Truffare un piccolo editore è come rubare una caramella a un bambino, anzi, ancora peggio: provate a rubare a un bambino una caramella, come minimo potrebbe arrivarvi un calcio sugli stinchi.
I piccoli editori in Italia sono un numero spropositato: si parla di circa 2.400 piccole case editrici che pubblicano da 5 a 50 titoli all’anno (fonte AIE). Libri che, spesso, non arrivano mai sugli scaffali delle librerie, non supportati, non conosciuti, dimenticati.
Eppure questi editori hanno un progetto culturale, sentono una esigenza, una emergenza: desiderano poter pubblicare ciò che gli editori più grandi non possono o non vogliono portare alla luce. E dunque, continuano a pubblicare novità, nella speranza di essere riconosciuti, scoperti, visti e, alla fine, questi piccoli editori rimangono con grandi giacenze di magazzino che dopo qualche anno vengono portate al macero.
Immaginate, allora, quale gioia quando arriva in casa editrice una email di questo tipo:
Fondazione Arcobaleno
SEDE AMMINISTRATIVA :* Via Leonida Tonelli,6 00134 ROMA
Tel/Fax 06.5059296 *(3 linee)Pregiatissimi,
in occasione della manifestazione culturale di promozione del libro *ROMA EDIT 2014* – prima tappa ROMA 21/25 maggio – e dell’imminente lancio a livello nazionale del progetto di invito alla lettura *AMICO LIBRO*, rivolto agli istituti scolastici di ogni ordine e grado, con la presente siamo a richiederVi la SCONTISTICA migliore che riuscite a riservarci in merito all’ordine allegato.L’occasione ci è gradita per porgere cordiali saluti.
SETTORE CULTURA – Il Dirigente
Cembrola d.ssa Maria
direct 324.9536417www.fondazionearcobaleno.com
fondazionearcobaleno1@gmail.com
Gioia perché l’ordine allegato tratta di centinaia di volumi, spesso di qualche anno fa, giacenze di magazzino che qualunque editore è ben felice di poter vendere.
Ci si informa dunque, prudentemente, su questa Fondazione, che sembra essere iscritta alla Camera di Commercio, ha un sito internet (un po’ scarno, ma che non genera dubbi) e i cui rappresentanti rispondono immediatamente al telefono. Ci si informa sull’iniziativa Amico Libro e si scopre che è un bel progetto del MIUR, Ministero dell’Università. Roma Edit 2014 pare sia davvero un festival itinerante: chi cerca in rete trova poche e scarne notizie, ma bastevoli per illudere un editore che ha davvero bisogno di ossigeno in questi tempi non facili.
Dunque la Casa editrice, rassicurata, prepara i pacchi, enormi pacchi (parliamo di 300-400 volumi), prepara la fattura e concorda con Fondazione Arcobaleno anche uno sconto extra fattura.
Il pacco parte (la Fondazione fa fretta, i libri devono arrivare entro un tempo limite, mi raccomando!), il pagamento è fissato a 30 giorni.
La scadenza del pagamento incombe anche perchè coincide con il pagamento degli stipendi, con quel piccolo investimento in previsione di quella fattura alta, finalmente. Si comincia a controllare il proprio conto corrente, ma i soldi non arrivano. Timidamente si fa una telefonata ma, prima sorpresa, il telefono risulta staccato. Allora si prova a mandare una email, che torna indietro: destinatario inesistente.
Panico. Il sito internet? Sospeso.
Al telefono non risponderà più nessuno, nessuno conosce la fantomatica dottoressa Cembrola e dei i soldi neppure l’ombra, naturalmente.
Le case editrici coinvolte sembra siano più di 200.
Rimane il mistero di queste centinaia e centinaia di libri. Dove sono finiti? Sono stati gettati dentro la pattumiera? Entreranno in qualche losco giro di affari sotto banco? Li ritroveremo sulle bancarelle dell’usato? Oppure in realtà è tutto un complotto creato ad arte dagli editori per liberarsi di centinaia di volumi invenduti? O ancora, responsabile di questo misfatto è un neonato movimento contro la cultura? Vi ricordate di Farhenheit 451, il bellissimo e angosciante libro di Ray Bradbury? Che la fine per questi libri sia un gigantesco rogo? E se invece questi libri servivano davvero allo scopo per cui sono nati e i fantomatici truffatori ora sono immersi nella lettura? Fino alla fine dell’eternità, viene da pensare!
E soprattutto, cosa c’è sotto? Quale interesse a richiedere migliaia di libri soprattutto di storia, di cultura generale, di filosofia, libri particolari, per bambini?
