Artissima svela o conferma tendenze, artisti e ricerche.

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Di quanto Torino si sia rivelata rutilante, e pienissima di… tutto, durante la manciata di giorni di apertura di Artissima, lo abbiamo raccontato ampiamente, così come abbiamo rilevato che il molto può diventare facilmente troppo e distrarre da quello che è davvero importante.

Importante lo è sempre stata questa kermesse torinese; sicuramente, la trentesima edizione, pure diretta da Luigi Fassi, ha contato numeri in ascesa e si è confermata un volano pure per tante altre realtà e iniziative sul territorio, diventando una sorta di attivatore, diretto e indiretto, di altre situazioni d’arte e culturali, “riverberandosi” – come ha detto con soddisfazione Fassi – “sull’intera città” e confermando la previsione di aver “contribuito a portare nuova energia, risorse, relazioni, idee e proposte al mondo dell’arte contemporanea e di avere intessuto con tutte le istituzioni del contemporaneo della città relazioni positive e fattive, con progettualità dedicate che di fatto hanno disegnato una vera e propria rete, dentro e fuori fiera.”

I numeri, dicevamo: da soli già danno corpo a questo report: 33 paesi rappresentati, 181 gallerie, di cui 39 per la prima volta in fiera; 68 progetti monografici; 11 premi e 2 fondi, 850 giornalisti, 9 istituzioni per l’arte e fondazioni, 32 aziende private, 7 sezioni in fiera, che includono le 3 curate da board di curatori internazionali e che hanno portato all’attenzione del pubblico circa 1.500 opere.

Globalmente, Artissima ha coinvolto oltre 12.000 personalità rilevanti del mondo dell’arte; ha inoltre accolto 34 delegazioni di Patron museali di alcune tra le più importanti istituzioni.

Poi ci sono loro, tanti, e in aumento quelli internazionali (il 49% stranieri e il 51% italiani): i collezionisti; oltre 1.600 quelli nuovi, da 30 paesi differenti – dalla A di Arabia Saudita alla U di Ungheria –, più di 700 (compresi i curatori) ospitati, e non è poco.

Alcuni galleristi, a dire il vero, si sono lamentati della distanza rispetto alla sensazionale Paris+ 2023, la fiera parigina di Art Baselma, a sentire la maggioranza, la situazione acquisti e gradimento dei compratori sale e, quando la proposta è davvero di qualità, concentrata, le cose funzionano.

Ancora non abbastanza, però, per gli artisti italiani che non raggiungono di default le quotazioni dei colleghi esteri – eccezion fatta per i soliti storici, Boetti, Arte Povera, per artistar più giovani come Vezzoli, ma anche per Ghirri; anche se lo chiedi a ChatGPT ogni risposta è incerta…; poi ci sono, d’altro canto, quotazioni incomprensibili – non solo di italiani, beninteso – dovute al solito doping del Sistema e del Mercato, a strategie e, insomma, a un’arbitrarietà che danneggeranno artisti, collezionisti e l’intero sistema che inizialmente ci sta guadagnando.

Parlando, in Fiera e anche dopo, con i galleristi e gli artisti, tutti confermano positivissimi riscontri, contatti importanti, nuovi collezionisti, ottimismo, energia e vendite e un’Art fair che tra le italiane resta la migliore, e ben posizionata anche tra le internazionali.

PROGETTO BE NET – EUGENIO TIBALDI

L’arte contemporanea ha inoltre sfondato i muri dei preconcetti e dell’indifferenza del grande pubblico?

Parrebbe di sì: 34.000 visitatori, più delle passate edizioni; e un laboratorio creativo con i bambini, tra i 6 e gli 11 anni, a opera di Eugenio Tibaldi  (Alba, 1977) con Artissima Junior e Juventus – sì sì, quella –, affollatissimo e riuscitissimo.

400 bambini in 4 giorni sono stati il massimo che Tibaldi ha potuto gestire ma sappiamo che le richieste di partecipazione sono state molte, molte di più, per il suo progetto, titolato BE NET, coerente con la sua ricerca che indaga e riporta le articolazioni e le formalizzazioni delle aree marginali e il nesso tra economia, architetture e paesaggio contemporaneo.

