La parola al Teatro #20. La Tempesta al Teatro Vascello, l’ultimo capolavoro del bardo riletto da Roberto Andò

La Tempesta

Il sottile confine tra realtà e illusione, la forza sconvolgente della magia, il contrasto tra ragione e follia, l’indagine sul potere.

La Tempesta è una delle commedie più profonde che siano mai state dedicate al senso della vita ed è considerata dai critici il “testamento spirituale” del grande drammaturgo inglese.

La tempesta che l’arcigno Prospero scatena all’inizio della commedia non è solo l’espediente che dà avvio alla narrazione e alle vicende dei personaggi, dalla loro dispersione sull’isola fino al ricongiungimento finale; è anche il simbolo di turbamento dell’ordine naturale e civile, di quel caos presente nel mondo che è stato generato dalle cattive azioni di alcuni uomini, spinti verso il male dalla sete di potere.

 “Bisogna imparare a convivere con la tempesta, una condizione che fa parte proprio del nostro modo di essere umani. Dopo ogni tempesta occorre fare chiarezza dentro di sé, così Prospero – rileva – ci appare contemporaneamente come il paziente e il medico di se stesso: la tempesta della natura, di cui parla, è la stessa tempesta che ha dentro la sua testa. Prospero, fino in fondo, segue la sua impresa, anche se si rivela rischiosa: arrivare alla tappa finale e scegliere di abbandonare l’isola, uscendo di scena, ma ritrovando la propria anima”.

Parola di Roberto Andò che firma la regia di questo spettacolo di forte impatto visivo che coinvolge mente e cuore. L’opera, tradotta da Nadia Fusini, è andata in scena al Teatro Vascello con l’eccellente interpretazione di Renato Carpentieri che veste i panni del protagonista della pièce, affiancato da un cast affascinante e sorprendente: Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Giulia Andò, Paolo Briguglia, Paride Benassa, Gaetano Bruno, Fabrizio Falco.

Una rilettura fedele dell’opera dal punto di vista della narrazione ma peculiare al tempo stesso, attraverso lo sguardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che l’amava molto e vi si riconosceva, cogliendone il senso di una drammaturgia in qualche modo definitiva, sintesi ed epilogo di una vita.

La particolarità di questa messa in scena di Andò è senz’altro caratterizzata dagli intermezzi dialettali dei due naufraghi sopravvissuti che spezzano la vicenda centrale senza diventare mai altro. Ciò è reso possibile soprattutto grazie al personaggio di Calibano, interpretato da Vincenzo Pirrotta, che fa da trait d’union tra le scene dei due naufraghi e quelle di Prospero. Coinvolgente, profondo e saggio Prospero, nella scena finale, che si rivolge al pubblico auspicando che tutti possano trovare la forza di guardare dentro di sé dopo ogni tempesta, metafora della vita.

Riuscitissima in questa trasposizione è la scenografia: un’enorme stanza disastrata con ampie pareti e pertugi, tre vetrate frontali sollevate nel buio delle apparizioni, sedie e tavoli, letti ospedalieri che salgono e scendono in cui dominano libri sospesi, ammucchiati, spostati, aperti sul proscenio.

L’acqua è l’altro elemento materico che caratterizza l’allestimento con l’originale espediente di un sipario che si alza e si abbassa su uno specchio d’acqua ricreando, in maniera visiva ma soprattutto uditiva, il cadere delle gocce d’acqua del mare in tempesta. I personaggi, infatti, muniti di stivaloni e anfibi arrancano sul palco coperto d’acqua che rende in modo mirabile l’idea di trovarsi dentro la tempesta, forse per ricordarci che siamo immersi nel mare dove quella casa tende lentamente a sprofondare. Un vorticare di immagini, oggetti, personaggi che appaiono e scompaiono uscendo da botole o calati dal soffitto, come in un sogno, la cui materia è la base del teatro e della vita, come ci suggerisce il Bardo.

Roberto Andò ci restituisce appieno il senso del viaggio nella coscienza, del percorso interiore di un uomo piegato dalla sorte che, in quello spazio della psiche popolato di fantasmi e apparizioni, comanda le proprie fantasie e richiama attorno a sé le ombre del passato.
Per ritrovare se stesso.

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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