Se si consulta il sito del MIUR, si capisce che Amico Libro è un’iniziativa partita nel 2010 (e dunque affatto di imminente lancio nazionale come indicato da Maria Cembrola) che sovvenziona le Scuole per la creazione delle Biblioteche Scolastiche, che privilegia lo scambio fra istituzioni e territorio (associazioni, Enti Locali, etc.) e che il Ministero e l’UPI, l’ANCI e l?AIE, in virtù di un accordo, finanziano (ciascuno per la parte di sua competenza) a fronte della presentazione di un regolare progetto.
Cercando ancora in rete si scopre che molti Istituti, in occasione di Amico Libro, hanno creato iniziative molto belle con progetti che coinvolgono scrittori, biblioteche comunali e librerie.
Tutto regolare, dunque.
Ma, allora, perchè la Fondazione è scomparsa? Oltretutto, assieme ai libri aveva ricevuto anche le fatture, necessarie per chiedere il rimborso al Ministero. Cosa è successo? Avuti i soldi la Fondazione è scomparsa? Oppure è stata scoperta prima e si è dileguata? A queste domande risponderà (speriamo) l’Autorità competente.
Ma, poi, che motivo avrebbero avuto Cembrola e compagnia per organizzare una truffa così iniqua ma anche così complessa? A ogni editore sono stati chiesti centinaia di libri dai cataloghi, ma non tutti, dimostrando un interesse per certe tematiche e non per altre. E soprattutto: perché è stato davvero così semplice truffare gli editori?
Proviamo a interrogarci sulle modalità economiche dell’oggetto-libro. Un editore, trovato un libro che giudica necessario portare all’attenzione del pubblico italiano, fa un investimento economico sul libro stesso e, per rimanere dentro a una cifra accettabile di spesa, deve pubblicare di questo libro almeno 1000 copie. L’autore fa qualche presentazione, manda il libro a concorsi, fa un po’ di pubblicità in rete (parliamo di piccola e micro editoria, i soldi per la comunicazione scarseggiano, quindi si spera soprattutto nel passaparola e nella capacità dell’autore di sfiancare amici e parenti), prova a inviare il libro in Radio alla trasmissione Farhenheit, prova a interessare qualche giornalista, “intasa” i social network (che sono più o meno gratuiti e dunque ambitissimi) con mirabolanti descrizioni dello stesso: il totale dei venduti, dopo 6 mesi, quando va molto bene è 300 copie. Rimangono in giacenza all’editore, dunque, 700 copie di un libro che ben dopo 6 mesi dalla sua pubblicazione purtroppo è già morto.
Ma il mercato libraio impone continue novità, per cui anche un piccolo editore è costretto a continuare a pubblicare in maniera costante e senza tregua libri su libri in almeno 1000 copie di cui ne venderà, quando va molto bene, 200-300 copie.
Il resto è giacenza.
Si capisce dunque perché tanti editori siano caduti nella truffa. Anche solo liberare parte del magazzino rappresentava un miraggio e una speranza! Perchè mandare libri al macero ha un costo enorme, di cui nessuno parla: costi fisici (perché, appunto, non si possono in Italia, ancora, fare roghi in piazza) e costi economici reali, in perdita di valore e svalutazione.
Una truffa al cuore della cultura italiana, dunque, questa di Fondazione Arcobaleno, che è anche una amara beffa verso il lavoro più bello del mondo.
Angela Catrani vive a Bologna e si occupa di libri da quando aveva sei anni. Alla classica domanda su quale lavoro avrebbe fatto da grande rispose che avrebbe lavorato con i libri. Tutti pensarono al mestiere (meraviglioso) di libraia, solo sua madre pensò al mestiere di editor e in un qualche modo, con qualche parentesi per mettere al mondo due figli, a fare l'editor Angela ci è arrivata. Lavora per la Cooperativa sociale Il Mosaico, che tra le altre sue attività produce libri per bambini per conto di Bacchilega editore di Imola.
Saranno piccoli e soli ma anche così riescono a turlupinare un bel po’ di autori e se perdono la causa per mancato pagamento (leggi furto) basta che dimostrino che non hanno spiccioli in tasca…tutto investito e a nome di qualche parente o prestanome. Non si richiede qui in italietta un capitale base per spacciarsi per editori. Facile, comodo remunerativo e legalizzato
Gentile Norman,
è ovvio che in questa storia chi ci rimette di più sono gli autori che hanno pubblicato con quelle case editrici.
Quanto a generalizzare sulle strutture societarie delle case editrici, mi sembra un po’ superficiale. Ognuna delle case editrici truffate è un caso a sé.
E poi mi sembra che nel suo commento ci siano molteplici spunti di discussione che vanno un po’ oltre il significato principale di questo articolo.
Mi auguro che le case editrici interessante siano pronte ad aprire un dibattito costruttivo insieme a lei.
Grazie, comunque, per il suo intervento.
