Torino-tutto. Non solo Artissima. Flashback, altre Art Fair ed eventi.

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Tutti ne parlano, tutti affollano la rinata al contemporaneo Torino, che sta sottraendo lo scettro a Milano come capitale italiana delle arti visive, lasciando alla cugina meneghina Moda, Design, bosco verticale e aperitivi ma prendendosi quello delle arti visive. Tanti artisti si stanno trasferendo proprio a Torino, più vivibile, meno cara della città ambrosiana e inaspettatamente aperta alla sperimentazione: segnate in agenda questo avvicendamento, riprenderemo il discorso.
Nei giorni di Artissima 2023, kermesse nata con attenzione alla ricerca e tra le più rilevanti del settore, che compie 30anni e che si conferma motore propulsivo di connessioni feconde e “network italiano e internazionale” – come sottolinea il Direttore Luigi Fassi –, Torino si è presentata in grande spolvero e piena, pienissima di altre iniziative, fiere, inaugurazioni, colazioni in gallerie: forse troppi gli eventi, concentrati in una sola settimana, costringendo addetti ai lavori e collezionisti a un tour de force sfiancante. Ma tant’è: saltando qualche appuntamento, location, opening e booth, ecco il nostro racconto, in attesa di quello proprio su Artissima all’Oval.

Segnaliamo, limitrofa, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che ha inaugurato due mostre: Visual Persuasion, con performance, di Paolina Olowska, e Vestiges, di Peng Zuqiang, vincitore alla precedente edizione di Artissima dell’Illy Present Future 2022 Prize, dedicato alla scoperta di nuovi talenti. Ebbene: quest’anno in Fiera il vincitore è stato Bekhbaatar Enkhtur – con la romana Galleria Matèria – perché la sua manipolazione di materiali effimeri e quotidiani, “costruisce una narrazione mitologica unica, evocando visioni di una vita passata come se fosse estratta dalle profondità della memoria collettiva” e tale ricerca e questo suo lavoro in particolare, invitano “gli spettatori a entrare in un universo intimo, in cui la storia e l’eredità culturale vengono reimmaginate”, palesando come esperienze, tradizioni e mondo di un individuo possono rivelarsi condivisi e parlare ad ognuno.

Quello che possiamo considerare un ampio Art Week torinese ha proposto il 4 novembre una rutilante TAG (l’associazione della gallerie d’arte di Torino) Art Night e dei piacevolissimi Art Coffee Breakfast in gallerie torinesi ai quali, pur desiderandolo, non ho potuto partecipare se non in minima parte. Delle mostre da A Pick Gallery, Weber & Weber, Riccardo Costantini, Photo & Contemporary, Peola Sismondi daremo conto prossimamente. Di altre trovate segnalazioni su questo magazine.

Dell’esposizione da Umberto Benappi vi mostriamo una Photogallery perché del poderoso dialogo tra Kounellis e Nitsch (a cura di Lóránd Hegyi) va fatta esperienza, per farsi coinvolgere dalla sensuale teatralità e spiritualità delle loro opere, che rivelano “un ampio regno metaforico che si fonda sull’interrogarsi esistenziale”.

Alla Pinacoteca Agnelli – buon per noi a due passi dall’Oval – hanno inaugurato, in concomitanza con Arissima, Form Form Superform (curata da Sara Cosulich e Saim Demircan), una grande retrospettiva su Thomas Bayrle (Berlino, 1937), protagonista della Storia dell’Arte accanto a Gerard Richter e Sigmar Polke, tra i massimi artisti tedeschi del secondo dopoguerra. La sua ricerca Il suo lavoro analizza la posizione dell’individuo all’interno di realtà socio-politiche, industriali e tecnologiche e le rappresentazioni dei criteri su cui si fonda la società dei consumi e il rapporto di dipendenza connesso.

All’OGR – Officine Grandi Riparazioni sono stati condivisi con il pubblico gli sguardi di due artiste donne, Sarah Sze, con Metronome, e Sara Enrico, con Tainted Lovers, che aprono un’indagine sulle possibilità di ripensare il presente e preparare un futuro evoluto, che non può prescindere dalla tecnologia. In particolare, la Sze ha raccolto e organizzato una quantità enorme di immagini richiamando l’affollamento visivo e di dati in cui siamo da tempo immersi e che pare proprio regolare, con il suo impulso costante, il ritmo del nostro immaginario e delle nostre vite. Incredibilmente coinvolgente.

