Tracey Emin all’alba dei 60 anni celebra la vita

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Tracey Emin torna alla galleria Lorcan O’Neill di Roma con una nuova mostra che misura tutta la sua gioia di essere viva, attraverso il suo peculiare linguaggio pittorico, a tratti violento, che restituisce a chi guarda importanti e personali attimi di vita.

Ancora una volta l’arte sprigiona tutto il suo potere terapeutico. Tracey Emin, dopo aver superato un periodo di dura malattia, appena in forze, è tornata a dipingere.

“Nuova vita, nuova energia, nuove prospettive che non ho mai avuto prima: è un dono. Non sapevo che un cancro avrebbe potuto dare così tanto. Ho dovuto perdere alcune cose per arrivare a questo punto.”

You Should Have Saved Me, questo il nome della mostra, è sì un ammonimento verso sé stessa, ma è anche, e soprattutto, una presa di coscienza e un ringraziamento a tutto l’amore che l’ha salvata.

Le quindici opere in mostra, prodotte fra il 2022 e il 2023, sono dipinte con l’utilizzo di pochi colori, apparentemente semplici ma potenti, queste le parole della Emin in occasione della conferenza stampa a Roma:

“Uso molti più colori di quello che la gente crede. Dove predomina il nero, in verità ho usato il grigio, il rosso, il blu e il rosa.

Molte opere non sono solo un qualcosa di bianco con delle linee nere sopra. Si vedono gli altri colori uscire fuori. Faccio economia, ma uso molti colori. Quando ero giovane, non avevo tanti soldi, e quando entravo negli studi degli altri vedevo questo vibrant pink che poteva essere fantastico per me da usare.

Allora andavo al negozio a comprarlo ma costava 16 sterline a tubetto, era il 1988. Non potevo assolutamente permettermelo. Così provavo a mixare i colori che avevo per ricreare quel punto di rosa.

Nel tempo ho imparato tanto a proposito di colori, ed è per questo che oggi sono parsimoniosa. I colori che uso nei mie lavori sono molto drammatici, i rossi e i rosa sono molto forti e fanno diventare il dipinto vivo – e ancora continua – un giorno stavo dipingendo e mi sono resa conto di aver utilizzato un turchese molto inteso e mi sono chiesta:  ma perché lo ho usato, è strano.

Poi mi sono girata e queste scarpe da ginnastica turchesi che porto oggi, erano nell’angolo della stanza.

Avevo captato quel colore con la coda dell’occhio. Lo faccio spesso.”

Oltre ai colori, anche i titoli sono importanti, regalano una poetic motion: “Spesso le opere hanno due titoli – spiega la Emin – uno ufficiale, e l’altro è un nome che ha a che fare col dipinto che decido io a seconda di quello che gira dentro la mia mente […] quando il dipinto entra in dialogo con me, allora ci vuole un po’ di tempo in più per trovare un titolo, mentre altre volte il titolo arriva immediatamente.”

La Emin intende comunicare con le persone attraverso le sue opere. In particolare le interessa sapere quale sia l’emozione che queste provocano:

“Voglio che le persone sentano sé stesse, questa è la cosa più importante […] voglio comunicare a livello emozionale, perché sono una persona emozionale”.

In mostra spicca una crocefissione, che si discosta un po’ dai soggetti delle altre opere. Questo è usato come metafora di sofferenza e non in senso religioso.

Ogni Pasqua l’artista dipinge una crocefissione su sfondo blu. Non si ispira ad una deposizione in particolare, conosce la bibbia ma non è religiosa, ma si definisce spirituale.

Dopo tanto sofferenza, ho chiesto a Tracey Emin cosa la facesse sentire viva:

“Mi sento viva. Molte cose: nuotare nel mare, con le onde e l’acqua fredda mi sento viva. Poi i miei gatti, Pancake e Teacup, sono così affezionati,  mi danno piacere, mi seguono ovunque, Teacup dorme con me sul cuscino e Pancake dorme attorno ai miei piedi. Li amo tantissimo.

Quando ero al mio nuovo studio di Margate ed era la prima volta che ricominciavo a dipingere, dopo essere guarita, davanti la tela sembrava stessi nuotando, i movimenti erano fluidi, mi muovevo benissimo, e ho pensato: Cavolo, è come se non avessi mai avuto il cancro, mi posso muovere benissimo!

Quindi sì,  mi sento viva quando dipingo, mi sento viva quando faccio sesso, mi sento viva quando sono amata, e mi sento viva quando sono con i miei gatti.”

Tracey Emin è tornata. La ritroviamo a Roma pronta a raccontarsi senza veli né censure, libera più che mai.

Info mostra Tracey Emin – You Should Have Saved Me

  • Galleria Lorcan O’Neill
  • vicolo dei Catinari 3, Roma
  • fino al 29 luglio 2023
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Arianna Cacciotti è una storica dell'arte che nasce e si forma a Roma, presso la Sapienza, dove si laurea Cum Laude con una tesi sperimentale interdisciplinare (insegnamenti di archivistica e storia dell'arte contemporanea) dal titolo “Archivio e arte contemporanea: una riflessione sulle esperienze in Italia”. Ha svolto il Servizio Civile presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. È stata reporter di grandi eventi musicali per QubeMusic.it Fa parte del direttivo dell'associazione Archeomitato, per la quale si occupa di organizzare eventi culturali. Attualmente è impegna nella ricerca indipendente nel campo delle arti del XXI secolo.

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