Forse c’è qualche equivoco. Sono il titolare di una delle piccole case editrici cadute nel tranello della Fondazione Arcobaleno di Roma, gestita dai sedicenti Umberto De Santis (presidente) e Maria Cembrola (direttore). Abbiamo fornito i libri richiesti, che adesso saranno pure da qualche parte, probabilmente all’indirizzo dove il corriere li ha scaricati. Recuperarli potrebbe essere facile. Il sospetto è che le fatture in mano ai due signori della Fondazione Arcobaleno siano servite per documentare l’iniziativa e ottenere così qualche sostanzioso contributo pubblico, magari dalla Provincia o dalla Regione, prelevandoli da qualche fondo europeo. Qui le piccole case editrici sono vittime. Il raggiro fa capo alla Fondazione Arcobaleno e basta. Un appello: non comprate i libri dalle bancarelle ambulanti: potreste essere complici di ricettazione.
I giornalisti che come al solito fanno diventare vera una notizia falsa… la storia è stata completamente capovolta, io lo so perché una delle accusate, Maria Cembrola, è una carissima amica mia e posso tranquillamente giurare su mia madre e su Dio che lei di questa faccenda è assolutamente estranea! Non è direttrice di nessuna associazione, il numero di telefono indicato non è e non è mai stato il suo e non è dottoressa, semplicemente è una commessa in un negozio di alimentari. Se consultate i vari Comandi di Polizia che seguono questo avvenimento (e consiglio vivamente di farlo agli stessi giornalisti prima di pubblicare robe così delicate e lesive della reputazione di una persona), essi vi diranno che internet è il posto preferito dai criminali da cui attingere nomi, foto e informazioni personali da usare per costruire una truffa bella e buona! Ma non sono certo io a dover chiarire queste faccende, se ne occuperà la magistratura. Cordialmente.
Gentile Roberto,
ovviamente alle spalle di questo articolo c’è tutta una documentazione agli atti in redazione, quindi moderi il suo disappunto e non lanci accuse basate sul nulla.
Visto che la signora Cembrola sua amica non è nulla di tutto quello che è stato scritto, non suppone che sia un caso di omonimia? O crede che al mondo esista soltanto una Maria Cembrola (faccia una ricerca con google, ne troverà più di una)?
Oppure sta cercando soltanto di aizzare polemiche tanto di moda oggi sul web da non farci cadere più nessuno?
Se la sua amica si sente lesa faccia i passi che ritiene necessari.
Una Maria Cembrola è coinvolta nelle azioni scorrette di questa Associazione Arcobaleno. Ovviamente le denunce da parte degli editori truffati stanno facendo il loro corso.
Lei può riposare tranquillo.
Signora Isabella, se ho scritto quello che ho scritto è perché la Maria Cembrola mia amica mi ha riferito delle sue convocazioni al Commissariato della sua città, quindi non c’è alcun caso di omonimia. Quello che voglio dire è che, semplicemente, per rendere la notizia quanto più esatta possibile, sarebbe il caso di sentire tutte le parti coinvolte in questa antipatica faccenda… Non sto accusando nessuno, ma mi ha fatto tremendamente male leggere di queste accuse rivolte verso la mia amica, che posso garantire è una delle persone più oneste di questo mondo. I miei ossequi.
Roberto,
capisco perfettamente il suo stato d’animo, se la signora Cembrola è stata convocata saranno le indagini a entrare nel merito.
Potrebbe essere stata vittima di un furto di identità, ad esempio, ma questa sua amarezza non le consente di gettare accuse su altre persone.
Come testata ci siamo limitati a rendere nota una vicenda che rischiava di essere affossata (come succede sempre nel nostro paese) utilizzando gli stessi atti in mano agli inquirenti.
Saranno loro a scagionare la sua amica o il contrario. Mi farebbe piacere che ci tenesse aggiornati qualunque sia in risultato. Se la signora Cembrola dovesse risultare estranea alla vicenda, cercherò per quanto mi sarà possibile, di rendere nota anche questa evoluzione di una vicenda decisamente sordida.
Sono un piccolo editore truffato come gli altri qui citati. L’unica cosa che mi incuriosisce, visto che di questi tempi anche noi siamo in crisi con le vendite diminuite fortemente causa la recessione in corso, è la seguente: cosa se ne fanno dei libri che a stento anche noi riusciamo a vendere? Probabilmente, come ha scritto Vincenzo Olivieri, ricaveranno (sarebbe più giusto dire s’intascheranno) i soldi da qualche fondo europeo o anche italiano che promuove l’editoria. Poi la fondazione, senz’altro di falsi nomi e titolari, svanisce nel nulla: è l’Italia purtroppo popolata da pochi lavoratori e tanti ladri e nullafacenti.
Questa è la pagina facebook che vuole fungere da punto di riferimento per i tanti truffati
https://www.facebook.com/truffafondazionearcobalenolibri/