Vettor Pisani. L’Enigma e il Segreto una grande mostra alla Fondazione Pino Pascali

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62 opere distribuite in 7 delle sale della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare (BA) raccontano Vettor Pisani (Bari, 14 giugno 1935 – Roma, 22 agosto 2011) artista e uomo, lungo tutto il corso della sua ricerca, dal 1965 al 2010. È Vettor Pisani. L’Enigma e il Segreto il titolo della più completa retrospettiva mai presentata in Puglia, a cura di Giovanna dalla Chiesa e Carmelo Cipriani, visitabile fino al 25 febbraio 2024.

Una mostra che intende restituire al pubblico il percorso completo dell’artista, recuperando e portando attenzione soprattutto sul decennio barese che precedette il suo trasferimento a Roma e che in mostre precedenti, quale quella del 2014 a Bari, era rimasto nell’ombra, forse per volere dello stesso artista quando era ancora in vita.

Ma gli anni baresi, afferma Carmelo Cipriani, sono stati invece proprio il punto di partenza del lavoro di ricerca alla base della mostra, trattandosi di un decennio importante per la crescita di Pisani che, di fatto, non arrivò nella capitale privo di un passato artistico, bensì con un humus che ne favorì poi il suo sbocciare e lo vide affermarsi in ambito nazionale ed internazionale.

La scelta curatoriale vede un allestimento che prescinde da un ordine cronologico per concentrarsi, invece, sui grandi temi attorno ai quali si è incardinata la ricerca tutta dell’artista, una ricerca fluida, sfociata in una produzione che varca il confine tra discipline e presenta opere che si servono di linguaggi che vanno dal disegno al collage, alle stampe in PVC fino alle sculture ed installazioni.

Colpisce l’invito della curatrice Giovanna dalla Chiesa ad approcciarsi alle opere di Vettor Pisani senza temere lo spaesamento che esse provocano in chi osserva ma, anzi, accettando il paradosso del non capire come madre della conoscenza ed abbandonandosi al confronto con quello che è di certo un artista complesso, senza timore

Per introdurre il visitatore nella mostra, si rivela particolarmente incisiva la scelta di allestimento nella prima sala, subito dopo l’ingresso, che si presenta come un biglietto da visita completo della personalità di Pisani, attraverso la scelta di 3 opere che ne sintetizzano il percorso, non solo di ricerca ma anche di vita.

La prima è Uovo in equilibrio, un chiaro riferimento a quel filo sottile sul quale scorrono vita e morte, una riflessione che caratterizza tutta la ricerca di Pisani.

Sulla parete frontale troneggia, invece, L’isola azzurra, del 2007, in cui emerge l’immagine de L’isola dei morti di Böcklin, un’immagine che ricorre in tutta l’arte di Pisani, non solo per il tema del dialogo con la morte ed i riti esoterici e alchemici tanto cari all’artista, ma anche come rievocazione di Ischia, luogo natìo di suo padre ed in cui egli affermava di essere nato, mentendo sul fatto che fosse Bari, invece, la propria città natale.

Completa la prima sala Lo scorrevole con Isola, del 2009, un’immagine iconica, forse la sua opera più importante e che lo vede consacrarsi nella storia dell’arte, con la quale nel 1972 fu invitato a Documenta 5 a Kassel: questo lavoro altro non è se non una sofisticata riflessione sull’elevazione dell’anima e sulla trascendenza.

Proseguendo nel percorso espositivo, si accede alla sala che vede protagoniste alcune delle opere esposte al Castello Svevo di Bari nel 1970, un anno di svolta della carriera di Vettor Pisani, in cui la grande mostra al castello giunge quale coronazione in seguito al Premio Pascali, a lui assegnato nella seconda edizione.

Due anni prima, nel 1968, si era trasferito a Roma e aveva avuto la sua mostra esordio, epocale, intitolata Maschile femminile androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp, presso la galleria La Salita di Roma, osservatorio privilegiato in quel periodo. Il 1970 lo vede quindi già protagonista maturo, consacrato nello scenario nazionale e internazionale ma che forse, in qualche modo, lo allontana una volta per tutte dallo scenario barese.

