Ospitalità dello Sguardo al Teatro Kursaal di Bari per la valorizzazione di storia e territorio pugliese

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Un percorso per conoscere e riconoscere la Puglia più autentica, quella selvaggia e primordiale, un territorio fatto di persone ed azioni che si intrecciano dando vita alla bellezza più vera; c’è tutto questo nel progetto artistico Ospitalità dello sguardo – percorsi di ricerca artistica lungo i cammini di Puglia, che vede una serie di installazioni in mostra, fino al 7 gennaio 2024, nelle sale del Teatro Kursaal Santalucia di Bari.

Ospitalità dello sguardo è un progetto molto articolato, diviso in tre sezioni, che ha interessato 11 comuni della Puglia.

Nella prima sezione, On the road, i quattro artisti pugliesi Francesco Arena, Rossella Biscotti, Luigi Presicce e Agnese Purgatorio sono stati chiamati a rileggere il proprio territorio, osservandolo sotto nuovi punti di vista.

La seconda sezione, Focus, ha visto arrivare in Puglia artisti provenienti da altre parti d’Italia, invitati ad osservare il territorio con l’approccio di una “prima volta”.

Si tratta di Bianco-Valente, Silvia Camporesi, Silvia Giambrone e Massimo Uberti, che hanno dato vita ad opere che, pur rispettando la propria ricerca artistica, sono riuscite ad inserirsi perfettamente nel territorio e nel processo dei cammini.

La terza ed ultima sezione, dedicata a Workshop e Lectiones Magistrales, ha visto protagonisti gli artisti di fama internazionale Francesco Iodice e Pino Musi, Guido Guidi e Costas Varotsos.

L’iniziativa, realizzata dalla Fondazione Pino Pascali, rientra nel più ampio programma di animazione culturale, nell’ambito del progetto TheRout_Net finanziato dal Programma Interreg V/A Greece – Italy 2014 – 2020 e vede il suo culmine in questa mostra che accoglie otto installazioni realizzate dagli otto protagonisti delle residenze artistiche, con l’intento comune di valorizzare il territorio pugliese e le sue radici storiche.

E per l’esposizione, a cura di Isabella Battista, Carmelo Cipriani e Alexander Larrarte, non si poteva che scegliere una sede importante e ricca di storia, quale il Teatro Kursaal Santalucia che, se da una parte trasporta i visitatori in un clima anni ‘20, tra altorilievi ed affreschi in stile tardo Liberty, dall’altra riesce ad essere molto accogliente con il linguaggio contemporaneo, espresso nelle forme più varie, della mostra Ospitalità dello sguardo.

Colpisce molto, infatti, in uno sguardo d’insieme, un dialogo contenitore-contenuto in perfetto e rispettoso equilibrio, in cui nessun elemento prende il sopravvento sugli altri, frutto di un allestimento che lascia ad ogni opera lo spazio per poterne fruire con il giusto raccoglimento.

Il viaggio attraverso il percorso espositivo inizia nell’ingresso al piano terra, con l’opera di Francesco Arena, dal titolo La misura delle cose (barra Francesco), il quale sceglie una barra di bronzo dorato alta 166 cm -l’altezza dello stesso artista- quale simbolica unità di misura di un cammino che lo collega al centro della Terra ed allo Spazio.

Nello spazio della platea del teatro trova posto, invece, Il cherubino rubato di Luigi Presicce che, in uno scatto di Jacopo Menzani, presenta un momento catturato durante la performance del tableau vivant in cui l’accento viene posto sulla tradizione pugliese del trasporto dei Santi in processione.

Al piano superiore, nella sala Giuseppina, lo sguardo viene subito catturato da una grande stampa raffigurante decine di mani che si tengono saldamente tra loro, in un intreccio ricco di tensione, uno scatto che racconta l’azione performativa dal titolo Il giorno in cui, di Bianco-Valente, svoltasi a Minervino di Lecce come riflessione su quanto le radici dell’essere umano non siano i luoghi, bensì le persone che abitano e vivono quei luoghi.