Ha quindi qui voluto accompagnare per mano i piccoli partecipanti in una esperienziale comprensione del valore della relazione e della comunità e stando nel tema dell’edizione dell’Art fair, Relations of Care, ispirato all’argomentato concetto dall’antropologo brasiliano Renzo Taddei – in Intervention of another nature: resources for thinking (and out) of Antropocene, 2022 – di recupero del contatto con altre forme di conoscenza e convivenza per (ri)generare nuove possibili relazioni di cura, preservando la diversità e il valore di ogni forma di vita a cominciare dall’ambiente.

Questi concetti, la connessione con la creatività e l’arte – ah Beuys, quanto ancora stai ispirandoci! – sono stati formalizzati in singoli disegni, tempere, acquarelli e tecnica mista per poi comporre un lavoro partecipato, eticamente encomiabile ed anche veramente bello: sono questi i progetti di cui c’è bisogno per divulgare valori profondi ed empatici e l’arte come libera espressione di un punto di vista non omologato su ogni tipo di realtà. 10, 100, 1000 di queste iniziative nei musei, ma soprattutto nelle scuole, nei quartieri, nelle periferie, in territori deficitari, passando proprio per i bambini, ma articolandosi anche ad hoc per i più grandi, aiuterebbero il nostro Paese ad essere (tornare) evoluto ed esemplare. Voto: il massimo, summa cum laude.

L’enormità di stand e opere impedisce qui un riassunto di tutto quanto visto, apprezzato o meno; mi limito a segnalare ciò che mi ha anche avvinta emozionalmente, spesso per confermarsi “arte anche come responsabilità”, secondo le riflessioni del cit. Taddei.

TRA I PREMI: BEKHBAATAR ENKHTUR e MATÈRIA ART GALLERY

Abbiamo molto apprezzato quello all’artista mongolo Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, 1994) e per collegamento alla sua coraggiosa e relativamente giovane Galleria Matèria di Roma: l’assegnazione del Premio illy Present Future, sostenuto da illycaffè per il progetto ritenuto più interessante della sezione di Artissima dedicata alla scoperta di nuovi talenti, è stata così motivata:

“La manipolazione di materiali effimeri e quotidiani da parte di Enkhtur costruisce una narrazione mitologica unica, evocando visioni di una vita passata come se fosse estratta dalle profondità della memoria collettiva. Il lavoro di Enkhtur non solo dimostra finezza scultorea, ma invita gli spettatori a entrare in un universo intimo, in cui la storia e l’eredità culturale vengono reimmaginate.

La sua ricerca, evocando connessioni personali e identitarie – del popolo mongolo –, e della cultura nomade, riflette sul concetto di cambiamento ma nella permanenza dell’energia e dell’essenza di tutte le cose. Restiamo in attesa che l’artista esponga le sue opere, come parte del Premio, durante l’edizione successiva di Artissima negli spazi della Fondazione Sandretto.

PREMI ALLE DONNE, TANTE DONNE

Ancora Roma, ancora una galleria giovane e di ricerca si è portata a casa una vittoria: Carla Chiarchiaro, che gestisce la galleria ADA; l’assegnazione rientrava nell’ambito del Premio Diana Bracco – Imprenditrici ad arte, alla sua prima edizione, ed era destinata alla gallerista donna emergente, italiana o straniera, la cui storia imprenditoriale manifesti una significativa attenzione rivolta alla ricerca oltre che, ovviamente, alla qualità artistica.

L’attenzione al lavoro di genere e in particolare a quello delle donne, che sta connotando gran parte delle attività, iniziative, indagini e focus nella società contemporanea, accanto all’attivismo, ha caratterizzato anche questa Fiera; il Premio VANNI occhiali #artistroom è stato assegnato a un’artista Elisa Alberti, presentata dalla galleria Krobath, Vienna.

Il Premio Carol Rama by Fondazione Sardi per l’Arte è a Marwa Arsanios, presentata dalla galleria mor charpentier, Parigi e Bogotà, e la menzione speciale a Fatoş İrwen, rappresentata dalla galleria Zilberman, Istanbul e Berlino: in entrambi i casi donne artiste che portano avanti una ricerca non-convenzionale: qualcosa che la grande Carol Rama incarnava e trasmetteva con le sue opere e la sua personalità.

