Errichetta Festival. Musica da un mondo ideale

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Anche quest’anno l’Errichetta Festival, da poco concluso a Roma nella sua forma  “diffusa” (oltre alla storica location del Teatro Italia, quest’anno i concerti hanno coinvolto anche la Basilica di San Crisogono e, a Riofreddo, la Chiesa di S. Nicola) è stato un incontro di suoni, gioia, movimento, visi luminosi, musica a volte sconosciuta, energia dirompente.

Una festa grande dedicata alla musica tradizionale e alle sue riscritture che è nata da un’idea del gruppo di musica balcanica Errichetta Underground sempre in cammino e sempre con gioia, che dura da dodici anni presentando sempre nuove musiche, strumenti, suoni, voci e danze originali che a volte sono distanti geograficamente, o che sembrano agli antipodi come culture, ma che – quando si incontrano – creano un ponte da attraversare e sul quale costruire case comuni.

Anche quest’anno il filo conduttore è stato la meraviglia che ha portato a scoprire maestri di strumenti antichi e nuovissime composizioni condividere palco e visioni.

Dall’Iran alla Bulgaria, dal Libano alla Sardegna; dalla musica ottomana al jazz… integrando concerti e seminari, abbiamo scoperto come, oltre il nostro limitato orizzonte composto dal rumore di fondo delle notizie dolorose, dei social aggressivi, della cronaca sempre più efferata, c’è un mondo che vive, brulica di idee, germoglia creazioni, non ascolta il presente, non corteggia il doloroso, ma si proietta, attraverso suoni del profondo, nel mondo prossimo, futuro. Fulgente.

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In particolare quest’emozione l’ho ricevuta dai Tenores di Orosei Antoni Milia  che hanno alternato il canto a tenore classico, quello che viene dalla terra, dai versi animali, che s’innesta e si scambia con i canti armonici diffusi in tutte le culture arcaiche e pastorali  e il canto a “Cuncordu”, ovvero i canti sacri che raccontano della passione di Cristo, delle sofferenze di Maria oppure del momento della nascita, quella di ogni figlio.

Ascoltarli è discendere per poi risalire. Discendere in un luogo fatto di interiorità, ancestralità e memoria. Risalire con nuove prospettive.

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Anche Evgenios Voulgaris, virtuoso dell’oud, che dalla Grecia racconta, assieme al suo gruppo formato da Fausto Sierakowski (sax alto), Ilias Mantikos (kanun) e Alexandros Rizopoulos (dauli, un tamburo delle regioni caucasiche) storie di feste, celebrazioni agricole, danze mescolando sonorità greche, bizantine, arabe, ottomane perché quello è il mondo che non ha frontiere, ma solo origini che si possono scoprire, scambiare, conoscere e radici che – le storie antiche dicono – possono muoversi e innestarsi su nuove terre.

Anche questa volta l’Errichetta Festival ci ha fatto vivere come se fossimo davvero una comunità capace di produrre nuovi sentieri stellati.

La buona notizia è che qualcuno, che forse non siamo noi, li sta costruendo davvero.
E li useremo tutti.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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