AltaRoma c’è. Quattro giorni di sfilate e mostre in una Roma segreta alla riscoperta del fashion e del suo significato.

Quattromani - ph. Samantha Catini

Come quando finisce una festa, si è sempre in pochi amici a rimanere a pulire. Si gira intorno al tavolo commentando o spettagolando, rimettendo a posto e buttando piatti e bicchieri di carta. Così è finita AltaRoma, tra le polemiche dei soliti insoddisfatti e l’abbandono dei grandi couturier; eccezion fatta per Renato Balestra che ha aperto la prima giornata di sfilate con una collezione dedicata al suo iconico Blu, dimostrando di continuare ad appoggiare la società, presieduta da Silvia Venturini Fendi, nonostante la mole di problemi che ancora una volta ha dovuto affrontare.

Perché se è vero che il cambio della guardia sullo scranno capitolino ha messo il cosiddetto “carico da 11”, è altrettanto vera la riuscita della manifestazione. Seconda stagione, questa, nella sede dell’Ex Dogana e già si confermano eventi d’impatto e un folto corollario di designer in ascesa. Non si può negarlo: sono mancati i big. Ma il motivo non è da ricercarsi in vanità o vezzi – “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente”, diceva Nanni Moretti in quel suo primo film – quanto piuttosto alla tendenza ormai ben consolidata della manifestazione di dedicarsi esclusivamente alla ricerca, alla sperimentazione, dando sempre più spazio ai giovani. È stato quindi un fatto naturale l’abbandono degli uni e l’avvicinarsi di tutti quegli altri – gli sperimentatori, i talentuosi – che avevano qualcosa da dire e mostrare, e che qui hanno trovato la giusta platea per farlo.

Who is on Next? è del resto la dimostrazione per eccellenza di questo passaggio. Contest dedicato ai designer emergenti, realizzato in collaborazione con “Vogue Italia” – il quale partecipa anche al CdA di AltaRoma con la sua direttrice storica, Franca Sozzani – ha dato quest’anno il primo premio per gli accessori a Pugnetti Parma e per l’abbigliamento a Brognano.

Mentre sfilano marchi già conosciuti nel panorama del prêt-à-porter nazionale e non – Esme Vie, Quattromani, Greta Boldini, Angelos Bratis, Sara Lanzi -, proprio da una passata edizione di Who is on Next? torna nella capitale il duo Arnoldo ][ Battois, consacrato alle cronache per le borse di alta pelletteria, rompendo definitivamente la monotonia e presentando una linea di abbigliamento saporita, colorata, anti-convenzionale e ricca di ispirazioni asiatiche.

Nelle sale dei magazzini, intanto, A.I Artisanal Intelligence ripropone la sua ricerca di stili e contaminazioni; anche se quest’anno la novità è stata un tour straordinario tra i luoghi segreti del quartiere Esquilino, proprio intorno la Dogana, dove il pubblico ha potuto scoprire una storia sconosciuta della città e ritrovare le ispirazioni di fashion designer. Tale(nt) of Rome racchiude il senso di questo viaggio di un’ora e mezza, in cui si può visitare il Tempio di Minerva Medica, Porta Tiburtina, Villa Gentili Dominici, l’Auditorium di Mecenate, l’ITIS Galilei, il Sepolcro di Eurisace, la suggestiva Basilica Neopitagorica a Porta Maggiore, e vedere le creazioni di De Couture, Giancarlo Petriglia, San Andres Milano, Marianna Cimini e Caterina Zangrando. Nell’Accademia di Costume e Moda, invece, si può osservare il lavoro di chi, domani, calcherà le passerelle. Mentre nella Galleria del Cembalo di Palazzo Borghese, Sylvio Giardina, Alessandro Gaggio, Ashi Studio, e Wadha esibiscono, per The secrets of Couture, la loro interpretazione della contemporaneità attraverso le proprie collezioni, note per essere l’incontro tra tradizione e sperimentazione.

Quello che ha lasciato tutti a bocca aperta, però, è stato “il buco nel cielo di carta” che una colazione in giardino ha regalato agli addetti ai lavori. Il gruppo Monteneri, azienda nata a Valentano e che è eccellenza del Made in Italy, ha di fatto messo a nudo il proprio saper fare, mostrando ai presenti la propria manualità, cura e lavorazione di altissimo livello. Una piccola delegazione in rappresentanza dei seicento artigiani pellettieri, produttori per i più grandi brand internazionali del lusso, e che fanno parte di questo distretto capace di unire alle antiche maestranze un’avanguardistica ricerca tecnologica.

La scelta di guardare definitivamente oltre l’Haute Couture è stata per per molti il segno tangibile che la strada da percorrere sia davvero quella giusta, anche se lunga e tortuosa.

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Se dovessi pensare a me, mi immaginerei in una sala bianca, col pavimento di legno, circondata di libri, pile di riviste e giornali sul tavolo e un portatile aperto davanti agli occhi, intenta a seguire il filo del discorso di un articolo che non vuole riuscire. Sarebbe un’immagine perfetta, che camufferebbe le folli corse di una giornalista trentenne prestata agli uffici stampa - per esigenza o per passione? - da sempre appassionata di letteratura, teatro, cinema, moda e arte. Se non avessi saputo scrivere non so chi sarei oggi, ma ripensando a ciò che scrisse Marinetti, dopotutto “l'arte è per noi inseparabile dalla vita”.

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