Rita Randolfi su Niccolò Tornioli. L’Intervista

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Niccolò Tornioli è uno dei tanti artisti considerati minori soltanto perché hanno avuto la sfortuna di vivere in un secolo, quello del Seicento, ricco di personalità talmente ingombranti  – basti pensare a Caravaggio, ai Carracci, al Reni, tanto per citarne qualcuno  – da aver in un certo senso fagocitato tutte le altre. Ma per capire la levatura di questo pittore senese trapiantato nella città pontificia, dove accumulò fama e prestigio ma anche qualche insuccesso, è sufficiente recarsi alla Galleria Spada di Roma, che conserva il nucleo più cospicuo delle sue opere.
Qui si rimane piacevolmente stupiti dall’eccezionalità dello stile del pittore che si dimostra figlio del barocco, affascinato dall’antico, dall’opulenza delle corti romane, ma anche attratto dalle novità scientifiche divulgate da Galileo Galilei. (foto 1)

La monografia di Rita Randolfi, la prima veramente completa sul pittore, restituisce una personalità complessa e tormentata, un ritratto a tutto tondo dell’artista e dell’uomo, con le sue contraddizioni, la genialità, la capacità di sperimentare tecniche diverse e di trattare soggetti rari in pittura, ma anche i momenti di buio e di crisi.

Con una prosa quasi da romanzo, l’autrice racconta uno scorcio di secolo animato da dibattiti filosofici, religiosi, scientifici; un periodo in cui, al fianco dei potenti senza scrupoli, operavano ordini religiosi come quello degli oratoriani di san Filippo Neri, che portavano una ventata di freschezza e autenticità, un ritorno alle origini della purezza del messaggio evangelico. I committenti di Tornioli si suddividono proprio tra queste categorie sociali, ma tra tutti determinante fu Virgilio Spada, la cui vicinanza influì non solo sugli interessi del pittore ma anche sulla sua crescita spirituale.

Il volume, edito per i tipi di Darte (tau editrice) consta  di 228 pagine, corredato da tavole a colori e fotografie in bianco e nero, è diviso in tre sezioni: dieci capitoli, in cui viene illustrata l’intera parabola artistica  del Tornioli, dagli esordi a Siena, alla maturità e alla prematura scomparsa; il catalogo vero e proprio, in cui è ricostruita la storia collezionistica e si indagano le fonti letterarie e iconografiche di ogni opera; gli apparati, con l’appendice documentaria, la bibliografia e la sitografia consultate. 

Rita, cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di insegnante e scrittrice?

L’insegnamento è radicato nella mia famiglia già dai nonni materni, i quali erano entrambi maestri. La passione per l’arte la devo inizialmente a mio papà, il quale era un cultore della storia di Roma. La domenica mi portava in giro per chiese e musei. A mia mamma devo l’amore per la scrittura.

I miei genitori si sono conosciuti a scuola, entrambi erano maestri. L’insegnamento è stato quindi una conseguenza naturale. Lo avevo in mente già alle superiori, quando scelsi il classico sperimentale, e poi in seguito, durante l’università.

Fu lì che incontrai la Professoressa Elisa Debenedetti che, nonostante si occupasse degli studi del ‘700, generosamente mi permise di affrontare il ‘600, sapendo che ero entusiasta di quel periodo.

Il primo articolo lo scrissi traendolo da un estratto dalla tesi di laurea su Bartolomeo Manfredi, Maurizio Calvesi, che era in commissione di laurea, mi propose di pubblicarlo, e così è stato. (foto 2)

 

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?

Inizio a scrivere partendo sempre dalla bibliografia per individuare le questioni insolute, spaziando sull’artista e dedicandomi alla ricerca di archivio, scaturita dagli insegnamenti dovuti alla Debenedetti e a Monsignor Sandro Corradini. 

Che messaggio ha voluto lanciare con il libro?

Oltre a ricostruire la carriera del Tornioli, del quale mi ero già occupata nella mia tesi di specializzazione, mi sono concentrata sulla vita dell’uomo che era, mettendo in rilievo la sua psicologia.

Semplificando, potremmo dire che Niccolò era una persona insicura e, di conseguenza, per difendersi talvolta si mostrava arrogante, tanto da non finire le opere che gli erano state commissionate, o chiedere più soldi di quanto pattuito, pur venendo da una solida famiglia.