Sui due lati lunghi della sala, si specchiano le opere di Silvia Camporesi e Silvia Giambrone, entrambe colpite dal fitto intrecciarsi di natura e religione nei tratti che hanno percorso.

La prima, con l’opera Caminantes, no hay caminos, hay que caminar, sintetizza in quattro scatti fotografici i punti cruciali del cammino percorso, riflettendo sull’importanza dell’azione del camminare, a prescindere dal punto di arrivo e su quanto questo possa essere metafora del percorso di vita stesso; la Giambrone, che nel suo viaggio verso Monte Sant’Angelo si è interrogata circa le necessità che spingono i viandanti ad intraprendere il cammino, presenta invece due grandi e scure ali di cormorano, in collage e stampa fotografica, in mezzo alle quali il corpo di un santo o un angelo è sostituito da una lastra di ardesia riportante la scritta Quis ut Deus? -Chi è come Dio?- , che da il titolo all’opera stessa.

Due sfere ed un cubo di cemento in cui sono imprigionati dei vestiti e la terra rossa tipica del Salento sono i protagonisti dell’installazione di Rossella Biscotti, diretta testimone dello sviluppo turistico  -e della conseguente cementificazione- dell’area più a sud della regione, in un cammino personale che, anno dopo anno, l’ha vista tornare sul luogo per le vacanze in famiglia, dal Millenovecentoottantuno, titolo dell’opera e data in cui l’artista, a tre anni, si reca sul posto per la prima volta, ad oggi.

L’incontro, sia geografico che umano, è al centro dell’opera Percorsi e della riflessione di Massimo Uberti, che sceglie di sintetizzare in due tubi di neon -traccianti due linee- che attraversano due laterizi, mattoni diffusi sia nella sua terra d’origine, la Lombardia, che a Pietramontecorvino, la sua destinazione, il viaggio nel tempo e nello spazio che lo ha portato ad attraversare l’Italia, da nord a sud, per raggiungere la propria destinazione di residenza.

Senza peso, senza polvere, oltre a dare il titolo all’installazione di Agnese Purgatorio, è la scritta incisa su un blocco di pietra esposto in mostra, insieme ad un light box e ad un video contenente le immagini di alcune azioni compiute dall’artista durante la residenza nell’area di Monte Sant’Angelo.

In un viaggio che, oltre ad essere fisico, è stato anche un viaggio nella storia, nelle tradizioni e nei riti religiosi del luogo, l’artista compie una serie di gesti tesi a restituire equilibrio e riportare al centro alcuni elementi che, nei secoli, hanno sempre visto un totale sbilanciamento di genere ed un linguaggio completamente declinato al maschile.

La mostra Ospitalità dello sguardo – percorsi di ricerca artistica lungo i cammini di Puglia è visitabile, presso il suggestivo spazio che si affaccia sul Lungomare di Bari, fino al 7 gennaio 2024.

Info Ospitalità dello sguardo – percorsi di ricerca artistica lungo i cammini di Puglia

  • a cura di Isabella Battista, Carmelo Cipriani e Alexander Larrarte
  • Teatro Kursaal Santalucia, Bari
  • Largo Adua, 5, 70121 Bari BA
  • Fino al 07 gennaio 2024
  • Orari: da mercoledì a domenica, dalle ore 16 alle ore 20 (ultimo ingresso ore 19)
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Ilaria Caravaglio è laureata in storia dell'arte moderna e contemporanea. Nel 2008 si trasferisce a Roma per un tirocinio alla Collezione Farnesina (Ministero Affari Esteri), per decidere poi di restare e conseguire il master in Curatore d'Arte Contemporanea presso La Sapienza. Per alcuni anni resta nella capitale, dove lavora come direttrice di gallerie d'arte e responsabile del settore arte in una fondazione; negli stessi anni inizia a scrivere per artapartofculture.
Nel 2015 sceglie di tornare a vivere nella città d'origine, a Brindisi, in Puglia, e da allora lavora come curatrice indipendente e come docente nella scuola secondaria di primo e secondo grado.

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