Donne anche Chalisée Naamani, con la galleria Ciaccia Levi, Parigi e Milano, che ha vinto il Premio Pista 500 by Pinacoteca Agnelli; e Rebecca Moccia (Mazzoleni, Londra, Torino), che con Lawrence Abu Hamdan (gallerie mor charpentier) si è aggiudicata l’OGR Award, promosso dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT; e pure Marwa Arsanios (ancora galleria mor charpentier, che ha fatto incetta di riconoscimenti!) che ha ritirato il Premio “ad occhi chiusi…” by Fondazione Merz, comprendente una residenza in Sicilia, i cui esiti sono presentati nell’ambito della programmazione culturale di ZACentrale ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.

Premio (ISOLA SICILIA by Fondazione Oelle) e residenza (ad Aci Castello, Catania, durante la quale poter lavorare sul concept Sicilia, Isola tra le Isole) anche per Caroline Ricca Lee (galleria HOA, Sao Paulo, di cui diremo).

C’è un’altra donna premiata: Francesca Ferreri (galleria Peola Simondi, Torino) che, con Samuel Nnorom (Primo Marella, Milano, Lugano), si è aggiudicata il Premio Ettore e Ines Fico by MEF – Museo Ettore Fico di Torino inteso a valorizzare il lavoro dei giovani artisti attraverso un’acquisizione.

Coinvolge delle donne anche il Fondo IDENTITY Fund for New Entries: assegnato quest’anno alle gallerie Eugenia Delfini, Roma, allaHOA, Sao Pauloprima galleria brasiliana di proprietà di neri, dedicata a una prospettiva decoloniale dell’arte contemporanea latina, con un’enfasi sulla produzione artistica delle persone razzializzate (diaspore indigene + africane/asiatiche) – e a Reservoir di Cape Town – di Heinrich Groenewald e Shona van der Merwe – percorso di valorizzazione dei tratti identitari della fiera.

In occasione del trentennale di Artissima, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha incrementato a 200.000 euro lo storico Fondo Acquisizioni: 12 le nuove opere realizzate da 6 artiste e artisti, destinate, come di consueto, alla fruizione pubblica; Steffani Jemison, Marwa Arsanios e Cemile Sahin in comodato al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, mentre le opere di Lorenza Boisi, Francesco Cavaliere e Alessandro Pessoli alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

KILUANJI KIA HENDA

Non dimentichiamo il Premio Tosetti Value per la fotografia, assegnato all’angolano Kiluanji Kia Henda (Luanda, 1979), presentato dalla galleria Fonti, Napoli e destinato all’artista il cui lavoro fotografico è ritenuto rilevante in relazione alla situazione storico-sociale ed economica del nostro mondo globalizzato.

“Rilevante” lo è,  la produzione di Kiluanji Kia Henda: da attivista di origine africana e protagonista dello scenario dell’arte contemporanea, ha indagato e mostrato, in modo multidisciplinare, temi legati all’immigrazione, alla politica, all’identità, riuscendo a sovrapporre estetica e denuncia sociale.

E ANCORA…

Igor Grubić (1969, Zagabria, Croazia), presentato dalla galleria Laveronica, Modica si è aggiudicato il Matteo Viglietta Award by Collezione La Gaia, alla sua seconda edizione.

Grubić è un altro artista impegnato, attento alle trasformazioni dal suo paese nella transizione dal socialismo al capitalismo con uno sguardo alle architetture e ai monumenti come realtà, memoria e simboli problematizzati.

