Letteratura inaspettata #63. Due vite di Emanuele Trevi

“Viviamo due vite, entrambe destinate a finire. La prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno”.

Due vite di Emanuele Trevi, edito da Neri Pozza e nella cinquina finalista del Premio Strega 2021, è la storia di tre amici, Emanuele Trevi, Rocco Carbone e Pia Pera, e di quell’amicizia che può legare le persone solo quando “Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino” e che fornisce all’autore la possibilità di raccontarci i dettagli e allo stesso tempo di avanzare riflessioni filosofico-esistenzialiste.

Tre personalità diversissime, in tensione e in equilibrio instabile sull’altalena della infelice felicità o della felice infelicità. Rocco e Pia sono stati due scrittori, poco riconosciuti, venuti a mancare prematuramente.

Il primo in un incidente, la seconda dopo una lunga malattia. L’autore ricorda la nascita della loro amicizia nella Parigi del lontano 1995 e ripercorre i momenti passati assieme, le loro avventure, le sconfitte e i successi nella vita e nel lavoro.

immagine per Due vite di Emanuele TreviLa tragedia di una morte assurda, nel caso di Rocco Carbone, ingiusta e angosciante per Pia Pera, sorprende il lettore lasciandolo tuttavia intenerito dall’estrema gentilezza con cui Trevi accompagna la dipartita dei suoi amici.

“Più ti avvicini a un individuo, più assomiglia a un quadro impressionista, o a un muro scorticato dal tempo e dalle intemperie: diventa insomma un coagulo di macchie insensate, di grumi, di tracce indecifrabili. Ti allontani, viceversa, e quello stesso individuo comincia ad assomigliare troppo agli altri. L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta che è lo stile dell’unicità”.           

Il messaggio di Trevi è pregno, travalica la linea cronologica dei fatti e quella elegiaca dei ricordi, dialogando con il lettore di temi cardinali, come la felicità e la sua assenza, il senso della vita e della morte.

Interessante come, dopo la scomparsa di entrambi, le vite di Pia e di Rocco non vengono abbandonate all’oblio ma si palesano, oltre che nel ricordo di chi rimane e nella scrittura, anche attraverso la Natura, assumendone le forme: in memoria di Rocco viene piantato un ulivo, pianta robusta e volitiva che si spezza ma non si piega, posto in una piazza della Capitale; Pia, invece, lascia un giardino ordinato, con quei fiori e quelle piante che ha curato “come una sua lontana propaggine, una specie di succursale metropolitana”, fino all’ultimo soffio di forza in corpo.

In queste due immagini la sintesi di un sottile ritratto psicologico dei due amici, tanto abile a incassare Pia, così “prensile e sensibile, così propensa alle illusioni”, tanto predisposto a colpire Rocco, così incalzato dalle sue Furie.

Lo sguardo intimo che traspare da queste pagine, che presenta luci e ombre dei due scrittori, permette al lettore di entrare nella storia e non rimanere spettatore estraneo.

Trevi riesce a coinvolgerlo anche grazie alla potenza stessa della penna, dimostrando come la letteratura sia l’arma più potente, “un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne”.

Salta da una vita all’altra lasciando e riprendendo continuamente il filo della narrazione e, alla rievocazione dei fatti si mischiano, trattandosi di due scrittori, anche meravigliose considerazioni di critica letteraria.

Quella di Due vite è una prosa poetica, raffinata, in grado di costruire immagini di grande immediatezza e forza espressiva, capaci di accarezzare i personaggi con un pensiero d’amore che si avverte nelle parole scelte.

Un romanzo perturbante, commovente, pur nella semplicità narrativa, che oscilla tra memoir, saggio e critica letteraria, in memoria di questi due scrittori-amici scomparsi e per evocarne il ricordo Emanuele Trevi scrive di loro:

“Siamo sempre in due, infatti, a essere inquadrati, mentre il terzo adopera una di quelle macchinette usa e getta che si portavano a sviluppare nei negozi di ottica.”

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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