Non ci resta che il crimine. Ancora in vetta al cinema

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Non ci resta che il crimine: Marco Giallini e Alessandro Gassman

Gassmann, Giallini e Tognazzi, da sfigati ideatori di un tour criminale sulle tracce della Banda della Magliana a membri della stessa loro malgrado. E se non svaligiano banche, sbancano botteghini in tutt’Italia e veleggiano verso il record d’incassi.

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Non ci resta che il crimine: Marco Giallini e Alessandro Gassman

Era estate. Ma non un’estate qualsiasi. La Voce del padrone di  Franco Battiato dominava le classifiche dei dischi più venduti. Quelle vere, a suon di copie vendute, non di like. Disintegrava record su record scodellando singoli come cannonate e intanto la nazionale italiana, quella di Zoff, Gentile, Cabrini… – appello ancora oggi snocciolato come un mantra, sulle ali e le veroniche di Marazico: Bruno Conti da Nettuno, e le prodezze balistiche di Graziani, Altobelli, Pablito Rossi e Tardelli – stravinceva contro tutto e tutti, un mondiale, anzi, Il Mondiale, anzi, Il Mundial. Quello di Spagna 82.  Quello giocato col Tango, pallone dell’Adidas che poi, licenziato alla Mondo, avrebbe rimbalzato su ogni spiaggia, cortile, piazzola da parcheggio, nei mesi successivi.

E della generazione di fenomeni sparsi ad ogni latitudine: Platini, Rumenigge, Boniek, Muller, Schachner, Madjer, Santillana, Blokhin, Dalglish, Keegan,Robson,e soprattutto,  Diaz, Bertoni, Valdano, Kempes, alfieri del Pibe de oro, Diego Armado Maradona, il più gaiardo funambolo dai tempi di Pelé e a proposito di brasiliani, il più fenomenale Brasile di ogni tempo guidato da Zico, il divino Falcao, Cerezo, Socrates, Eder, Junior, Edinho, Dirceu.

Oltre al Figueroa dell’Hondurastormentone del film a doppia lettura. Un mondiale che non fu solo un grandioso fatto sportivo. Ebbe  un effetto taumaturgico sul Paese, che con i tre gol alla Germania si lasciò alle spalle gli Anni di Piombo.

Non ci resta che il crimine prende il via proprio da quei giorni  roventi, e non unicamente per il caldo, in cui la febbre mondiale saliva alle stelle e la banda della Magliana era all’apice del suo dominio criminale. Come i tre protagonisti, Giallini-Moreno, Gassman-Sebastiano e  Tognazzi-Giuseppe  scopriranno a loro spese.

Come nella migliore (nuova) tradizione della commedia, il film mescola  disinvoltamente generi e topos, attingendo a piene mani dall’immaginario cinematografico come da quello iconico.

Mondali e Banda della Magliana, appunto; e Ritorno al futuro e Non ci resta che piangere; Ray Ban a specchio e Kiss; Bruno Corbucci, Umberto Lenzi e Massimo Troisi.

Lo shock da viaggio nel tempo che invade il trio è presto superato dall’opportunità di “fare i soldi con la pala” giocando sul vantaggio di conoscere i risultati sportivi. Se, in effetti, questo stratagemma non può non far ripensare al capolavoro di Robert Zemeckis, tra l’altro teorizzato dallo stesso Bruno interprete di Gianfranco – il nerd  tormentato dai tre ai tempi delle medie –, con uno sforzo maggiore si può arrivare a Un americano alla Corte di re Artu’.

Non foss’altro perché il dono della preveggenza viene in soccorso per salvare la pelle tanto all’eroe di Twain, quanto ai tre sfigatissimi avventurieri del tempo, allorché s’imbattono proprio in Renatino, un superlativo Edoardo Leo, boss della banda.

Non ci resta che il crimine frulla fantasy, cronaca, costume, action e satira con un’enfasi non lontana a quella del fan, perciò gli si perdonano gli inevitabili salti da un anno all’altro che sanno un po’ troppo di didascalie.

Tanto per partecipare al gioco del cerca l’intruso, che inevitabilmente si scatena con tali visioni, il terrificante costume  da mare Port Cros, dotato di micidiale gancetto laterale, provato da Gassmann, s’imporrà come emblema della coattagine balneare solo nel 1986, quattro anni dopo le vicende del film. Se la cavano decisamente meglio con la battuta  sui Camperos passati di moda.

Le trovate sono comunque più numerose dei passi falsi. Le  cinquecentomila lire acquistate su ebay come accessorio d’epoca per il “tour criminale” sui luoghi della Banda, che consentono la prima giocata al “picchetto”, e lo smartphone affidato al Gianfranco bambino perché ne studi il funzionamento e ne anticipi l’invenzione, sono solo alcuni dei tasselli che costituiscono l’architrave su cui si snoda la vicenda  consentendone  l’avvio e lo sviluppo.