Al RivoliL’hai visto? Chi? L’onnipresente, immancabile, debordante Michelangelo Pistoletto, Molti di uno, ovviamente anche ad Artissima da Continua. Qui>un nostro approfondimento con intervista.

Alla GAM ci siamo persi, oltre a quella di Hayez, la mostra Gianni Caravaggio. Per analogiam, ma rimedieremo presto, perché dura sino al 17 marzo 2024.

Alla Galleria Umberto I, Umbertissima ha coinvolto tutti con musica, arte e incontri fino a tardi.

A Villa Sanquirico c’è stato New Egg uno dei progetti speciali di Artissima ma fuori fiera e in collaborazione con diverse realtà del territorio, in questo caso con Paolo Parisi, il più noto produttore al mondo di uova di alta qualità, e su idea dell’azienda toscana Giannoni & Santoni e la cura di Nicolas Ballario.

In questo contesto, il geniale duo artistico Vedovamazzei ha creato particolari pollai domestici, coloratissimi, in cui decine di galline vivono e all’esterno dei quali, oltre a portauova a forma di zampa di gallina, uova dorate, paglia, reti, campeggiano moniti ironici ma molto seri come Casa Okkupata, Ci costerà carissimo etc., riferendosi a tematiche quali l’emigrazione, il diritto alla casa e un più virtuoso uso delle risorse naturali.

Per salvaguardare gli animali, gli ingressi alla mostra sono stati contingentati e i pollai sono anche ipotesi di luoghi migliori per le galline da uova, che fossero alternativa agli allevamenti intensivi.

Con le mostre Liberty. Torino capitale e Dove finiscono le tracce, Palazzo Madama ha accolto nelle sue sale ben 8.543 visitatori. Vi mostreremo presto una panoramica perché l’esposizione sul Liberty ci coinvolge molto, è pregevole e, va detto, se è un… blockbuster, in questo caso è indiscutibilmente scientificamente rigoroso: non a caso, ha prodotto una coda di pubblico paziente fuori.

Il MAO, ci fanno sapere dalla Fondazione Torino Musei, ha accolto 2.711 visitatori tra le mostre Trad u/i zioni d’Eurasia, Metalli sovrani; Una breve elegia; Animo Chen (t-space) e centinaia di persone hanno affollato l’inaugurazione di Declinazioni contemporanee (progetto diffuso). Va inoltre segnalata la presenza, sabato 4 novembre, dell’opera di Francesco Simeti titolata, con vis ironica e ambientalista, Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità, prodotta dalle eccellenti a.titolo  nel 2021 nell’ambito di Nuovi Committenti per lo spazio solidale Casa Giglio dove, ci racconta il collettivo curatoriale:

“tuttora si trova in forma permanente. L’opera è stata allestita al MAO grazie a un prestito nato dall’inedita collaborazione tra le due realtà, ubicate entrambe nel centro storico di Torino: un luogo che offre ospitalità a famiglie con bambini ospedalizzati provenienti da tutto il mondo, e un museo, che, con la direzione di Davide Quadrio, ha aperto i propri spazi a una progettualità fortemente inclusiva e al tempo stesso segnata da una ricca attività di sperimentazione e di ricerca.”

Ne è espressione il programma che ha inaugurato, appunto sabato:

“avviato nel 2022 quale programma di residenze d’artista e commissioni site-specific, individua nell’arte contemporanea il mezzo per favorire la nascita di nuove interpretazioni e narrazioni plurali, oltre che il motore di valorizzazione del patrimonio museale, secondo un dialogo virtuoso capace di generare connessioni inedite.”

In occasione di Artissima 2023, insieme all’intervento di Francesco Simeti (in residenza da ottobre 2023), sono state mostrate altre tre nuove produzioni site-specific, frutto di un progetto pluriennale, realizzate da Marzia Migliora, da Lee Mingwei e da Kengo Kuma.

Andando in modalità deriva urbana – ma con mappa provvidenziale – incontriamo l’ormai storica (dal 1998) Luci d’artista, con alcune novità: una curatela (di Antonio Grulli) e, accanto a ricollocazioni di opere, la new entry Orizzonti, di Giovanni Anselmo, in Piazza Carlo Alberto. Gli artisti, quelli veri, sanno operare cambiamenti della percezione e del senso dei luoghi con modalità accogliente in cui la collettività si senta inclusa.

