Letteratura Inaspettata #61. Il pane perduto di Edith Bruck, il trauma incalcolabile dell’olocausto

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Il pane che mia mamma preparò dopo la Pasqua ebraica. La nostra vicina ci aveva regalato della farina preziosissima e la mamma impastò cinque pagnotte. Dopo poche ore, i gendarmi tedeschi ci portarono via e il pane rimase a casa. Mia madre, forse, anche per non pensare ad altro, per tutto il viaggio che ci portò poi ad Auschwitz pianse per quel pane perduto, per quelle cinque pagnotte già lievitate. (Edith Bruck)

Il pane da sempre alimento di festa, di casa, di famiglia, di unione, se perduto crea smarrimento, tristezza, dolore. Ecco cosa vuole raccontare Edith Bruck, con questa storia vera: vuole raccontare, a 89 anni, la sua storia. Ancora. Una storia fatta di dolore, di orrore, di perdite, di allontanamenti, di ingiustizia, di viaggi, di ricostruzione, di pazienza e audacia nei confronti della Storia.

Candidato nella dozzina Strega 2021, Il pane perduto, edito da La Nave di Teseo, con pennellate rapide e laceranti ricostruisce l’infanzia della scrittrice in un piccolo villaggio dell’Ungheria, la deportazione, la vita nei campi di lavoro, le umiliazioni e privazioni e il trauma incalcolabile dell’Olocausto.

“Mi hanno separata dalla mamma, la mamma, la mamma” ripetevo mentre venni spogliata, e cadevano le mie trecce con i fiocchi e venivo rasata, disinfettata, rivestita con una lunga palandrana grigia, zoccoli di legno ai piedi e sul collo appeso un numero: 11152, da allora il mio nome”.

immagine per Il pane perdutoCon un linguaggio asciutto e viscerale narra i suoi mesi da deportata come una parte significativa della sua esistenza, concentrandosi sulle conseguenze a lungo termine di quello sradicamento che ha tentato di colmare nel ritorno alla Terra Promessa in Israele, nella ricerca di origini mitiche che a nulla hanno portato se non il sentire ancor più acutamente la distanza fra le aspettative e la realtà.

La diaspora ebraica è disseminata per il mondo, e in questi continui viaggi della speranza che il popolo ebraico intraprende per assicurarsi la sopravvivenza, nell’impossibilità di comunicare il profondo shock dei sopravvissuti alla Shoah, nella volontà di testimoniare nel presente quell’incubo senza venire ridotti al proprio trauma, Bruck sembra affidare il compito di trovare quel linguaggio, quelle parole, quella capacità di raccontare di cui il nostro tempo ha disperatamente bisogno.

C’è anche molta poesia ne Il pane perduto, un lirismo che traspare dalla scelta di molti termini e dall’accostamento sinuoso di certe sonorità.

Il culmine, probabilmente, è quella “Lettera a Dio” che chiude l’opera: “Scrivo a Te, che non leggerai mai i miei scarabocchi, non risponderai mai alle mie domande, ai miei pensieri di una vita. Pensieri elementari, piccoli, quelli della bambina che è in me, non sono cresciuti con me e non sono invecchiati con me e neppure cambiati molto. Forse mi urge mettere sulle pagine ciò che ho accumulato nella mente perché il destino mi sta privando della vista”.

A Dio la Bruck rimprovera silenzi troppo lunghi e domande rimaste sempre senza risposta. Ma soprattutto, l’autrice rivolge a un Dio, che ha trovato spesso distante e indifferente, una sentita preghiera personale: “Ti prego, per la prima volta ti chiedo qualcosa: la memoria, che è il mio pane quotidiano, per me infedele fedele, non lasciarmi nel buio, ho ancora da illuminare qualche coscienza giovane…”.

Il pane perduto è un romanzo breve ma intensissimo, che sa colpire al cuore il lettore. Un libro che va letto e tramandato, perché tutte le sofferenze subite non possono e non devono essere mai dimenticate.

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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