Taccuino di vite parallele. Giuseppe Pirozzi e Clara Garesio al Museo Provinciale Campano di Capua

Si intitola Genesi la mostra di Giuseppe Pirozzi e Clara Garesio a cura di Lorenzo Fiorucci, ospitata presso la Sala delle Matres Matutae del Museo Provinciale Campano di Capua, visitabile fino al 26 marzo 2023. Si tratta di un  interessante progetto che ruota attorno all’idea della nascita/genesi e della rivelazione come dono secondo il principio delle Matres Matutae sculture votive e propiziatrici (VI-II sec. A.C) che compongono una preziosissima e rara collezione al Museo Campano.

È qui che si incuneano le visioni prospettive di Pirozzi e della Garesio, per disegnare un itinerario estetico fortemente legato alle scienze umane, a gusti di natura sociologica e sociografica, antropologica e antropografica. L’esposizione ne sonda i linguaggi, ne affianca i rilievi musicali che si intrecciano su  pentagrammi di delicata innovazione, tensione e astrazione.

Giuseppe Pirozzi e Clara Garesio, (da tempo uniti nella vita e nell’arte), sono quasi coetanei.  Il primo è napoletano nato nel 1934, la seconda è torinese nata nel 1938 ma napoletana d’adozione, tanto da assorbire subito i toni e la brillantezza della luce mediterranea. L’epoca che fa loro da teatro è simile.

Così il rapporto con l’ambiente artistico nazionale e i suoi sviluppi, in una molteplicità di espressioni e mezzi che procura loro un presupposto intellettuale, poetico e spirituale fondamentale.

In mostra, le opere di Clara Garesio appartengono alla sua ricerca tratta della grande tradizione ceramica italiana, tradotta attraverso un’instancabile sperimentazione e slancio creativo, per cui l’impianto costruttivo e narrativo dell’opera, come scrive il curatore,:

è affidato ai segni e ai valori tattili e luministici di superfice, generativi di immagini spesso fantastiche a cui i vivi cromatismi degli smalti donano un’intensa liricità”. 

Di Pirozzi è invece una selezione di sculture prevalentemente fittili a tutto tondo e ad altorilievo in terracotta risalenti all’ultimo ventennio e una piccola serie di bronzi degli anni novanta, con un gesso della stagione informale.

In lui, la materia ceramica è denudata da ogni riferimento cromatico complesso, in modo che, come scrive il curatore:

“la forma plastica si esprime pienamente nel colore naturale della terra, talvolta con l’aggiunta essenziale di ingobbi, sotto forma di un apparente caos compositivo, omaggio estremo alla fluidità della mente che si affida al sentimento autentico del pensiero magico, più che alla fredda rigidità di uno schema razionale predeterminato”.

Nel fortunale di immagini che offre la mostra, dove il cromatismo e la caratterizzazione delle forme sono davvero due ingredienti squisiti, la narrazione si arricchisce di nuovi episodi man mano che si procede.

Pirozzi e Garesio, così ravvicinati, posti l’uno di fronte all’altro, sembrano svelarci sottili catene di associazioni e possibili similitudini concettuali.

Il bisogno di frantumare ogni omogeneità rappresentativa, ad esempio, di disarticolare  il perimetro del visibile  in arene  pastose lambite da potenti segni, da materia larga; la necessità di procedere a piccoli passi per cogliere universi simbolici immanenti.

Genesi racconta la storia straordinaria di linee divergenti entro una stessa weltanschauung e rivela  i tratti di due grandi personalità  differenti ma in una comunanza di ideali e temi: quelli della ri-nascita e del dono in questo caso, che, come prosegue il curatore:

appaiono centrali in questa mostra, in quanto, non solo le Matres Matutae, che fanno da contorno alle opere di Clara Garesio e Giuseppe Pirozzi, sono esse stesse simulacri votivi, e dunque un dono dell’uomo al divino in segno di riconoscenza per la sua benevola assistenza alla nascita, ma anche perché, come ogni atto generativo, la genesi artistica e la condivisione dell’opera, possono essere letti da parte dell’artista come dono di sé stesso, del frutto della propria ispirazione e del proprio lavoro creativo, così da proiettarsi in una dimensione di poetica spiritualità”.

