La parola al Teatro #35. Intervista ad Alma Daddario. Amour de loin su radio vaticana

immagine per Alma Daddario

Amour de loin della scrittrice, drammaturga Alma Daddario con Silvia Siravo e Simone Migliorini che cura anche la regia, con le musiche di David Dainelli e la partecipazione de I Madaus con il brano inedito Ti lascio un bacio interpretato da Aurora Pacchi, è andato in onda in Prima Nazionale, suddiviso in due parti, il 13 e il 20 gennaio, in esclusiva su Radio Vaticana, nella trasmissione Tredici Tredici. 

Abbiamo rivolto qualche punto di domanda ad Alma Daddario che su una trama piuttosto insolita e affascinante, ha costruito la storia di Valerio e Francesca, docenti universitari impegnati nella raccolta di epistolari storici a tema amoroso.

Qual è la genesi di questo spettacolo e quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a dare vita a tale progetto?

Sono sempre stata affascinata dagli epistolari che sono un vero e proprio genere letterario. A partire dagli antichissimi di tradizione romana, penso a Ovidio e altri poeti, per passare attraverso il percorso della storia a vicende come quella di Abelardo ed Eloisa, anche loro amanti condannati alla lontananza, e il cui epistolario è divenuto un vero e proprio punto di riferimento per i Trovatori e gli scrittori dell’Amor cortese.

Ho tratto spunto da loro anche perché il tema dell’Amor di lontano, dal francese Amour de loin, è assolutamente attuale in questo nostro drammatico periodo storico, che ci allontana e a volte non ci permette di frequentare persino gli affetti più cari.

La differenza è che l’amore di lontano dei Trovatori nasceva da una finzione letteraria, quella odierna…. dramma di un lockdown non voluto.

Nel corso della storia abbiamo esempi eccellenti di carteggi che rappresentano intere epoche e modi di vivere, che scopriamo proprio leggendo le vicende umane di chi racconta, o meglio scrive.

Penso alle lettere di Madame du Deffand alla figlia e all’amato Horace Walpole, che ho inserito nello spettacolo, le lettere di Ludwig Van Beethoven alla sua misteriosa “amata immortale”.

I carteggi sono ricchi di emozioni, messaggi, suggestioni: non è difficile farne dei veri e propri spettacoli e testi teatralizzabili.

 “L’amore è tutto e questo è tutto ciò che sappiamo dell’amore” scriveva l’immensa Emily Dickinson. L’amore, come sentimento che nasce dalla volontà di donarsi, si colloca come un tema universale della narrazione dai miti classici fino ad arrivare, con i protagonisti della sua pièce Valerio e Francesca, a una dimensione contemporanea. 

L’amore è veramente un sentimento imperscrutabile. Somiglia alla follia secondo Freud. Non è detto che nasca dalla volontà di donarsi, a volte nasce perché nell’altro si ritrova qualcosa di se stessi, come nel mito di Narciso.

Può anche essere voglia di possesso, come in Napoleone – nel testo c’è una lettera a Giuseppina-voglia di annientarsi nel rapporto come accade per Sibilla Aleramo e Dino Campana.

E’ sublimazione in Emily Dickinson, che vive una lontananza desiderata e voluta rispetto a quello che consideriamo realtà quotidiana.

E’ un sogno forse mai realizzato, come quello di Scott e Zelda Fitzgerald. E’ difficile circoscriverlo in una cornice definita. E’ proprio come dice la Dickinson nella frase citata.

Da questa performance emerge con forza la volontà di rivalutare l’epistola come forma letteraria ed espressiva per sensibilizzare il pubblico all’immortale forma di comunicazione che è la parola e non semplicemente un’immagine o un’emoticon. Affidare a un foglio bianco pensieri, emozioni e inquietudini, come nelle epoche passate, amanti, amici e familiari, tenuti lontani dagli eventi, hanno intessuto rapporti epistolari, potrebbe contribuire a costruire un’esemplare testimonianza di un momento storico straordinario come quello che viviamo.

Certamente, oltre all’indubbio valore letterario la comunicazione epistolare può rappresentare un’importanza fondamentale del vissuto di tutti.

Non c’è bisogno di essere scrittori per comunicare attraverso la parola scritta, e in un momento come questo può senz’altro rappresentare un modo per mantenersi in contatto in maniera più profonda e soddisfacente rispetto ai messaggini da cellulare o emoticon.

E sarebbe anche utile alle nuove generazioni, che con l’abuso di tecnologia hanno solo da perdere. La lettera è materiale eterno, la parola scritta rimane impressa nella mente anche più di un’immagine.

L’assenza dello spettacolo dal vivo è stata supplita da diverse forme di teatro delivery con podcast, on demand, live streaming: lei crede che dopo la pandemia, il teatro cambierà anche nei lavori che saranno rappresentati?

Il teatro non può e non deve cambiare, se si parla di forma di spettacolo. Niente può sostituire lo spettacolo dal vivo. Lo dice la parola stessa.

Lo streaming, così come il teatro fatto in televisione, può essere un utile intermezzo momentaneo, può diventare una sorta di archivio che racconti, in maniera più asettica, qualcosa che nella rappresentazione dal vivo ha un impatto diverso, grazie al calore umano che sprigiona, alla concreta presenza di pubblico e attori.

A teatro si rimane catturati, avvolti in atmosfere che è impossibile riprodurre e condividere attraverso altri mezzi. Per quello che riguarda la musica e la prosa in mancanza d’altro, è più adatto un mezzo come la radio. Non a caso esistono anche i drammi radiofonici. La radio attraverso la suggestione delle voci, stimola la fantasia dell’ascoltatore: volti e luoghi sono evocati come per magia.

Senz’altro lo trovo un mezzo più utile e adatto, ed è davvero encomiabile l’iniziativa di Radio Vaticana di trasmettere pièce teatrali via radio. Sono davvero soddisfatta del risultato e del successo ottenuto dal mio “amore de loin”, realizzato grazie al Festival del Teatro Romano di Volterra che lo ha prodotto.

E sono contenta del mix armonico che si è creato tra la parola recitata e la musica, grazie a David Dainelli e al gruppo Madaus.

Mi ritengo davvero fortunata di questa esperienza proprio perché nata in un periodo davvero difficile. E sono anche fortunata nell’aver coinvolto Silvia Siravo e Simone Migliorini, due attori eccellenti, che hanno creduto nel progetto, che vorremmo riproporre anche su un palcoscenico quanto prima.

Che dire infine, se non: lunga vita al teatro!

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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