Poi segnaliamo Arte alle Corti, progetto che fino al 6 gennaio 2024 apre e rende fruibili, e con l’arte (Salvatore Astore, Marco Bagnoli, Maura Banfo/Cristina Mandelli, Nicola Bolla, Enrica Borghi, Domenico Borrelli, Gregorio Botta, Botto&Bruno, Jessica Carroll, Laura Castagno, Enrico T. De Paris, Carlo D’oria, Gabriele Garbolino Ru’, Glaser/Kunz, Susy Gòmez, Francesco Granieri, Paolo Grassino, Michele Guaschino, Enrico Iuliano, Nicus Lucà, Luigi Mainolfi, Andrea Nisbet, Beverly Pepper, Nicola Ponzio, Sergio Ragalzi, David Reimondo, Davide Rivalta, Marinella Senatore, Giuseppe Spagnulo, Luigi Stoisa, Saverio Todaro, Luisa Valentini, Fabio Viale, Pietro Weber), i cortili di palazzi torinesi, non tutti noti o frequentati dal grande pubblico. Crea una sorta di Museo diffuso che sarebbe magnifico, ma probabilmente impossibile, per tipo di location, necessità manutentive e costi, mantenere non in forma temporanea.

In questa articolata proposta, Marinella Senatore (anche ad Artissima, nello Stand di Mazzoleni) ha aperto un suo must: sculture-luminarie, in Palazzo Carignano, dal titolo Assembly; qui e da tempo, l’artista crea e accende, anche letteralmente, un ideale dispositivo di allegro, pop/olare, facile riconoscimento delle comunità – delle loro tradizioni, delle feste di paese, delle processioni, del sacro e profano – aggiungendovi motti e frasi connessi all’emancipazione e nuova consapevolezza in ogni sua forma.

Ecco le altre Fiere e simili kermesse: la XIX edizione di Paratissima, stra-valorizzata dal luogo in cui si ambienta – da anni, ma questo sarà l’ultimo – ovvero il meraviglioso Complesso della Cavallerizza, non a caso Patrimonio UNESCO, e concentrata sul tema-slogan “Eye Contact – Match with Art”.

In questo contesto, con fin troppa amatorialità, abbiamo davvero apprezzato Lasciami entrare di Cinzia Ceccarelli e Gigi Piana, intensa, straziante e a tratti disturbante performance sul desiderio d’amore, sul rifiuto, l’accettazione di sé, le complessità emotive e fisiche dei rapporti interpersonali.

Un blitz di Gianni Colosimo, dell’ormai duo Colosimo – Bruni (Luisa Bruni) ci ha ricordato, in modo situazionista, che… la Cina è vicina ma sarebbe bene conoscerne meglio tutta la storia (è quindi possibile vederla riassunta in una stupefacente mostra da Riccardo Costantini gallery: ne riparleremo).

The Others Art Fair al Padiglione 3 di Torino Esposizioni, è un’altra Fiera, dal carattere più easy, e figlia di Roberto Casiraghi che ha tentato, invano, prima di fierizzare Roma, poco incline al contemporaneo ma certamente mancante di qualità alta legata a simili kermesse, poi arresosi all’evidenza.

The Others, che sembra sperare in un lecito ma difficile intercettamento di collezionisti, pubblico e cono di luce mediatica di Artissima, quest’anno si è articolata su temi quali il legame con il territorio di appartenenza, l’incontro tra arte visiva e altri linguaggi, il rapporto con la fotografia contemporanea, l’ambiente e i suoi elementi e, insomma, su questioni molto ampie e oggi assolutamente protagoniste nel dibattito contemporaneo, quindi imprescindibili.

Va dato il merito a Lorenzo Bruni di aver gestito al meglio inviti e, dunque, qualità delle gallerie coinvolte, dando un taglio curatoriale al tutto, pur se, trattandosi di una Fiera, il business guida ogni scelta finale, evidentemente.

Ci perdoneranno gli organizzatori di APART FAIR 2023, giunta alla sua VII edizione, se tempo e respiro non ci hanno consentito di visitare e fare un report delle proposte di Arte e antiquariato alla Promotrice delle Belle Arti: vale quanto premesso, ovvero che non sempre il tanto, troppo, valorizzano sforzi e lavoro di tutti e consentono di visitare e acquistare tutto ciò che si vorrebbe.

