IndipententeMente #32. We Were Grunge di Alessandro Bruni. In cammino con Chris Cornell, Kurt Cobain, Layne Staley e Eddie Vedder.

immagine per Alessandro BruniWe Were Grunge di Alessandro Bruni (Persiani Editore) è un viaggio nella musica grunge e nella vita e nella morte dei suoi attori principali: Chris Cornell, Kurt Cobain, Layne Staley ed Eddie Vedder; ma è anche un viaggio nella mente del protagonista della storia, nel suo bisogno di fuga, nella sua necessità di creare, nelle sue domande sul senso di essere artisti.

L’opera si apre con una lettera a Eddie Vedder, colui che è sopravvissuto al periodo decadente del grunge, un movimento più che un genere musicale, una filosofia di vita, più spesso di morte. Dopo la dipartita di Chris Cornell nel 2017, il fantasma del grunge si è rivelato trascinando con sé il ricordo di Kurt Cobain e Layne Staley.

Questa vicenda è la fatidica goccia che convince il protagonista a partire per un pellegrinaggio tra i boschi dell’Appennino Tosco-Emiliano; una solitudine fortemente voluta, una comunione con la natura e con i propri pensieri liberi da qualunque condizionamento esterno.

Ma i fantasmi dei tre musicisti decidono di apparire e di distogliere l’attenzione del protagonista dal suo raccoglimento e dalla scelta di scrivere un romanzo. Fantasmi tanto concreti da parlare al protagonista, da seguirlo tra i boschi, da scombinare le pagine del suo libro. Sono figure sofferenti che portano sulle spalle tutto il peso della loro anima, che in vita hanno riversato in musica con la forza della loro disperazione.

Chris Cornell viene ricordato nella sua perenne lotta tra vivere e morire, nella sua drammatica uscita di scena che ha il sapore amaro della sconfitta: “Pensa come vuoi, Eddie, ma tutto il resto della carriera di Chris sembra l’inseguimento di una chimera inafferrabile e al tempo stesso la fuga al cospetto del fantasma del grunge”.

Kurt Cobain è raffigurato come uno spirito errante e dispettoso; non si dice molto di lui perché forse non c’è niente da dire, lui non amava più il trambusto, le voci pressanti.  L’autore comprende che Kurt merita silenzio, mentre Layne Staley è degno di maggiore riconoscimento – lui che era già un morto vivente prima ancora di morire di overdose nel 2002 – e gli tributa quindi parole importanti: “Per il coraggio di raccontare nei testi il suo viaggio disperato, gli sarò sempre grato”.

E a Eddie Vedder invece, che è ancora con noi, si riserva il finale del libro: “In questo momento, Eddie, non c’è nessuna differenza fra chi è andato e chi è rimasto. Siete parte di uno stesso gioco, di un unico spettacolo, una sola storia in cui si entra e si esce di scena ma una volta entrati si esiste per sempre”.

 

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Antonella Quaglia è una content editor e organizzatrice di eventi. Laureata in DAMS Cinema a Bologna, ha conseguito un Master in Management degli eventi artistici e culturali a Firenze. Dopo aver lavorato nel settore dell’organizzazione di mostre d’arte, segue diversi corsi in editoria e collabora con uffici stampa e riviste del settore.

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