Nel corso della sua carriera però il pittore fa registrare un cambiamento, dovuto alla vicinanza del sacerdote oratoriano Virgilio Spada, che in un certo senso, ne guarisce le ferite interiori.

Quali sono i motivi principali per poter consigliare i giovani d’oggi di leggere il volume?

Trovo sia fondamentale per i giovani avere una grande dose di curiosità e leggere un volume come questo può spingere a comprendere la vita e le vicende storiche che accompagnano questo formidabile artista, finora non così conosciuto come dovrebbe, mostrando come dietro i quadri ci sia un uomo con il suo talento, le fragilità, il messaggio che vuole comunicare.

Quando si studia un artista di solito ci si sofferma molto sulle tecniche, sulla ricostruzione della storia collezionistica delle opere, documentando i passaggi di proprietà, sui pagamenti per dedurre il valore che veniva dato al tempo al manufatto, sui soggetti rappresentati.

Più raramente si tenta di scavare nella personalità dell’autore cercando di capire perché ha scelto proprio quei temi e non altri, perché li ha rappresentati in quel determinato modo, cosa sentiva e voleva trasmettere, quanto è importante il connubio con il committente.
Questo è quello che ho cercato di proporre nel libro, senza dimenticare il resto. (foto 3)

Quando scrive un nuovo libro ha già tutta la storia in mente o la elabora strada facendo?

Si modifica strada facendo, è piuttosto normale, mentre si scrive si hanno intuizioni illuminanti, magari si scambiano opinioni con altri studiosi, si chiedono consigli, pur partendo da un’idea chiara, come in questo caso, il desiderio di realizzare una monografia d’artista, cercando di raccontarla come in un romanzo.

Secondo lei qual è il libro più bello che ha scritto?

Direi che, dal punto di vista dello stile, questo è il libro più entusiasmante che ho scritto, forte anche delle esperienze passate. Per quanto riguarda gli aspetti scientifici, mi rimetto allo sguardo dei lettori.

Si aspettava i risultati ottenuti nella sua carriera?

No, nella maniera più assoluta, ma al contempo ho sempre sognato di insegnare, di scrivere articoli, libri, di partecipare ai convegni. Direi che sono felice per tutto questo. (foto 4)

A proposito di libri, quali differenze trova nello scrivere libri per ragazzi rispetto a quelli diciamo per adulti?

Ho scritto racconti per ragazzi, e mi sono divertita a farlo, direi che le differenze sono molte: nelle fiabe scateno la mia fantasia spesso partendo da episodi di vita reale.

Quando invece tratto di storia dell’arte, prima di tutto devo studiare, attenermi ai documenti scritti e iconografici. Ma alla base di tutto ci sono la passione ed il desiderio di comunicare un messaggio che reputo importante. (foto 5)

Che cosa le ha trasmesso lo studio per questo artista?

L’entusiasmo nello scoprire una personalità interessante, restituirgli una storia ed una dignità grazie agli approfondimenti scientifici, raccontarla così come l’ho raccontata, non tralasciando gli aspetti umani, i successi e i momenti di crisi, e leggere il libro ora compiuto.

Mi sono innamorata di Tornioli quando lavoravo nella didattica della Galleria Spada, nel periodo in cui il direttore era Roberto Cannatà, coadiuvato dalla dott.ssa Maria Lucrezia Vicini (Vicedirettore).

Ed è qui nella Galleria Spada grazie all’ospitalità dell’attuale direttrice dott.ssa Adriana Capriotti, che il volume è stato presentato da esimi professori come Marco Ciampolini e Riccardo Lattuada. (foto 6)

Come è cambiata la sua vita scrivendo?

È semplice, lo studio e la scrittura aumentano la mia felicità.

Dove trova l’ispirazione per i suoi libri?

Parte tutto dalla mia curiosità, dall’interesse di comprendere ciò che non conosco appieno quando questo o quell’artista mi stimola.

Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?

È come partorire un figlio, nel senso metaforico, ti prende l’anima e con forza decidi di dargli una vita propria. (foto 7)

Come trova l’ispirazione adatta per scrivere?

L’ispirazione mi arriva dalle opere, quando mi toccano il cuore e mi emozionano, e voglio essere sicura di cogliere il messaggio che c’è dietro, senza pregiudizi e senza incasellare l’artista in un ambito specifico.

Cosa apprezza maggiormente del Tornioli?

