A casa tutti bene. Muccino ripete le sue formule vincenti. Perplessità

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A casa tutti bene

Qualcuno dovrebbe dire a Gabriele Muccino che da L’ultimo bacio del 2001 ripete sempre lo stesso film. Ma lui lo sa bene, innamorato dei suoi temi parasociologici, quasi ventennali, ormai amplificati e universalizzati dai tanti reality e soprattutto con l’occhio sempre  attento al boxoffice. Lo sa così bene, che nelle interviste, rilasciate in America in cui ormai vive, dice del cinema italiano: “Ci siamo infilati nell’imbuto della commedia, come se fosse la panacea di tutti i mali. Ma ben presto anche la commedia si è limitata a ripetere sempre le stesse formule narrative e a diventare stancante.”
Sembra che per gli italiani però non sia così!  A casa tutti bene è primo negli incassi.

L’ultimo bacio metteva insieme la nuova generazione di attori del nuovo secolo, Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Pierfrancesco Favino, Sabrina Impacciatore, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, che allora rappresentavano la generazione dei trentenni, ricevendo una messe di premi e di consensi.

Nel 2003 Muccino si ripeteva, cambiando attori, con la commedia drammatico- sentimentale sulle fragilità familiari Ricordati di me, con ancora premi ed incassi.

Poi arrivato in America manipolava insieme allo sceneggiatore premio Oscar Paul Haggis il suo primo successo che diventava in inglese The Last Kiss (2006), diretto niente di meno che da Tony Goldwyn, nipote di Samuel Goldwyn della famosa casa di produzione Goldwyn-Mayer. Infine nel 2010 realizzava il sequel de L’ultimo bacio (con alcuni degli stessi protagonisti ed interpreti 10 anni dopo) intitolato Baciami ancora.

A casa tutti bene è l’ultimo capitolo sulla cinica disillusione delle difficoltà della vita di coppia, di famiglia e di amicizia di tante  generazioni. In una nuova escalation di disgregazione personale, familiare ed amicale da far paura!

Dopo i film collettivi storici di Ettore Scola come C’eravamo tanto amati,(1974) e La famiglia (1987) quelli sociali moderni di Paolo Virzì come Ferie d’agosto (1996) ed Il Capitale umano (2013) o quelli tecnologici postmoderni di Paolo Genovese come Perfetti sconosciuti (2016) e The Place (2017), quelli di Gabriele Muccino basano tutto su una isteria collettiva bipolare che, da alti sentimenti e commozioni arriva a forme rabbiose di follia distruttiva di se e degli altri.

Su e giù come sulle montagne russe, con una recitazione, che per essere troppo aderente al nevrotico presente, spesso è incomprensibile, declinata in gesti esagerati e in parole smozzicate e soprattutto con dialoghi banalizzanti sui temi più vieti di conversazione.

Anche il fatto di avere un cast costituito di 20 attori fa si che, esclusa la vecchia guardia (Stefano Accorsi, Sabrina Impacciatore e Pierfrancesco Favino) qualcuno è costretto a proporsi solo in qualche scena madre (Carolina Crescentini, Massimo Ghini e Claudia Gerini), qualcuno ad essere defilato (Valeria Solarino, Ivan Marescotti, Stefania Sandrelli e Sandra Milo), molti ad affogare nella foto di famiglia in un interno, malgrado la disinvoltura del direttore della fotografia Shane Huribut, con le sue acrobazie di ripresa per tentare di far stare tutti in scena.

A casa tutti bene è la storia degli italiani che continuano imperterriti a rispettare le ricorrenze familiari ed i loro riti (qui nozze d’oro dei genitori), malgrado ormai siano solo fantasmi del passato, in cui esplodono instabilità emotive, gelosie, rancori, tradimenti e conseguenti infelicità.

Ostinatamente provinciali e masochisti.

Con una colonna sonora ruffiana di Nicola Piovani su panorami isolani (Ischia), e canzoni di un tempo più felice che sono rimaste indelebili nei ricordi (es. Bella senz’anima). Mentre tutto va in pezzi, con relazioni extraconiugali, rivelazioni improvvise, liti furibonde, grandi disperazioni e figli ormai cresciuti, sempre più vittime delle follie dei genitori.

Quanto era dolce e serena la incomunicabilità di Antonioni!

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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