Luca Gioacchino Di Bernardo. Fuoco, Innesco. Una cacciata dall’Eden a Napoli

Galleria tiziana di caro, exhibition views

Osservazione della realtà, tensione spirituale, il passato che ritorna e diventa presente. Sembra di essere di fronte ad una sceneggiatura cinematografica in cui il protagonista ripercorre la propria vita con continui flashback cerebrali. In realtà, sono gli elementi fondamentali su cui si basa la creatività dell’artista Luca Gioacchino Di Bernardo (1991), laureato alla Accademia delle Belle Arti di Napoli, che attraverso il disegno esprime un contenuto denso di simboli caratterizzati da forme solide e ricchi di dettagli. Una continua indagine che si concretizza nella mostra personale dal titolo Fuoco, Innesco: cacciata dall’Eden, allestita nelle sale della Galleria Tiziana Di Caro, in piazzetta Nilo 7, a Napoli, fino al 26 novembre 2022.

Le tre sale dello spazio espositivo sono suddivise per l’occasione tra passato, presente e futuro.

Ad accogliere i visitatori è l’opera site specific dedicata all’elemento del fuoco e al suo innesco, ovvero il simbolo del principio, partendo da una citazione che riguarda il momento immediatamente successivo al Peccato Originale.

Nella prima sala è collocato al centro un grande disegno orizzontale, caratterizzato da un groviglio di linee al cui interno si intravede una chiave, oggetto simbolo di libertà, di scoperta, di conoscenza e di nuove possibilità. In parte latente all’occhio umano, la chiave diventa un “oggetto di culto” come la Sacra Sindone di Torino, dalla quale riprende l’impianto compositivo orizzontale e un certo misticismo. Il fuoco del passato è generato da una stufetta sovietica collocata di fronte che contiene al suo interno il disegno di un cigno.

La funzione “pratica e religiosa” della chiave è disattesa, non potendo “aprire” per dimensioni la piccola serratura della stufetta sovietica, emblema di un Comunismo ormai passato.  A rendere l’installazione ancora più enigmatica è il cigno “ingabbiato”, animale presente nell’arte, nella filosofia e nella religione dai molteplici significati simbolici. Questa situazione innesca una riflessione sul disegno di un grande albero che svetta dalla parete e si ripiega su sé stesso nella seconda sala.

Realizzato con inchiostro giapponese, l’arbusto in bianco e nero trova concretezza fisica e cromatica con il parquet del pavimento. Osservandolo attentamente, ci si trova di fronte ad un’opera che rimanda agli studi botanici medievali, in cui l’artista illustra ciò che proviene dalla sua esperienza e dalla sua immaginazione.

È una rappresentazione meticolosa, ma al tempo stesso irrisolta, volutamente fuorviante e contemplativa. Di fronte al grande disegno è collocato un libro d’artista, unico esemplare del 1743, dal titolo La guerra agli alberi. Su questo testo l’artista cancella, sovrascrive e commenta in chiave ironica o polemica, dissacrando o enfatizzando il contenuto del libro.

Nella terza sala si impone la Scorticata, una giunonica figura germanica che l’artista fa corrispondere alla Cacciata dall’Eden. La Scorticata è l’emblema del tempo presente: una donna il cui corpo è stato torturato ed è proprio in questo organismo che vive il senso del peccato.

Il disegno si presta agli occhi dell’osservatore sottoforma di rebus, dove lo scorticamento avviene attraverso l’attivazione di una presa elettrica all’interno di un albero a cui è legata la figura femminile. La rappresentazione organica si chiude con un animale posizionato nella parte bassa, di cui non è facile decifrarne la specie.

Di fronte a questo disegno, una mensola ospita una serie di tarocchi: essi rappresentano il tempo futuro, ma lo fanno attraverso il delirio, attraverso un disegno marcato talvolta maniacale in cui segno e parola si alternano o si sovrappongono.

La trama di questi lavori è estremamente complicata, ed è solo attraverso l’osservazione attenta e meticolosa che si sviscerano significati sovrapposti e complessi. Come nel flusso di coscienza di James Joyce (1882-1941), si assiste ad una tecnica narrativa che consiste nella libera rappresentazione dei pensieri così come compaiono nella mente, senza essere riorganizzati logicamente.

L’osservazione dei disegni di Luca Gioacchino Di Bernardo ci conduce a primo impatto verso una conoscenza delle opere in maniera scientifica, che intenzionalmente, invece, risultano inconcludenti.

Egli descrive particolari inesistenti, opera omissioni, innesca nell’osservatore spunti di riflessione che lo allontanano dalla percezione reale del manufatto artistico, i suoi disegni trovano un corpo e una forma, ma non una soluzione razionale.

Come afferma l’artista:

“La mia ricerca si esprime principalmente tramite la pratica del disegno: in essa convivono specularmente l’antico retaggio delle sciamaniche pitture rupestri e la gelida meccanica dei libretti d’istruzioni che usiamo per assemblare il nostro mobilio. Si fondono nel mio lavoro, quindi, un profondo bisogno di esorcizzare il presente quanto l’esigenza di dover indagare e riflettere sul passato, mescolando diversi livelli di esperienza e di lettura. Provo un profondo interesse, inoltre, per tutte quelle zone di confine ontologiche dove le cose si manifestano nelle loro plurime verità, in un’ossessiva dialettica fra sé e il loro opposto.

 

+ ARTICOLI

Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.