The Place, il Film. La vita è solo una scommessa

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Il terzo millennio, oltre che un secolo in cui il destino del sapere è la resa alle macchine (la tecnologia), l’unica cosa veramente utile, che risolve tutto, è anche il secolo dello stravolgimento delle teorie fondamentali, che hanno passato le epoche e sulle quali si è basato il destino della vita con le sue morali.

Predestinazione e libero arbitrio sono stati il binomio portante per l’umanità, di cui hanno parlato e discusso filosofi religiosi e letterati, ma su cui non ci sono state mai riserve.

Poi arriva una serie televisiva americana The booth at the end (2010) creata da Christopher E. Kubasik ed un film italiano, oggi di successo, The Place, di Paolo Genovese (regista anche di Perfetti sconosciuti, 2016) e tutti cercano di capire in queste età materialiste, in cui siamo immersi in un azzardo, cosa siamo disposti a fare per ottenere ciò che vogliamo.

Che è appunto l’assunto del film.

Un uomo senza nome (Valerio Mastandrea), seduto al tavolo di un bar-tavola calda, con un quaderno nero da usuraio, ascolta i desideri dei vari questuanti i quali, per ottenere quello che vogliono, avranno un compito (banale, normale o criminale) che cambierà la loro vita e quella di altre persone.

immagine per il poster: The Place film
Poster del Film The Place

Un effetto domino che guarda caso assomiglia in piccolo alle tempeste finanziarie globali o alle tempeste mediatiche sulla verità. E così addio destino predeterminato da qualcosa di trascendente o sistema di vita basato sul libero arbitrio.

Per l’umanità dei bisogni e della ricerca per appagarli, la vita diventa solo una scommessa.

Attraverso un essere asettico ed estraneo (un diavolo, un mago, un alieno?) si ampliano i confini del vissuto con nuove ipotesi, si trasmettono nuovi paradigmi di condotta, di sentimenti ed emozioni, nuovi valori morali.

Per tutti i personaggi vengono fuori le parti nere più nascoste, in una catena di eventi non controllabile, con situazioni e soluzioni che si affidano al caso fortuito provocato.

In un momento storico di arroganza dell’essere umano, in cui tutti giudicano, tutti puntano il dito verso gli altri, per raggiungere i propri egoismi, il film The Place mostra la nostra parte più oscura e forse ci permette di cominciare a giudicare anche noi stessi.

Con buone interpretazioni dei tanti protagonisti (Sabrina Ferilli, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, ecc.) il film ha mosso molti spettatori, ma molti hanno fatto anche fatica a resistere.

Se questa è la punta dell’iceberg, la revisione dei nostri Credo è già iniziata.

Come dice il protagonista: quando inizia a cambiare il mondo non si sa quando smetteranno questi cambiamenti.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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