L’afflato dal retrogusto nostalgico degli anni ottanta che tiene banco da alcune stagioni cinematografiche a questa parte, stupisce solo se non s’inquadrano almeno un paio di fattori oggettivi: il primo è che quel decennio si trova alla giusta distanza, condizione che ne consente la narrazione; il secondo è che la generazione di registi che lo raccontano è figlia di quell’epoca.

Pertanto come la precedente ha “fermato” il tempo sui settanta,  cristallizzandolo o quasi sulla contestazione giovanile e l’antagonismo,  questa esplora e trasfigura il suo di passato, restituendolo nel gioco di specchi che di film in film ha i connotati del supereroistico commistionato all’immaginario manga o della commedia fantastica.

Un elemento che accomuna il nuovo cinema di genere è la vocazione all’essere citazionista. Una vocazione che estremizzata arriva a coinvolgere, si direbbe meta cinematograficamente, gli stessi titoli: dal Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti, a questo, Non ci resta che il crimine.

Se a Bruno e al pool di sceneggiatori si può muovere un rimprovero, è quello di non aver cercato un respiro più ampio pur disponendo di un giacimento pressoché illimitato di spunti.

Per es, la relazione coi loro doppi ragazzini è lasciata colpevolmente ai margini; per contro, il rapporto tra Moreno e il Gianfranco bambino (per il fenomenale  giovanissimo attore si profila una carriera di prim’ordine) funziona come un orologio svizzero. Il che però finisce coll’accrescere quel senso di parziale sviluppo.

E se non convince affatto la soluzione eccessivamente facile e povera con cui è realizzato l’effetto del cuniculo spazio-temporale, l’idea dei Kiss e Rockets formato rapina va ascritta con laude nell’albo delle migliori trovate cinematografiche in circolazione.

Come già comprovato dalla saga di Smetto quando voglio, a da Loro chi, la formula della commedia d’azione è collaudata e quando ben diretta difficilmente manca il bersaglio. In questo solco, più che ai titoli “telefonati”, il film s’inserisce a buon diritto nel genere action comedy alla John Landis in cui i colpi di scena si combinano a  momenti di puro umorismo  con continui cambi di registro.

In questa ottica va rimarcato il contributo attoriale di Edoardo Leo e Gianmarco Tognazzi robustamente in parte al punto che si collocano un gradino sopra gli altri, mentre Giallini risulta troppo uguale a se stesso e viene da chiedersi quale sarebbe stato l’esito invertendo il ruolo con quello di Gassmann.

Giunto alla piena maturità attoriale, a sua volta stupefacentemente perfetto nella parte dell’irrisolto e sensibile Sebastiano,  lato debole del triangolo amoroso con Ilenia Pastorelli, pupa del gangster vistosamente desnuda e il boss dei boss, Renatino. Spietatamente allucinato e iperviolento che freddando per gelosia il Sorcio innesca una catena di eventi che modificano la linea temporale.

Il finale aperto lascia presagire un atto secondo nel quale ritroveremo tutti all’inseguimento di tutti. Sebastiano, Moreno, Giuseppe e Gianfranco, Sabrina – emancipatosi sia da Renatino che da Sebastiano – e lo stesso Renatino che medita vendetta come prefigura il suo “Correte, correte. Tanto ve ripijo”.

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Pier Luigi Manieri, curatore di eventi, scrittore, saggista e cultore della materia cinematografica. Ha dato alle stampe l'antologia di racconti spy, horror, sci fi, urban fantasy e a tematica supereroistica "Roma Special effects -di vampiri mutanti supereroi e altre storie" (PS ed.) e la monografia "La Regia di Frontiera di John Carpenter "( Elara). D'imminente pubblicazione il saggio "Le Guerre Stellari - Ovvero, la space opera cine televisiva da Lucas ad oggi" contenuta nel volume "Effetti Collaterali – la fantascienza tra letteratura, cinema e TV" (Elara). Ha all'attivo centinaia di articoli su diverse testate di settore. Esperto d'immaginario e sottoculture di genere, ha curato il volume, "Il Tuo capitolo finale" dedicato a Sherlock Holmes. È autore e regista dei reading video musicali “Iconico & Fantastico” e "Il cinema del telfoni bianchi". Ha ideato e curato eventi come Urania: stregati dalla Luna, Il cinema italiano al tempo della Dolce Vita, Effetti Speciali, MassArt, Radar-esploratori dell’immaginario.

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