La sala, dedicata ad alcune opere iconiche del periodo precedente il trasferimento nella capitale, vuole essere un omaggio alla baresità di Vettor Pisani e costituisce dunque una riconciliazione tra Pisani e Bari, un voler ricucire quella frattura profonda che fu frutto, probabilmente, di un’incomprensione tra la città e l’artista.

Forma ovoidale (uovo nel pelo) e Senza Titolo, un cesto con 43 uova di struzzo, entrambe del 1970, sono opere figlie della riflessione sul rapporto tra natura e cultura. Ma a rubare la scena è soprattutto l’installazione denominata La camera dell’eroe. Venere di cioccolato, frutto della fusione di due opere già presentate insieme dall’artista nel vestibolo del Castello Svevo.

L’installazione presenta Cinque Kg di carne d’arte Duchamp -un manubrio da palestra- in sospensione sopra lo stampo della testa di Susanne Duchamp, nota come La Venere di cioccolato, ad esprimere il senso della precarietà del classico e dell’essere umano, senso di precarietà rafforzato dalla presenza, alle spalle, di Targa Funebre, riportante una scritta sulla pratica dell’incesto, altro tema studiato ed approfondito dall’artista, tanto da dare il titolo alla mostra romana.

Furono queste, ed una serie di altre opere che furono ritirate dalla mostra prima della chiusura per intervento della protezione animali, le scelte dell’artista che scandalizzarono la Bari dell’epoca, creando scalpore ed un crescente senso di frustrazione in Vettor, che non si sentì compreso dalla propria patria.

Ma proprio dalla ricerca annessa alla mostra barese del ‘70, il ritratto che ne emerge non è soltanto quello di un artista straordinario, ma anche quello di un artista con un percorso coerente e solido, tutt’altro che con un vuoto alle spalle, perché al suo arrivo a Roma aveva già compiuto esperienze fondamentali ed aveva già gli strumenti giusti per costruire quella sua straordinaria visionarietà.

Quello che emerge dalle numerose opere esposte alla Fondazione Pino Pascali è un artista straordinario e visionario, forse anche per questo un po’ dimenticato in certi punti della storia, con un percorso assolutamente diverso da tutte quelle che sono state le esperienze coeve, quali l’arte povera, il concettuale ed il minimalismo, in cui razionalità e rigore si pongono agli antipodi dell’espressione artistica di Pisani.

Questa grande mostra ci presenta un artista che ha sempre riflettuto sui grandi temi quali la storia, la vita, la morte e l’arte, con una ricerca imperniata sui dogmi scelti e sull’inevitabile confronto con i grandi artisti che, fisicamente o spiritualmente, incontrava nel suo percorso.

“Un artista universale – lo ha definito Giovanna dalla Chiesa – con la capacità non solo di andare avanti ma anche, all’occorrenza, di saper tornare indietro”.

Info mostra Vettor Pisani. L’Enigma e il Segreto

  • a cura di Giovanna dalla Chiesa e Carmelo Cipriani
  • Apertura al pubblico: fino al 25 febbraio 2024
  • Orari: dal mercoledì alla domenica 10/13 – 16/20
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Ilaria Caravaglio è laureata in storia dell'arte moderna e contemporanea. Nel 2008 si trasferisce a Roma per un tirocinio alla Collezione Farnesina (Ministero Affari Esteri), per decidere poi di restare e conseguire il master in Curatore d'Arte Contemporanea presso La Sapienza. Per alcuni anni resta nella capitale, dove lavora come direttrice di gallerie d'arte e responsabile del settore arte in una fondazione; negli stessi anni inizia a scrivere per artapartofculture.
Nel 2015 sceglie di tornare a vivere nella città d'origine, a Brindisi, in Puglia, e da allora lavora come curatrice indipendente e come docente nella scuola secondaria di primo e secondo grado.

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