Il 25 aprile al tempo del Coronavirus. Liberazione dal virus come dai fascisti

“Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”

sono le parole che Virgilio rivolge a Dante a proposito di Catone, posto a guardia del Purgatorio, benché fosse ateo e morto suicida. Tuttavia il Censore si era tolto la vita per una ragione speciale: aveva preferito uccidersi pur di non rinunciare alla libertà politica abolita da Cesare per chi, come lui, era pompeiano. Per i suoi valori morali, dunque, Catone viene salvato da Dante e ricordato come figura positiva, un simbolo della libertà di parola, di azione e pensiero. La libertà, dunque, vale quanto la vita: è questa la considerazione del grande poeta. La sua perdita è pari, anzi peggiore rispetto alla propria fine. E’ talmente grave da giustificare perfino la scelta della morte in un ateo, privo di prospettive di rinascita.

Così il sommo Dante allora mentre ricorre il 75° anniversario della Resistenza che rappresenta per eccellenza il momento in cui si celebra la memoria della Liberazione del nostro Paese e quest’anno ancor di più, per le condizioni di restrizioni dovute alla pandemia, è l’occasione per riscoprire il valore ed il significato della parola libertà.

Non vedremo piazze, cortei e fiaccolate ma il nostro ricordo dovrà emergere con forza per mantenere viva nella nostra memoria un’epoca di lotte, sacrifici e speranze evocando il valore degli ideali, il sacrificio dei nostri partigiani e mantenere un legame tra passato, presente e futuro: il movimento di popolo, la capacità di mobilitazione di donne e uomini, il sentimento che si diffonde fra le città e che organizza le brigate partigiane sulle montagne.

Il 25 aprile 1945 è una giornata storica per la conquista delle nostre libertà individuali e collettive ottenute da pochi ma per tutti. È da quella data infatti, dalla lotta spontanea dei nostri partigiani durante la Liberazione che è nato il concetto di democrazia, libertà, con la nascita della Repubblica e della nostra Costituzione, pilastri della società civile e democratica in cui oggi tutti noi viviamo.

La ricorrenza di quest’anno assume anche il significato di festa della “liberazione” da un nemico diverso, anche se altrettanto insidioso e mortale di quello di settantacinque anni fa: il Coronavirus, ribattezzato Covid19 dagli scienziati.

Una festa della speranza e della ricostruzione: la libertà perduta ci sta facendo riscoprire i valori di autonomia, indipendenza e autodeterminazione ai quali tutti eravamo abituati e oggi facciamo fatica a rinunciare. In un momento in cui siamo costretti all’isolamento per combattere questo nemico invisibile e la distanza sociale ci rende più soli, possiamo e dobbiamo stringerci e sostenerci, riconoscerci gli uni negli altri, tornare a guardare al futuro con coraggio e ricordarci che, superato questo complesso momento, saremo tutti chiamati a ricostruire un mondo più giusto, più equo, più sostenibile perché davanti alla recrudescenza del virus abbiamo compreso meglio di non essere onnipotenti di fronte ad una natura che può riprendersi in qualsiasi momento il sopravvento sopra l’umanità.

Viva il 25 Aprile, Viva la Resistenza

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Si laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo impresa e marketing nel novembre del 1998 presso l'Università La Sapienza di Roma; matura circa dodici anni di esperienza presso agenzie internazionali di advertising del Gruppo WPP - Young&Rubicam, Bates Italia, J.Walter Thompson - nel ruolo di Account dove gestisce campagne pubblicitarie per conto di clienti tra cui Pfizer, Johnson&Johnson, Europcar, Alitalia, Rai, Amnesty International e Ail. Dal 2010 è dipendente di Roma Capitale e attualmente presta servizio presso l'Ufficio di di Presidenza del Municipio Roma XIV dove si occupa di comunicazione istituzionale, attività redazionale sui canali social del Municipio e piani di comunicazione. Ama viaggiare e leggere.

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