La parola al Teatro #39. L’amore del cuore di Caryl Churchill al Teatro Vascello. L’attesa e l’inquietudine

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L’amore del cuore di Caryl Churchill al Teatro Vascello

“Vola, colomba bianca, vola
Diglielo tu
Che tornerò
Dille che non sarà più sola
E che mai più
La lascerò”

Si torna a teatro e si torna al Vascello per L’amore del cuore di Caryl Churchill, il nuovo spettacolo diretto da Lisa Ferlazzo Natoli, reduce dal premiatissimo ‘When the rain stops falling‘ dell’australiano Andrew Bovell, una produzione del Teatro Vascello, La Fabrica dell’Attore e lacasadargilla, interpretato da Tania Garribba, Fortunato Leccese, Alice Palazzi, Francesco Villano e con Angelica Azzellini.

L’argomento, la storia sono in qualche modo secondari – spiega la regista – perché l’intenzione principale di Churchill è di distruggere il testo stesso, usandolo per smontare i meccanismi del teatro, della realtà e delle relazioni che all’interno di questa realtà si costruiscono moltiplicando abitudini, rimossi e abissi. Certo c’è un filo narrativo, una piccola storia familiare, punteggiata da fatti e incidenti non esplicitamente legati tra loro, ma percorsi tutti da una stessa preziosa inquietudine”.

Un impianto scenico essenziale con tavolo, tazze e teiera, delle sedie, un appendiabiti con cardigan appesi e cinque microfoni sparsi fa da cornice ai protagonisti: un padre, una madre e una zia che attendono il ritorno della figlia e nipote, Susi, dall’Australia.

A tormentarli e dominarli un’attesa beckettiana che assedia questa famiglia causando una tragedia domestica dove, a turno, ognuno ora è vittima ora carnefice. Cinquantatré battute in totale anche se non sarà facile arrivare alla fine.
Ad ogni passo ci si trova ad un bivio.

Può capitare allora di partire per la strada sbagliata, quella che va diritta  in un vicolo cieco. A volte invece sono eventi imprevisti che trascinano altrove e così i personaggi e gli attori sono costretti a ritornare indietro, a cercare il filo del discorso che come il filo d’Arianna deve portarli all’evento tanto atteso, al centro del labirinto e del cuore, il ritorno di Susi. Ma se la figlia è tanto desiderata è anche vero che, se torna, non c’è più nulla da desiderare, tutto finisce, non c’è più nulla da recitare.

Strutture e linguaggi teatrali sono al centro della sperimentazione drammaturgica di Churchill che parla di temi come l’amore, la solitudine, l’inganno e il desiderio che catturano l’attenzione del pubblico che resta spaventato, spiazzato e divertito nell’osservare i personaggi alla ricerca ossessiva del giusto equilibrio.

Lo spettacolo – prosegue Lisa Ferlazzo Natoli – accanto e intorno al testo in sé costruisce letteralmente una scatola sonora fatta di un minuzioso uso di microfoni invisibili e una partitura quasi musicale di rumori, pause e iterazioni sonore. Mentre d’improvviso irrompono in scena – come se nulla fosse e senza produrre apparentemente effetti sull’interno familiare – uno struzzo, una torma di bambini, il fragore di mitra che – a quanto il testo indica – uccidono letteralmente tutti. Irruzioni semplicemente “dette” e che semplicemente “accadono”, perché Churchill chiede e chiama la vita “organica” e incontrollabile a fare intrusione nel meccanismo inceppato della realtà”.

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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