Letteratura inaspettata #30. L’ultima volta che siamo stati bambini di Fabio Bartolomei. La Shoah vista con gli occhi dei più piccoli

immagine per L'ultima volta che siamo stati bambini di Fabio BartolomeiDedicato ai 281 bambini razziati dal quartiere ebraico romano, nessuno dei quali fece ritorno a casa, il romanzo fa emergere la spiccata capacità introspettiva del poliedrico autore che riesce a farci comprendere appieno la visione del mondo da parte dei più giovani. Una storia delicata che ruota attorno ad una grande amicizia che si rivela talmente leale e sincera da non fermarsi nemmeno di fronte all’orrore della guerra.

Per ribellarsi alle leggi della guerra bisogna essere folli. O bambini.

Protagonisti del romanzo sono quattro bambini di 10 anni circa, una suora e un soldato in congedo per malattia. Siamo a Roma, è il 1943 e l’Italia ha da poco firmato l’armistizio ma naturalmente l’unica preoccupazione di Cosimo, Italo, Vanda e Riccardo è di poter passare del tempo a giocare in cortile. I quattro sono inseparabili, non conoscono ancora il pregiudizio e la paura nonostante, in epoca fascista, donne e minoranze non siano mai state ben viste.

Vanda è un’orfana che non viene adottata ma che trova l’amore incondizionato in Suor Agnese e fugge spesso dall’orfanotrofio in cui vive per vedere i suoi amici. Italo è un giovane Balilla che cerca disperatamente di essere notato da un padre che ha solo occhi per il fratello, tornato dal fronte con una medaglia al valore. Cosimo vive con il nonno e il fratellino, sfidando di continuo le sue regole. E infine Riccardo, l’amico generoso e cordiale che fa da collante tra i tre amici, ha una merceria nel ghetto e si è meritato il singolare soprannome di Maremmano: come il cane pastore, infatti, è una guida indispensabile. Riccardo però è ebreo e quando il ghetto di Roma viene rastrellato, lui sparisce.

Gli amici sono sconvolti quando scoprono che è stato portato via:
«Lui è bravo, magari i genitori no, ma lui sì. Dobbiamo farcelo restituire.»
Italo scuote la testa con espressione severa.
«Non doveva mischiarsi con quella gente».
«Quale gente?» chiede Vanda. «Viveva con i genitori».
«È uguale! Non è il momento giusto per essere ebrei né per vivere al ghetto! Lo vedete cosa succede poi?»
«Ma perché hanno rubato pure lui? Cosa ha fatto?».
Cosimo scuote la testa, non ne ha davvero idea.
«Gli ebrei sono nemici del fascismo e dei tedeschi. Per questo li rubano» dice Italo.
«Ma lui non ha fatto niente di male. Non è un nemico cattivo».
«Lui no, certo, ma mettiti nei panni dei tedeschi. Che fai, separi un figlio dei genitori?»

Con poche provviste e l’incoscienza tipica dei bambini, i tre valorosi, senza esitare, partono per una missione di soccorso alla ricerca del loro amico. Gli indizi sono pochi: un treno strapieno diretto chissà in quale direzione; il disegno di un cupo casermone che riconosceremo subito come Auschwitz. Preoccupati dalla loro sparizione, gli altri due protagonisti, Suor Agnese e Vittorio seguiranno le loro tracce con crescente apprensione e continui battibecchi.

Iniziato come un gioco, il viaggio alla ricerca disperata del loro amico, porterà Cosimo, Italo e Vanda dal correre spensierati su un campo di fiori, al patire la fame, fino a farli arrivare a quell’ultima volta in cui sono stati bambini. I protagonisti non immaginano infatti che il campo di lavoro sia lontanissimo da Roma, né che Riccardo e gli altri deportati non faranno mai ritorno.

Il romanzo, richiamando alla memoria momenti della nostra storia di cui, molti di noi, hanno solo letto o sentito raccontare, diverte e commuove allo stesso tempo e ci porta a vivere in prima persona quei momenti, quelli spensierati e quelli drammatici spingendoci, con lo sguardo illuminato dalla speranza, a unirci a Cosimo, Vanda ed Italo e correre con loro. Inizio modulo

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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