Va segnalato un tentativo di “contaminazione contemporanea” grazie alla collaborazione della Galleria Franco Noero per l’inserimento nel salone centrale di due grandi opere di Jason Dodge, artista americano la sui ricerca ha carattere poetico.

Interessanti, ma persi anche quelli, gli incontri su temi di rilevanza soprattutto legata all’antico e con le istituzioni museali; ci dicono sia stato molto importante il contributo (venerdì 3 novembre) di Arabella Cifani (storica dell’arte e scrittrice) sulle Pittrici piemontesi tra Seicento e Settecento, e, domenica 5 novembre, quelli con Roberto Coaloa (storico, scrittore, docente di Storia dei paesi danubiani e dell’Europa orientale) su Carlo Vidua. Il viaggio avventuroso sul Nilo e la nascita del Museo Egizio di Torino, e con Giacinto Di Pietrantonio (già direttore GAMeC Bergamo) che ha reso una brillante e lunga lezione di Storia dell’Arte: A spasso nei secoli con l’Arte Contemporanea, qualcosa – la buona divulgazione – di cui dovremmo tutti farci più carico, istituzioni comprese.

In occasione di Artissima e della Torino Art Week, si è tenuta anche EXPOSED. Torino Foto Festival con All These Fleeting Perfections [Tutte queste fugaci perfezioni], mostra collettiva a cura di Domenico Quaranta realizzata negli spazi della Biblioteca Geisser in collaborazione con Artissima e alcune delle gallerie espositrici.

La mostra – parte del palinsesto EXPOSED PRELUDE – anticipa alcuni dei temi che saranno approfonditi dal nuovo Festival Internazionale di Fotografia della città di Torino, che con il titolo New Landscapes – Nuovi Paesaggi si svolgerà dal 2 maggio al 2 giugno 2024 sotto la Direzione Artistica di Menno Liauw e Salvatore Vitale. Come si dice, se non: stay tuned?

E poi c’è Flashback un’Art Fair che mescola le carte, i linguaggi e gli specifici.

Qui si deve parlare di diversi Flashback, tutti allocati in edifici storici riqualificati e dentro un parco, nel quartiere di Borgo Crimea: uno insiste sul legame tra arte – più spesso creatività – e vita, sul suo farsi ecosistema culturale, come centro artistico indipendente, quindi dedicato agli artisti e alle associazioni del territorio che hanno voluto partecipare. Così, abbiamo Giulia Berra con Topografia dell’Attesa, Sarah Bowyer con Fratelli di culla, ​Elena Corradi con What does it mean to care?, Fannidada con Tracce,  Paolo Galetto con civuoleunainfinitapazienzaperaspettareciochenonaccademai, Maria Luigia Gioffrè con Casa Madre, ​Carlo Gloria con Il sogno di Andrea, Vittoria Mazzonis con Sui Sensi e sulle Emozioni, Luca Olivieri con Radio Silenzio, ​Germain Ortolani & Claudia Vetrano con In Loco, LORO (Lorenzo Petrone e Rossana Misuraca) con Still Life, Luisa Raffaelli con Rovesciare, Riequilibrare, Rammendare, Mery Rigo con The Adoption, La Foresta Siamo Noi, Beatrice Sacco con Il passato è qualcosa che può vedere ma non può toccare, Bernat Sansó con In balia e Michele Seffino con Phonotope #1.

La qualità non è alta ma si percepisce che è frutto di un atto d’amore verso la città e il luogo, un abbandonato ex brefotrofio cittadino fino agli anni ’80 e riqualificato tramite un bando con al centro l’arte.

Le stanze del Padiglione A dell’ex IPI, dunque, sono state allestite e diventate esse stesse opera d’arte, ambientazione: Stanze Viventi. Ci tiene a sottolinearlo Alessandro Bulgini, artista – che qualcuno ha definito scomodo, ma che per me è sicuramente libero – e Direttore Artistico di tutta l’operazione.

“Gli artisti, per realizzare le stanze, si sono confrontati con il progetto di Flashback Habitat, con la storia, con le persone che in corso Giovanni Lanza 75 hanno vissuto parte della loro esistenza e con i futuri abitanti, in un intreccio che valica la mera dimensione artistica per riscoprirsi umano, sociale ed emotivo. Le stanze realizzate dagli artisti sono successivamente date in affidamento alle Associazioni culturali che operano sul territorio tramite bando.”