Congiunti dal bisogno di superare l’enfasi del rumore contemporaneo,  Pirozzi e Garesio non concepiscono l’arte come trasgressione, né come provocazione.

Pensano all’arte come un esercizio lento e silenzioso, costruito con sapienza manuale, sensibile ai valori del saper fare nell’alveo di una sperimentazione che si fa crocevia di reti e connessioni al di là dei recinti consueti.

La mostra ha ricevuto il Matronato dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli e i Patrocini del Comune di Capua, della Provincia di Caserta, dell’AiCC – Associazione Italiana Città della Ceramica e della rivista La Ceramica Moderna & Antica.

 

“La collezione delle Matres Matutae del Museo Campano di Capua costituisce una tra le più interessanti raccolte esistenti di sculture riproducenti l’antica divinità italica, venerata come dea dell’aurora, del principio e della nascita e come protettrice delle partorienti.

Essa è ospitata nello storico Palazzo Antignano di Capua, nelle sale della sezione archeologica del museo che recentemente sono state oggetto di una elegante ristrutturazione e di un nuovo allestimento minimale che valorizza l’insieme dei reperti scultorei, consentendo al visitatore di coglierne la persistenza del tema iconografico e l’omogeneità degli essenziali aspetti stilistico-formali.

Si tratta, infatti, di statue in tufo dal carattere vigoroso, riproducenti una donna seduta in trono in posa ieratica, con uno o più bambini in fasce in braccio e sul grembo.

Risalenti presumibilmente a un arco di tempo che va dal VI al II sec. A.C., esse furono realizzate per essere donate al santuario dedicato alla Mater Matuta, con finalità propiziatoria e/o di ringraziamento per la concessione della fecondità e della salute della prole, pertanto rappresentano la testimonianza più toccante del culto col quale gli antichi popoli campani onoravano il mistero della vita, considerando la maternità come un dono divino e proiettando l’evento della nascita umana, al pari di ogni altra forma di generazione nella natura, in una dimensione di poetica spiritualità.

Il tema del dono è, dunque, centrale nel contesto che ospita la mostra, in quanto, non soltanto le sculture delle Matres Matutae sono esse stesse, in quanto simulacri votivi, un dono dell’uomo al divino in segno di riconoscenza per la sua benevolenza, ma anche perché la vita, nei suoi multiformi aspetti, è celebrata attraverso le opere custodite in questo luogo come dono celeste e il benessere di ogni essere vivente è ricondotto alla possibilità di fruire della grazia e delle preziose risorse che la Madre Natura elargisce nei suoi eterni cicli di nascita, morte e rinascita”

(Estratto dall’interessante testo di Francesca Pirozzi – in arte Ellen G. – il cui contributo alla mostra si è rivelato fondamentale).

Clara Garesio – nasce a Torino nel 1938 e attualmente vive e lavora a Napoli. Si forma alla Civica Scuola d’Arte Ceramica di Torino e poi all’I.S.A. per la Ceramica G. Ballardini di Faenza, dove termina il Magistero nel 1957.

Dal 1958 è docente di discipline ceramiche e artistiche nella scuola pubblica e in corsi speciali (Società Umanitaria). Conduce al contempo una personale e continua ricerca artistica prevalentemente in campo ceramico, pur praticando svariati altri ambiti espressivi. Dal 2021 è membro dell’International Academy of Ceramics.

Tra gli altri riconoscimenti: Premio Faenza (sez. studenti), 1956; Premio Internazionale Terra di Piemonte, 2005; Premio alla Carriera Viaggio attraverso la Ceramica, 2006; acquisizione UE dell’opera In women’s hands, donata all’ONU e ora al Palais des Nations di Ginevra, 2013; acquisizione UE dell’opera Imagining “in women’s hands” per la sede EEAS di Bruxelles, 2014; Menzione d’Onore al 39° Concorso Internazionale della Ceramica di Gualdo Tadino e copertina n. 296 della rivista La Ceramica Antica & Moderna, 2017; Cittadinanza Onoraria del Comune di Atrani, 2019.

