La parola al Teatro #38. La classe di Fabiana Iacozzilli. Le cose che impariamo da bambini

immagine per La classe di Fabiana Iacozzilli

Cosa rimane dentro di noi delle esperienze e delle cose che impariamo da bambini? Cosa facciamo delle emozioni negative, del male, della paura, delle botte ricevute?
La classe piccolo capolavoro del teatro di figura nato nel 2018, premio Dante Cappelletti, nomination agli UBU dove vince come miglior progetto sonoro (Hubert Westkemper) nel 2019, è un docupuppets per marionette e uomini che indaga la relazione tra l’infanzia e il nostro divenire adulti; una performance basata sulle interviste ai compagni di scuola della regista e drammaturga Fabiana Iacozzilli: i ricordi della rigida educazione dell’Istituto delle Suore della Carità diventano marionette, realizzate da Fiammetta Mandich, abilmente animate dai cinque performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti.

Le registrazioni vocali punteggiano la narrazione documentaria dei fantocci tra rabbia, risate nervose e la sorpresa di chi si trova a dissotterrare un ricordo sepolto più di trent’anni prima.

Il pubblico ascolta il montaggio delle interviste e viene catapultato su uno strano universo quasi onirico, dove un gruppetto di bambini si confronta con la temutissima suor Lidia, creatura informe ammantata di nero, grassa, baffuta e cattiva: qualche alunno è perfino disposto a salvarne l’integrità, qualcun altro no, riportando alla mente gli scherni gratuiti e i ceffoni di quella che fu la loro insegnante.

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La scena è un campo visivo di tenebre, le luci sono di Raffaella Vitiello, in cui l’occhio è guidato dai rumori: i compagni che respirano, le matite che scrivono, i passi che incombono e i gessetti che si consumano.

È inquietante, claustrofobico, e il non vedere rappresentati quegli episodi di violenza vissuti tra i sei e i dieci anni d’età porta a immaginarli, a sentirli propri, rendendoli ancora più spaventosi.

Assurge a icona struggente dell’infanzia sottratta la scena in cui alla lavagna compare la scritta “Ricreazione”: le marionette sono in un qualche cortile, davanti a un pallone. Nessuno osa calciarlo, neppure avvicinarsi.

Fabiana Iacozzilli entra in scena, attraversa lo spazio e cambia il ramo impugnato da uno dei suoi performer. Ora quel ramo ha perso le foglie verdi; alcune, grigie, cadono.

Il mondo continua a girare e le stagioni a cambiare con i bambini incuranti che a loro sia stato tolto il gioco, il sorriso. Vivere, qui, è riuscire a rialzarsi dal banco a fine giornata, sempre che Suor Lidia non ti abbia legato troppo stretto.

Eppure il giudizio rimane sospeso: quel “baffo” di suor Lidia che la Iacozzilli confessa le “sia rimasto incastrato nel cuore”, dopotutto si riallaccia in qualche modo ai fili delle sue bambole, quelle bambole che fin da ragazzina le parlavano e che ora recitano sulla scena, forse proprio grazie alla manesca e puzzolente suora che un giorno la spinse a scrivere la sua prima recita scolastica.

Un progetto che parte da un’esigenza personale, nel tentativo di ricostruire un passato frammentato alla ricerca di un senso. Uno spettacolo unico, emozionante, curatissimo in ogni dettaglio, soprattutto l’audio di Hubert Westkemper che, grazie alla microfonazione degli oggetti di scena, avvolge magicamente lo spettatore staccandolo dalla realtà esterna e lasciandolo navigare nel sogno vivido della regista.

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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