L’IPI fu inaugurato nel 1958 dal Presidente Gronchi e ospitò ogni anno circa trecento bambini e bambine in attesa di adozione, generalmente prima dei tre anni.

“Oggi molti di quei bambini, diventati adulti, frequentano il luogo e le attività di Flashback Habitat, riconoscendo in corso Lanza le proprie origini, la loro prima casa, arricchendo di storie e di emozioni la nuova vita del luogo stesso.”

Poi, articolata in dodici stanze di una delle palazzine-padiglioni dell’IPI, c’è la toccante, poetica ed etica Una vita migliore. Frammenti di storie dell’Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino di Alessandro Bulgini, o meglio a sua cura perché voluta e resa come un’opera collettiva, con contributi e storie “di alcuni dei protagonisti che, in prima persona, hanno vissuto quel luogo come i bambini, ora adulti, le tate, i dipendenti della struttura”, un’opera corale, insomma, dove, attraverso ritratti audio-video dei “nativi” che rispondono alla domanda “Mi racconti?”, documenti, mappe, cartelli originali, foto, materiale da archivi pubblici e privati composti ad hoc sulle pareti delle camere, “si intrecciano storia, emozioni, arte e vita”; opera viva – secondo lo spirito della ricerca di Bulgini –, partecipata:

“che narra storie intime e personali, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicino come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso frammenti originali, raccolti grazie alla collaborazione di chi c’era all’epoca, documenti recuperati negli archivi storici della Provincia di Torino e testimonianze dirette. La mostra vuole essere un affresco complesso, umano, sociale e soprattutto artistico, che valorizza le vite di ognuno rendendole opera d’arte, nello spirito e nella poetica di Flashback Habitat.”

C’è anche Vivarium, un progetto partecipato nato nel 2022 che si diffonde e presidia nel parco di 9.000mq della sede. E ci sono, nell’area ristoro e convivio, le foto di Turi Rapisarda.

L’altra Flashback è una vera e propria Art Fair ma nella forma di un TEFAF, seppur molto più contenuto, che mescola arte antica, moderna, contemporanea e altro ancora. Giuntavi con non poche riserve, ho apprezzato la generale qualità delle opere esposte, allestite come vere e proprie gallerie oppure stanze di abitazioni ben arredate e corredate da collezioni notevoli. Gli sforzi per tenere un buon livello, da parte delle Dir. Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, e dell’inseparabile Bulgini, sono stati manifesti anche nella pacifica, positiva atmosfera che si respirava nelle stanze e confermata da tutti i galleristi intervistati: chi ha venduto molto, chi no, chi ha aumentato i buoni contatti, chi meno… sostanzialmente ha parlato bene di quest’esperienza. Vedremo, nei fatti, chi, tornando un prossimo anno, confermerà tali opinioni rese.

Da Giamblanco di Torino molte opere d’arte antica tra le quali una bellissima Allegoria delle Arti dipinta da Giacomo Grosso (Cambiano, 1860 – Torino 1938) e una Maddalena Penitente del Solimena con expertise di Nicola Spinosa, habitué di quest’Art Fair.

Da Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery di Venezia – ma con atelier anche a Roma – abbiamo goduto di un confronto ardito tra opere di un amico di Giacomo Balla e più volte (ben otto!) partecipazioni alla Biennale di Venezia, il visionario Pilade Bertieri da Torino, e Jean-Pierre Velly, raffinato, “visionario, apocalittico ed ermetico” incisore, disegnatore e pittore francese che scelse di vivere in Italia, a Formello, dove visse e lavorò per 20 anni, poi morendo tragicamente nel 1990, a soli 46 anni, durante una gita in barca sul lago di Bracciano. La galleria ha così anche sottolineato l’importanza degli Archivi d’artista, quello di Bertieri – curato dalla stessa Burati Anderson – e di Velly curato da Pierre Higonnet.

In Arco di Torino ha mostrato i consueti fiori all’occhiello: opere di sempre Mario Schifano sempre molto belle (A la Balla; Incidente).

Andrea Ingenito Contemporary Art di Napoli e Milano abbiamo apprezzato piccole sculture di Arnaldo Pomodoro, una testa di Mimmo Paladino, una bella carta di Kounellis e un Angeli che cita, tra gli altri, Scarpitta e la sua moto.

