui si assiste è il processo di sottrazione e di eliminazione della figura umana, dove l’arto cerca disperatamente di sopravvivere.

Le incisioni che appaiono sulla superficie degli esseri mutanti o antropomorfi, alcune realizzate a rilievo, altre, invece, disegnate con meticolosa esecuzione, contribuiscono ad una nuova lettura delle opere, come se fossero tatuaggi sulla pelle, timbri o segni labirintici della propria esistenza e che scavano e citano la città di Napoli con il suo passato, il mito e l’archeologia.

A questa visione romantica e identitaria si correlano le riflessioni dello scrittore Italo Calvino (1923-1985) nel saggio La “sfida del labirinto”, pubblicato sulla rivista Il Menabò (numero 5, 1962), in cui sostiene che: “poiché il mondo moderno è un labirinto di possibilità, incertezze e pericoli, l’atteggiamento più giusto e più umano è quello di chi ci si avventura dentro con coraggio, opponendo la forza della ragione e dell’arte all’avanzare distruttivo e insensato del caos”.

Affermazioni che trovano una corrispondenza nella maniglia in stile Liberty dalla forma sinuosa collocata su una parete bianca che innesca nel visitatore una riflessione su cosa ci sia oltre, sulla volontà dell’individuo ad andare oltre qualsiasi muro o barriera con coraggio e determinazione.

Le tre sculture di Domenico Borrelli tendono a rappresentare la trasformazione imminente dell’essere, emblemi di una società che si trova di fronte a un cambiamento epocale, che ci conduce a riconsiderare la forma, la bellezza e lo spazio.

Le sue anatomie spezzate e ibride indagano sul rapporto tra l’estetica del corpo umano e la sua sostanza, tra la superficie e la profondità dell’esistenza. Attraverso questa rappresentazione del corpo e delle sue forme, l’artista torinese costruisce una riflessione teorica sui rapporti d’identità, d’interiorità e di memoria.

Shazar Gallery

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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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