LE GALLERIE, LE OPERE

Tante, divise tra new entry, progetti monografici, duetti, speciali. Ce n’era per tutti i gusti e le tasche, con una preponderanza di pittura e rivincita della ceramica; e storici, nonché alcune chicche storiche…

ARTISTI STORICI

Per la prima volta, meno Ontani, e Mario Schifano e romani anni Sessanta (più presenti a FlashBack Art Fair); sempre garantiti Accardi e Boetti (un bellissimo minimo e massimo del ‘74, a frottage, un compasso che deve avere ispirato anche Giulia Piscitelli: da Repetto, dove c’erano anche un poderoso dittico delle piume, sublime, di Alessandro Piangiamore e installazioni e non solo di Arcangelo Sassolino, oltre a uno splendido Penone); si rileva una certa salvite (opere di Salvo, su cui evidentemente il mercato sta puntando molto) notata anche nella varie altre Fiere in sovrapposizione a Torino; Pistoletto è stato ancora una volta immancabile, da Continua ma non solo; Paolini e Anselmo belli e indiscutibili da Tucci Russo.

Gilbert & George da urlo in mostra da Alfonso Artiaco che, non difettando di raffinato magazzino, aveva anche un plexiglass verde del 2017 di Giulio Paolini e una piccola ceramica del 2019 di Edi Rama, oggi agli onori della cronaca per motivi estranei all’arte ma non a cinici opportunismi politici nazionali.

Notevole lo stand monografico museale da Frittelli Arte dedicato a Paolo Masi, artista di Firenze classe 1933, contemporaneo di Piero Dorazio e come lui protagonista, dagli anni Sessanta, di una pittura astratta di registrazione e intensificazione dei diversi aspetti del colore, della forma e della materia e in comunicazione – in Masi più che evidente – con l’ambiente circostante e mantenendo sempre una certa prontezza emotiva lontana dal collega di Pescara.

Tra gli stand più emozionanti quello della galleria Benappi di blu caratterizzata per accogliere la famosa, storica opera di Studio Azzurro, Il Nuotatore, ricordando con commozione anche Paolo Rosa – anima e co-fondatore del collettivo – a 10 anni dalla sua scomparsa.

Evidenziando la presenza di una bella opera di Andrea Santarlasci, artista dal pensiero e dalla visione molteplici su cui si dovrebbe lavorare affilatamente in profondità (era da Collica &Partners di San Gregorio di Catania), inseriamo in questa carrellata storica Carlos Amorales, autore che porta l’immaginario culturale della sua terra natale, il Messico – pur risiedendo da anni in Olanda –, trattandone anche gli aspetti più ironici e quelli apparentemente allegri dei propri suoi ricordi, compresi i giochi e i disegni infantili; ebbene: la Galleria Umberto Di Marino ha allestito nel suo booth un piccolo museo dedicato ad Amorale, con meravigliose carte multicolore in cui sembrava di essere avvolti riconoscendo alcuni ghirigori come appartenenti alla propria, di storia e memoria.

IN GENERALE: I QUADRI…

Se ne è vista tanta, di pittura, a rischio delle solite, insopportabili cadute: nel didascalico, nel tutto-già-detto-e-visto, nella mera decorazione, in quel pompierismo consolatorio ed estetizzante privo di profondità e complessità dello sguardo e della poetica e che, ormai, qualsiasi giochino con AI al computer potrebbe realizzare, rottamando definitivamente il superficiale ed errato concetto del valore assoluto della maestria tecnica e raffigurativa quale termine di giudizio portante per definire e valutare un’opera come arte evoluta. Amen.

Tra tanto, abbiamo visto da Vin Vin il paesaggismo di Jamiu Agboke (1989, Lagos, Nigeria, vive e lavora a Londra), da A+B le curvature e larghe spatolate di tenue materia cromatica di Markus Saile (1981, Stoccarda, Germania), evocative per caso, in quanto pure, semplici, accattivanti forme e colore; le stratificazioni quasi scultoree, astrazioni liriche solo apparentemente monocrome, di  Vincenzo Schillaci (1984, Palermo, vive a Roma e Berlino) da Rolando Anselmi; da Monitor le raffigurazioni sgarbate di Matteo Fato e quelle feticistiche di Samorì, e di slittamento, qui perturbante, di Oscar Giacona; poi: piogge primordiali (da Artiaco, Veronica Bisesti), tempeste in paesaggi materico-cromatici (Hell Gette da Galerie Nagel Draxler), mamme scimmie (da P420: Monica Stricker) ed essenzializzati, azzurri nudi femminili monumentali (pure da P420: Adelaide Cioni).