La scelta di soggetti rari da rappresentare in pittura, la perizia tecnica, ma soprattutto la capacità di esprimere l’intimità dei pensieri di Virgilio Spada, suo estimatore per eccellenza, la sua attinenza alle fonti scritte, e, da donna, la bellezza delle stoffe con cui veste i suoi personaggi.

Tornioli sa comporre scene silenziose e chiassose al contempo, dolci Madonne con Bambino (foto 8) e risse violente, (foto 9) rispecchiando il suo carattere, da un lato aggressivo e dall’altro sensibile.

Questo dualismo mi affascina molto, perché credo che rispecchi ognuno di noi. Inoltre, l’artista dimostra di possedere un’ampia cultura figurativa: ruba soluzioni formali a colleghi pittori e scultori, sia del passato che contemporanei, ma rielabora il tutto in composizioni decisamente originali

È soddisfatta della pubblicazione?

Sì, lo sono molto. Nonostante non sia stato affatto semplice scrivere durante la pandemia. Mi piace ricordare la disponibilità di alcuni studiosi che sono stati particolarmente collaborativi inviandomi i loro contributi via e-mail, pur non conoscendoli personalmente.

Mi racconti quello che preferisce

La passione, si sa, nasce dalla mente e dalla propria attitudine alla conoscenza e ciò che più mi ha entusiasmato nello scrivere questo volume su Niccolò Tornioli è il rapporto speciale tra il pittore e Virgilio Spada.

Il messaggio più bello che la storia di questi due personaggi trasmette è il valore del perdono. Virgilio si era speso in favore del suo protetto, facendogli ottenere la commissione per la decorazione della cappella del Sacramento della basilica di San Pietro, ma, per una serie di motivi, Tornioli viene sorpreso a dipingere direttamente sulle tessere del mosaico e, dunque, immediatamente licenziato.

Lo Spada, scriverà una lettera alla Reverenda Fabbrica soltanto nel 1657, quando Tornioli era già morto da tempo, si spense infatti nel 1651. Virgilio fece intendere di aver bruscamente interrotto i rapporti con l’artista, ma non era vero.

Lo dimostra il fatto che Niccolò, su commissione di Virgilio, in quegli stessi anni stava ultimando i lavori per la cappella Spada nella chiesa bolognese di San Paolo e stava progettando la decorazione di una cappella Spada a Roma, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella: il sogno del suo mentore, che era un oratoriano filippino, come certifica una delle ultime fatiche dell’artista, il bozzetto con l’Apoteosi di san Carlo Borromeo destinato alla volta di quella cappella. (foto 10)

Tornioli si dimostra un prolifico pittore, soprattutto e contrariamente a quanto si era pensato finora, di soggetti religiosi e le destinazioni pubbliche delle sue opere non sono così esigue.

Il volume inoltre raccoglie per la prima volta tutte le opere attribuite, ma di ubicazione sconosciuta, passate sul mercato antiquario e finite chissà in quali collezioni, o quelle assegnate ad altri colleghi e naturalmente alcuni inediti, come una stupefacente Madonna con Bambino e san Giovannino finita in una collezione privata (foto 11) o la pala d’altare dedicata a San Pietro martire nella chiesa romana dei Santi Domenico e Sisto, purtroppo in cattivo stato di conservazione.

Lo scopo di questo libro è attirare l’attenzione su questo artista che alla sua epoca godeva di una grande stima e aprire la strada ad ulteriori approfondimenti.

Un sincero grazie a Rita Randolfi per la disponibilità e la passione dimostrata.

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Maestro d’arte, si diploma all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma - è qualificato Restauratore di Beni Culturali e si occupa della conservazione di opere d’arte per mostre Nazionali e Internazionali. Cura costantemente progetti, consulenze, per la manutenzione e la conservazione e restauro di Beni Culturali, in Italia e all’estero, sia per Enti Pubblici che privati e collabora con alcune Università. Nel 2012 al Campidoglio, è stato insignito dell’onorificenza, “Premio Personalità Europea dell’Anno”, dal Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo. Presenta Convegni e ha pubblicato diversi suoi lavori in volumi scientifici d’arte. Scrive e realizza video per i Social Network sui temi: arte, ambiente e umanità. Già Consulente di Governo per la Struttura di Missione degli Anniversari Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nomina da conservatore-restauratore: del Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo, Roma; del Comitato Scientifico del MUGA - Museo Garibaldino di Mentana e del MUCAM - Museo Civico Archeologico di Mentana e dell'Agro Nomentano.

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