Pordenonelegge #9. Cenciarelli e Tolusso: la vendetta sulla soglia del distacco

La letteratura è vendetta, usava dire Stephen King ma è anche il luogo in cui si affronta l’angoscia del distacco e la sua ineludibilità. Sentimenti che possono annichilire, distruggere. Almeno fino a che, secondo Antonella Silvestrini, non ci si rassegna all’idea che non è possibile venirne a patti, non c’è un modo efficace «per difendersi dalla paura della sofferenza che è paura della vita»,

Il distacco, e – in misura diversa, la vendetta – sono i punti di congiunzione tra La nuda verità, di Gaja Cenciarelli per Marsilio e L’esercizio del distacco, di Mary Barbara Tolusso pubblicato da Bollati Boringhieri. A congiungere, due libri diversissimi per ritmo, contenuti e stile, è anche un immagine, la prima: le due protagoniste sono davanti a una porta, una soglia detro la quale sta il cambiamento del proprio destino.

Oncologa di successo che sembra detestare tutto, il lavoro e se stessa, Donatella Mugghiani – protagonista del romanzo di Gaja Cenciarelli – «è già pentita, sa che è un pericolo, e che quella porta la metterà in contatto con una vita mai vissuta. A un certo punto della sua vita ha voluto vivere, consapevolmente o no. Quando decide di vivere, però c’è il rischio che lo faccia nel modo e con la persona sbagliata».

È l’autrice romana a mettere in campo il tema della vendetta, rispetto al suo romanzo. Un istinto – spiega – che l’ha mossa personalmente dando forma al suo personaggio, a partire dal nome: «È un nome sgradevole, perchè io volevo una donna cattiva, sgradevole. Volevo scrivere per vendetta, perchè il mondo doveva sapere che esistono medici così, crudeli e distaccati anche davanti a chi è più fragile. Tutto è cacofonico in lei». Le fa eco Tolusso: «Si sempre contro qualcuno. Quando si scrive contro qualcuno, viene meglio», provoca, tra il serio e il faceto.

Tornata a scrivere dopo anni che definisce eufemisticamente problematici, Cenciarelli spiega di avere iniziato la scrittura con l’obiettivo di costruire un personaggio detestabile, venendo poi sorpresa dallo svolgersi della storia in un senso diverso, che lascia intravedere uno spiraglio di speranza.

immagiine per Mary B. TolussoDiversamente accade agli altri due protagonisti: Francesca, la segretaria, e Stefano, rampollo nullafacente ed ex fidanzato di una collega conosciuto a una festa.
Il perno dello svolgersi della trama è però Donatella, cinica, spietata, crudele, eppure, commenta l’autrice, se anche è possibile individuare un motivo personale per tanta cattiveria, la biografia non è sufficiente. Più significativo invece il legame tra la sua psicologia e la professione. «Sceglie quel mestiere per guarire i corpi senza toccare l’anima, come fa con se stessa, senza ammettere di avere un corpo. Ma soprattutto lo sceglie per sentirsi potente», chiarisce Cenciarelli.

Anche i protagonisti del romanzo di Mary Barbara Tolusso, in un gioco di somiglianze che si scoprono più numerose del previsto, sono tre, due femmine e un maschio. Anche loro sono crudeli. In questo caso però non è una scelta. Sono infatti allievi di un collegio per rampolli di buona famiglia, parzialmente distopico «raffinati prigionieri con molte regole e molto futuro» educati al cinismo necessario alle posizioni di potere che il loro destino li chiama a ricoprire, ad una indispensabile assenza di pietà,

Questi giovani però ricevono una educazione alla freddezza nell’adolescenza, momento culminante de sentimenti assoluti, vivono questa formazione in modo conflittuale, perché due di loro sono filofobici. Una condizione amplificata dal contesto da insegnanti che fomentano le passioni facili, non quelle forti e potenzialmente laceranti.

Tra un’amicizia che si rompe, una giovane conformista e il ritorno ai luoghi dell’infanzia, il romanzo di Tolusso dà spazio a un flashback, in cui ripercorrendo i propri passi i misteri si svelano.

Il confine tra dentro e fuori che in Tolusso è segnato dalle porte del collegio esiste anche in Cenciarelli, tra ospedale e corridoio, «il luogo dove esiste una vita che va avanti, una possibilità dentro e fuori di noi che una volta varcata può condurre alla meravigla o al disastro».

Un confine che è anche emotivo e che deve rompersi. Se ai personaggi del romanzo per Bollati avviene nella memoria, Per Donatella il limite è quello del ruolo che si è data «perchè non sa di essere una persona» e la fa sentire esistente. Ed è solo fintanto che Stefano usa il suo corpo lei accetta di averne uno.

Comune, in fine dei conti, anche il bersaglio sottotraccia di entrambi i romanzi: gli adulti di oggi, che non credono più nelle emozioni, sono ripiegati su se stessi. Ma se per Tolusso la loro insipienza è quella di chi sente di avuto tutto, Cenciarelli vede le loro vite come le costanti, assurde lamentazioni di chi, immotivatamente, si sente come se la vita gli avesse al contrario tolto tutto. Attitudini opposte come i romanzi e ugualmente irricevibili, contro cui entrambe le autrici gridano vendetta.

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Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

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