Le sue opere sono esposte in rassegne e mostre personali e acquisite alle principali collezioni ceramiche museali e private. Di lei scrivono, tra gli altri, E. Alamaro, F. Bertoni, E. Biffi Gentili, G. Cefariello Grosso, E. Dellapiana, L. Hockemeyer, A. Morone, A. Pansera, V. Sgarbi.

Giuseppe Pirozzi nasce nel 1934 a Casalnuovo di Napoli e oggi vive e lavora a Napoli. Nel 1954, con la frequenza del corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha inizio la sua attività artistico-espositiva con opere di scultura e grafica.

Dal 1964 al 2001 è docente della stessa Accademia. Dal 2000 è Accademico Scultore dell’Accademia Nazionale di San Luca. Partecipa a numerosissime mostre, ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti della critica e, dal 1964, tiene moltissime personali, tra cui: Sala del Fiorino a Firenze, Galleria 2000 a Bologna, Il Girasole a Roma, Galleria R.G. a Curaçao, Le Ore a Milano, Art Line a Los Angeles, Lo Spazio a Brescia, Ist. Italiano di Cultura a Bruxelles, La Bussola a Torino, Agorà a Marsiglia, Spazio Linati a Milano, FineArtStudio a Bruxelles, Castel Nuovo a Napoli, Villa Rufolo a Ravello, MANN a Napoli, Galleria del Carbone a Ferrara, Castel Sant’Elmo Museo Novecento a Napoli.

Presta inoltre la propria opera per interventi d’architettura e arredo urbano e, quale vincitore di concorsi nazionali, realizza numerose sculture monumentali per spazi pubblici.

Le sue opere si trovano in musei e collezioni private in Italia e all’estero. Dall’inizio degli anni Sessanta la sua attività artistica figura in molteplici pubblicazioni: si interessano al suo lavoro tra i maggiori critici d’arte italiani, come G. Appella, L. Caramel, L. Carluccio, R. Causa, V. Corbi, E. Crispolti, G. Di Genova, V. Sgarbi, L. Vergine.

Francesca Pirozzi – Ellen G. è il nome d’arte di Francesca Pirozzi. Francesca insegna Storia dell’Arte nella scuola secondaria di secondo grado.

Ha conseguito due lauree (Architettura e Conservazione dei Beni Culturali), è PhD in Storia dell’Arte Contmporanea e svolge attività di ricerca. Ha all’attivo numerose pubblicazioni in storia e critica d’arte. Ellen G. è un’artista attiva in vari settori delle arti visive, in particolare nel papier collé e nella ceramica.

Ha condotto laboratori di arte ceramica per bambini e adulti nell’ambito dei quali ha realizzato murales, plastiche ornamentali e pannelli decorativi installati in spazi pubblici. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive e personali e acquisite in collezioni private e musei.

Info mostra Genesi | Giuseppe Pirozzi e Clara Garesio

  • a cura di Lorenzo Fiorucci
  •  fino al 26 marzo 2023
  • Sala delle Matres Matutae del Museo Provinciale Campano di Capua
  • info@museocampanocapua.it
  • Organizzazione e Ufficio Stampa Francesca Pirozzi – contatti: 338 8345539
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Storica e critica d’arte, curatrice, giornalista pubblicista, Loredana Troise è laureata  con lode in Lettere Moderne, in Scienze dell’Educazione e in Conservazione dei Beni Culturali. Ha collaborato con Istituzioni quali la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio di Napoli; l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. A lei è riferito il Dipartimento Arti Visive e la sezione didattica della Fondazione Morra di Napoli (Museo Nitsch/Casa Morra/Associazione Shimamoto) della quale è membro del Consiglio direttivo. Docente di italiano e latino, conduce lab-workshop di scrittura creativa e digital storytelling; è docente di Linguaggi dell'Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e figura nel Dipartimento di Ricerca del Museo MADRE. È autrice di cataloghi e numerosi contributi pubblicati su riviste e libri per case editrici come Skira, Electa, Motta, Edizioni Morra, arte’m, Silvana ed.

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