La parola al Teatro #90. Il grande vuoto di Fabiana Iacozzilli. Frammenti di vite che si esauriscono

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Ha debuttato al Teatro Vascello, per il RomaEuropa Festival, Il grande vuoto, ultimo lavoro della regista Fabiana Iacozzilli, prodotto da Cranpi con La Fabbrica dell’Attore, La Corte ospitale e RomaEuropa Festival con il sostegno del Ministero della Cultura, nell’ambito di una personale dedicata all’artista e alla sua Trilogia del Vento, inaugurata con La Classe e proseguita con Una cosa enorme.

Nato dalla collaborazione artistica tra la regista e la drammaturga Linda Dalisi, inter­pre­ta­to dai per­for­mer Er­man­no De Bia­giFran­ce­sca Far­co­me­ni, Pie­ro Lanzel­lot­ti, Giu­si Mer­li e con Mona Abo­khat­wa, Il grande vuoto, diviso in quattro parti, traccia l’intensa vicenda affettiva tra una madre, i suoi figli e un padre morente, scrutando gli ultimi passi di un cammino familiare prima della dissoluzione e concede alla tragedia, forse ancor più cupa di quella di Re Lear di Shakespeare, il ruolo di trasmutare il dolore attraverso l’arte teatrale.

L’opera si distingue per la sua poesia e forza teatrale, evidenziando un’originale e commovente trama intorno al personaggio principale, un’anziana donna, ex attrice di talento, affetta da Alzheimer.

“Portami la mia matrioska, quella dorata. È bella, vero? L’ho comprata a San Pietroburgo, quando la mia compagnia venne invitata dal grande teatro della città per mettere in scena il mio cavallo di battaglia, Re Lear, insieme a Ciro Immobile”. 

immagine Il grande vuoto, ultimo lavoro della regista Fabiana Iacozzilli,
ph. Francesco Bondi

Nella tela della nostra esistenza, persistono solo frammenti di vite che si esauriscono, lasciando dietro sé abiti, trofei, cartoline, calamite e fotografie pronte per essere collocate in scatole e portate via per sempre.

Il grande vuoto ci parla apparentemente di Alzheimer, ma in modo poeticamente denso ci racconta della vita, del suo trascorrere, dell’importanza delle cose e degli affetti e di come – attraverso la potenza del teatro – quella vita ci può essere regalata anche nelle sue sfumature più dolorose.

Gli ambienti, in cui sono rappresentate le quattro parti di cui è composto lo spettacolo, sono montati a vista dagli stessi attori, dando continuità e forma alla scena susseguente. In alto delle severe videocamere ci accompagnano nella vita quotidiana, diventata “inutile”, dell’anziana, ormai senza memoria.

Una vita inutile che improvvisamente prenderà però una forma potente e visionaria nell’ultima straordinaria parte dello spettacolo, quando – solo per lei – tutti i componenti della famiglia allestiranno, con tanto di effetto bufera, il suo spettacolo della vita, ogni volta sospinto avanti dalla memoria: il Re Lear di Shakespeare.

Le musiche originali portano la firma di Tommy Grieco, l’audio è a cura di Hubert Westkemper, le scenografie sono di Paola Villani e la regia video è affidata a Lorenzo Letizia.

immagine per Il grande vuoto
ph Francesco Bondi
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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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