La poesia che resiste #6. Ode alla speranza di Pablo Neruda

immagine per Pablo Neruda“La mia poesia non è politica, né amorosa, né metafisica; essa rappresenta una logica fusione di tutti questi temi, queste sollecitazioni, come del resto avviene nella vita”.

Pablo Neruda, nato nella stanca e rigogliosa terra cilena un giorno di luglio del 1904 e vissuto in eterno viaggio ed esilio tra ideali e dolcezza appassita, è stato uno dei più grandi poeti del Novecento. Cantore, ora lucido, ora appannato, delle antiche civiltà; ora pessimista, ermetico, cantore della solitudine, della morte, ora creatore di una nuova poesia epica, fatta di speranze e utopie che scardina il vecchio gioco formale e incarna speranze di riscatto, libertà e giustizia del popolo cileno.

In questo momento così complesso, in cui in tutti noi serpeggia la paura, un messaggio di fiducia e di grande attualità giunge dalla lettura della sua lirica, tratta da Las Odas Elementales un’opera che, seppur velata da un senso di nostalgia e d’esilio, canta la speranza terrestre di noi umani che “vicino al mare speriamo”. Quella speranza che, anche grazie alla funzione salvifica della poesia, non può andare perduta e che il poeta esorta a coltivare, senza arrenderci.

Crepuscolo marino,                                                                                  
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia ,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto

Il poeta cileno canta il miracolo che si compie del nuovo giorno che arriva a resuscitarci, a dispetto dell’infinito duello tra mare e terra sotto “la solitudine del cielo”.

La lotta non ci toglierà la speranza, tutta terrena, di un nuovo giorno che rinnova le nostre vite.

Così come rinnovata è la poesia di Neruda, caratterizzata da una malinconia di fondo per gli anni passati, ma colorata di un riflesso maturo che si pacifica con gli altri uomini e con il paesaggio. È proprio nel paesaggio e nelle tinte vivide con cui lo descrive che il poeta riesce a rendere tutta la sua vibrazione spirituale e carnale: “le onde come uve”, “i battaglioni bianchi della schiuma”, “la terra color arancia” e il mare come “coro di sale sonoro”.

I versi prendono vita e sapore in un’esplosione di passione e concretezza al di fuori dell’ordinario, caratteristiche che vengono trasferite alla stessa terrestre speranza che, come uomini, ci nutre.

+ ARTICOLI

Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.