E TANTO IMPEGNO, ATTIVISMO, NON SOLO (MA TANTE) DONNE

Moltissime le opere che riflettevano e riflettono sulle questioni ambientali, di genere, sul razzismo e il colonialismo.

Da Franco Noero, Anna Boghiguian (Cairo, 1946), artista egiziana-canadese di origini armene, con piglio stilistico ed estetico apparentemente giocoso, infantile, lascia al pubblico la libertà di abbracciare la sua indagine sulla società, i suoi processi involutivi e l’incapacità di risoluzione delle tante questioni aperte.

Da Tiziana De Caro, oltre alla pioniera Bianca Pucciarelli Menna / Tomaso Binga, ormai riscoperta e in ascesa nonostante qualche difficoltà a… restare in riga, abbiamo scoperto il rutilante lavoro queer di Damir Očko, che crea opere e installazioni recuperando porporine, glitter, merletti, bicchieri e altri residuati dai Party LGBTQQIA+ agiti e frequentati.

Da Studio Sales, Romina Bassu ha confermato che sua pittura figurativa ha molto da dire: rarefatta ed essenziale, rappresenta un femminile fuor di stereotipo in cui mette a fuoco la viscerale ma anche indotta connessione tra la donna, il suo corpo e il senso e il rischio di vulnerabilità; molte altre donne in questa galleria – ma importante il lavoro di Diego Miguel Mirabella; e con Monaldi e Favelli – come Eva Marisaldi e un piccolo totem-idolo…

Da ADA, il confronto con Jacopo Belloni lo tende Lou Masduraud (1990; vive e lavora a Ginevra) con il suo magnifico lavoro poetico, allusivo e allo stesso tempo femminista.

Donne e duetti da Gilda Lavia, con Pamela Diamante e Marina Paris dove per qualche strano motivo si pensa al territorio come concetto di complessità e aperto, anche se le artiste posizionano il loro sguardo altrove; di territorio tratta l’articolato lavoro di Nicolò Degiorgis (1985, Bolzano) dalla premiata Eugenia Delfini di Roma (new entry ad Artissima): il lavoro di questo fotografo, artista, editore affronta concetti e fenomeni legati alle comunità minoritarie e di ibridazione, le identità deterritorializzate con una sensibilità anche all’ambiente che determina molte migrazioni.

Partendo da una riflessione sul linguaggio, la percezione e ricezione e la relativa reazione a quanto ci viene comunicato o a quanto sappiamo intendere, da Prometeogallery  Edson Luli  (1989, Scutari; vive e lavora a Milano) ha allestito una postazione, più che un’installazione, con sabbia circoscritta in un confine, bottiglie di plastica scartate e luce, alludendo all’emergenza idrica – dovuta al cambiamento ambientale ma connessa anche a questioni di potere e politiche in molti Paesi – offrendo, come indicano dalla galleria, “una potente critica ai modi di pensare problematici e conflittuali che dominano la società contemporanea, invitando a un rinnovato impegno verso l’esplorazione e l’indagine aperta”. Pare facile, considerando l’attualità oscura che stiamo vivendo!

A tal proposito, chiudendo questo excursus, possiamo affermare che tutta la Fiera abbia mostrato opere e artisti che, ognuno diversamente, nei modi e con qualità differenti, hanno aperto spiragli di speranza e canali empatici, portando alla nostra attenzione tematiche calde e approfondimenti profondi ma con una via d’uscita, se non consolatoria, che dipende da noi. Tutti.

In fondo, l’arte attiene anche alla sfera della responsabilità, oltre che emotiva.

Questa Artissima è stata, insomma, una fiera barometrica, ovvero anche fortemente di rilevazione di quanto l’arte non solo apra punti di vista alternativi sulla realtà, sulle cose, sul mondo, ma possa anche individuare e, anzi – secondo le speranze dell’antropologo Taddei – “creare nuovi scenari”.

Ricordando che è sempre tutto collegato, come Ieri Oggi Domani: con tanti etcetera (come nell’opera di Jonathan Monk nel booth di Enrico Astuni).

 

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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