Atipografia di Arzignano (Vicenza) ha creato un dialogo inconsueto tra artisti di generazioni e storie diverse accomunate da un’attenzione e una visualizzazione – anche simbolica – dello schermo e del linguaggio: Fabio Mauri e Stefano Mario Zatti.

Dialogo anche per la Galleria Lo Scudo di Verona: tra le opere di Luigi Ontani e Pietro Ricchi, autore di un San Sebastiano del XVII secolo che guarda il San Sebastian Saggittario di Ontani.

La Galleria Gracis, Milano, allestisce nella sua camera, tra gli altri, Carla Accardi, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Piero Dorazio, Sanfilippo, Giulio Turcato, Mattia Moreni, Antoni Tapiès, Edmondo Bacci.

La Galleria del Ponte di Torino ci allieta con una gran bella mostra monografica dell’immensa Carol Rama, confermando non solo il suo costante interesse per l’artista ma anche della centralità, oggi finalmente posizionata, della una ricerca di genere (femminile) e delle tante questions aperte. Qualcosa che ci manifesta anche da Richard Saltoun di Londra e Roma, con belle opere di Bice Lazzari, Carla Accardi (vari: un tricolore, un Grigio Nero del ‘61), Giulia Napoleone, Greta Schödl, Franca Maranò, Marinella Pirelli, Silvia Giambrone.

Alla Galleria Russo di Roma il must è sempre Futurismo, aeropittura, Sironi, per un allestimento elegante, rilevante e sempre riconoscibile; Fabrizio Russo lo sa: noblesse oblige…

Da Aleandri Arte Moderna, Roma, oltre a un’Odalisca di – udite udite! –Francesco Hayez, al ritratto di una pensierosa (Simona), 1942, e a un gran bel Turcato del 1959-1960, si è distinto un potentissimo Angelo Canevari di studio per mosaici sulla Storia del Volo, Forlì, 1936-38.

Da Antonio Verolino Arte Contemporanea di Modena, oltre agli splendidi e rari arazzi, core business della galleria – qui da Giulio Paolini a Tremlett a Sonia Delaunay – abbiamo ammirato anche un più raro Ghirri delle cosiddette mega-polaroid.

Photo & Contemporary – in sede torinese con una bella mostra su Gabriele Basilico dei porti – qui tra l’altro dispiega sulle pareti un poderoso trittico africano e femminile di Maimouna Guerresi, opere di Louis Gonzalez Palma, Ernesto Morales e Beatrice Pediconi.

Galleria d’arte Niccoli, Lorenzelli Arte e Osart Gallery insieme, hanno presentato una solida – ma semovente – mostra di  Piero Fogliati, decisamente curatoriale, galleristica ma persino museale; Scolpire l’invisibile, a cura di Massimo Belli, si è strutturata in collaborazione con Archivio Piero Fogliati e l’allestimento a cura di Paolo Fogliati, Roberto e Marco Niccoli

Altre galleria partecipanti: Antiques Par Force, Roma; Arcuti Fine Art, Roma, Torino; Benappi Fine Art, Londra; Galleria Umberto Benappi, Torino (pure ad Artissima); Galleria Riccardo Boni, Roma; Bottegantica, Milano; Botticelli Antichità, Firenze; Studio d’Arte Campaiola, Roma; Galleria Canesso, Parigi (FR), Milano; Mirco Cattai Fine Arts & Antique Rugs, Milano; Galleria Arte Cesaro, Padova; Contemporary Cluster, Roma (presente pure a The Others); Flavio Gianassi – FG Fine Art, Londra; Il Cartiglio, Torino; Galleria d’Arte l’Incontro, Chiari BS; DYS 44 Lampronti Gallery, Londra; Luma Contemporary Art, Roma; Lorenzo e Paola Monticone Gioielli d’Epoca, Torino; Galleria Open Art, Prato PO; Flavio Pozzallo, Oulx TO; Secol Art di Masoero, Torino; Tower Gallery, Todi PG; Untitled Association, Roma.

Immersione piacevole, per molti fruttuosa – si sono visti qui molti dei collezionisti frequentatori di Artissima – in un melting pot di stili, periodi storici, linguaggi e quotazioni per ribadire – secondo il motto degli organizzatori – che tutta l’arte è sempre contemporanea. Quindi senza cesure.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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